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Nuovi incendi al CPR di Torino

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Il Cpr di Corso Brunelleschi brucia ancora. La scorsa notte, i reclusi hanno appiccato una serie di incendi che hanno compromesso forse in maniera permanente le aree bianca, verde e rossa della struttura. A fine novembre lo stesso trattamento veniva riservato all’area gialla e viola, tutt’ora inagibili.

La rabbia di chi è rinchiuso dentro il centro cerca di disintegrarne le pareti carbonizzandole. È la forma di resistenza e ribellione più diffusa, oltre all’autolesionismo, ai tentativi di fuga e di rivolta che vengono intrapresi continuativamente entro le mura. Al di fuori non si genera alcun eco, se non talvolta attraverso l’interesse e la solidarietà di gruppi di attivisti e militanti che da anni organizzano iniziative, cercando di entrare in contatto con i reclusi, rompendo la solitudine a cui questi sono costretti e manifestando indignazione per un sistema politico che fonda sul documento l’idoneità alla libertà e all’autodeterminazione.

Ora il Cpr di Torino risulta quasi totalmente inagibile. Suona come una promessa per l’anno nuovo alle aziende private che investono nella gestione dei centri (nello specifico del caso torinese la GEPSA), puntando al risparmio e permettendo condizioni di vita scandalose. L’eliminazione fisica dei siti di internamento è l’espressione politica di un dissenso, diretta contro uno Stato che ha promesso di aprire queste strutture in ogni regione, facendone un sistema di detenzione capillare (Minniti-Orlando, L.46/2017).

Che ciò che rifiuta di farsi contenere non possa che prender fuoco resta il punto oscuro all’istituzione, la quale nella risposta rimane coerente con se stessa: incremento della videosorveglianza, punizioni durissime, spostamenti in massa dei reclusi in altri siti, rimpatri immediati. Su scala nazionale, attraverso sostanziosi bandi per la gestione istanziati dalle Prefetture si incentiva la moltiplicazione delle strutture. L’ultima ha aperto a Gradisca d’Isonzo il 17 dicembre. L’assemblea No Cpr e no frontiere di area friulana hanno lanciato una manifestazione sotto le sue mura l’11 gennaio.

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