InfoAut
Immagine di copertina per il post

Roghi tunisini

Tunisi – La Tunisia brucia ancora. Martedì tre uomini si sono immolati, dandosi fuoco, mentre attendevano di essere ascoltati dalla forze dell’ordine davanti alla sede della polizia di Houmet Essouk a Djerba nel sud della Tunisia. Cercavano di imbarcarsi insieme ad altri tunisini, quando sono stati bloccati da una pattuglia mobile che dopo aver intercettato l’imbarcazione carica dimigranti ha poi proceduto all’arresto di tutti i passeggeri trovati a bordo. Una volta arrivati nei pressi del posto di polizia, i tre tunisini sarebbero riusciti a sfuggire alla vigilanza per poi darsi fuoco poco lontano. Trasportati d’urgenza all’ospedale locale, sono stati in seguito trasferiti all’ospedale di Sfax dove sono ancora sotto stretta osservazione medica.

In Tunisia succede così: ad ogni sparata di Maroni c’è da aspettarsi una tragedia. «La Tunisia aveva promesso di agire immediatamente per bloccare il flusso migratorio. Senza un segnale concreto delle autorità tunisine, procederemo ai rimpatri forzati», così il ministro Maroni tornava il 28 marzo ad attaccare e a premere sulle autorità tunisine dopo l’incontro di venerdì scorso, a cui aveva partecipato, insieme al ministro degli interni italiano, anche Frattini.

In quell’occasione il titolare della Farnesina aveva annunciato lo stanziamento di 80milioni di euro in equipaggiamenti e formazione per la guardia costiera tunisina affermando che i contatti con imembri del governo provvisorio avevano portato «ad un accordo su una migliore gestione dei flussi migratori nel rispetto della dignità umana».

Eppure a seguito dell’incontro di venerdì le autorità tunisine sono rimaste in silenzio, lasciandosi sfuggire, secondo alcune fonti, un «è pazzo» a commento del rimpatrio forzato minacciato giorni fa da Maroni. Sono proprio le minacce bellicose, se non gli insulti, della Lega Nord e del ministro degli interni italiano, considerato un po’ da tutti il «le Pen di Roma», il «racist», ad attirare di più l’attenzione e a far parlare in questi giorni dell’Italia. Le dichiarazioni del ministro leghista vengono riportate ovunque: dalla televisione, alla radio, sulle pagine dei quotidiani e nei siti internet, facendo alzare non poco la tensione sulle coste del paesemaghrebino.

Mentre poche settimane fa il ministro evocava «l’esodo biblico» verso le coste italiane, un imbarcazione carica di migranti veniva speronata dalla guardia costiera, provocando il naufragio dei passeggeri. Così martedì, dopo che nel paese si è diffusa la notizia del «rimpatrio forzato», altri tre giovani sono diventati vittime della propaganda e della retorica leghista delministro degli interni.Questa volta tramite l’immolazione, quella pratica estrema e dolorosa di protesta che ha ucciso Mohamed Bouazizi, e tanti altri proletari nord africani, innescando poi la rivolta della dignità e del coraggio. Si sono immolati per protestare contro quella gestione dei flussi migratori «nel rispetto della dignità umana» vantata dal ministro degli esteri italiano. D’altronde nulla più del giudizio sul governo Berlusconi sembra capace di unire in una sola voce la Tunisia, in questi giorni di conflitto sociale e politico e di mobilitazione in vista della costituente di luglio. Piazza e palazzo, disoccupati e autorità sembrano tutti osservare stupefatti e amareggiati il comportamento dell’Italia e dell’Unione Europea. Solo alcuni giorni fa il primo ministro tunisino Beji Caid Essebsi aveva dichiarato, in un’intervista a un settimanale francese, che dopo l’arrivo di almeno 160 mila rifugiati libici «noi non abbiamo gridato all’invasione. Gli abbiamo portato soccorso nei limiti dei nostri mezzi. Gli abitanti delle zone di frontiera li hanno ospitati da loro. E non si è segnalato nessun malcontento locale».

Dalle foto, dai video e dalle cronache pubblicate dai blog del movimento tunisino si vedono le immagini, si ascoltano e leggono le storie della solidarietà di chi, pur possedendo poco, non ci pensa troppo nel dividere quello che ha con chi ne ha bisogno, sia una tazza di latte o una coperta. Ed è questa l’immagine che viene descritta e ripetuta in tutte le occasioni in cui si parla delle ultime notizie da Lampedusa: «noi, usciti da due mesi da una dittatura rapace che ci ha costretto allo stremo, diamo lezioni di umanità e solidarietà ad un paese ricco e potente come l’Italia». Poche parole che divengono il testo di un coro che ripetono tutti se si chiede un commento sull’ultimo servizio televisivo in cui il premier italiano, dopo aver annunciato le deportazioni imminenti, si felicita dell’acquisto di una nuova villa a Lampedusa promettendo che l’isola «sarà svuotata tutta in meno di 48 ore».

Ascoltate da qui, queste dichiarazioni, non sono i soliti spot, ma suonano come annunci di qualche altra tragedia. Ormai infatti oltre agli annegamenti, di immigrazione si muore anche con il fuoco, e l’immolazione dei tre ragazzi di Djerba (su cui sta per essere aperta un’inchiesta ufficiale), non potrebbe che essere solo la prima di una disperata e forte manifestazione di protesta che questa volta riguarda molto da vicino l’Italia e le politiche dell’Unione Europea sull’immigrazione.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

tunisia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dal margine al centro: ripensare il/i Sud tra giustizia sociale e territoriale

Parlare del margine, per Jacques Derrida, significa, in realtà, parlare del centro.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Mimmo Porcaro – L’Italia al fronte. Destre globali e conflitto sociale nell’era Trump

La tendenza alla guerra delle società capitalistiche è diventato un fatto innegabile, lo vediamo sempre più concretamente; ed è una dinamica che arriva a toccarci sempre più direttamente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’autunno braudeliano dell’America

Riprendiamo dal sito Phenomenalword questo interessante contributo sulle antinomie della Trumpeconomics a cura di Di Benjamin Braun (Assistant Professor of Political Economy, LSE), Cédric  Durand (Professor of Political Economy, University of Geneva).  Fazioni del capitale nella seconda amministrazione Trump. Secondo lo storico Fernand  Braudel, il declino egemonico è storicamente accompagnato dalla finanziarizzazione. Di fronte a una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una resa dei conti coloniale: come la guerra di Israele contro l’Iran riapre vecchie ferite

Riprendiamo di seguito questo articolo di Soumaya Ghannoushi, apparso su Effimera. Condividiamo in gran parte quanto scritto nel testo e nell’introduzione di Effimera, ci teniamo a sottolineare per quanto riguarda il nostro punto di vista che sicuramente quello del multipolarismo rappresenta un orizzonte del desiderio tra le masse del sud del mondo (ed anche qui […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

TRUMP II: La guerra commerciale si fa globale. 

Riprendiamo e traduciamo il contribuito che i compagni di Chuang hanno dato al neonato progetto editoriale “Heatwave”.  Buona lettura. In questo primo contributo al nuovo progetto Heatwave, rispondiamo alle domande di questo collettivo sull’impatto globale delle ultime ondate di dazi americani. La panoramica completa di questa inchiesta può essere letta sul loro sito web, insieme […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global March to Gaza: migliaia di persone in marcia nel Convoglio Sumud dalla Tunisia e da molti altri Paesi del mondo

Di seguito il comunicato della Global March to Gaza che vede l’adesione e il ricongiungimento anche con il Convoglio Sumud partito dalla Tunisia lunedì 9 giugno e alcuni aggiornamenti e corrispondenze dalle carovane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: la repressione si abbatte sul dissenso al governo

In Tunisia si stringono le maglie della repressione contro il dissenso interno. A termine di un’interrogatorio durato tutta la notte, all’alba di giovedì 20 aprile è stato convalidato l’arresto del leader storico del partito islamico tunisino Ennahdha, Rached Ghannouchi e all’opposizione del governo di Saied.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: proseguono le proteste contro le politiche del presidente e per avere verità per i morti di Zarzis

Nel mirino in particolare l’accordo con l’Fmi, che prevede fondi per tagliare il debito statale a fronte degli ennesimi sacrifici per le classi più popolari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra in Ucraina, crisi alimentare in Libano e Tunisia

Diversi paesi del Nordafrica importano materie prime, in particolar modo cereali, dall’Ucraina. Una situazione dovuta, in parte, alla scelta di puntare sulle monoculture, a scopo di esportazioni. La guerra in Ucraina, quindi, ha determinato una crisi alimentare in questa regione, l’aumento dei prezzi di beni di prima necessità che ha ulteriormente acuito le differenze sociali. […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia: rimpasto istituzionale o colpo di Stato?

di Karim Metref da La Bottega del Barbieri La Tunisia, il più piccolo Paese del Nord Africa, attraversa un momento cruciale. La pandemia sta compiendo una vera e propria strage. La povertà spinge migliaia di giovani a tentare la fuga tramite le micidiali rotte del Mediterraneo centrale. Ci sono proteste e violenze per le strade. La […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

TUNISIA. PARLAMENTO DIMISSIONATO DAL PRESIDENTE SAIED. ESERCITO NELLE STRADE

Momenti di tensione stamani davanti all’ingresso del Parlamento, la cui sicurezza è affidata da questa notte all’esercito dopo che il presidente tunisino Kais Saied ha dimissionato il governo sospendendo il parlamento per 30 giorni, revocare l’immunità ai deputati e licenziare il premier Hichem Mechichi. Si sono formati due gruppi contrapposti, da un lato i sostenitori […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Da Gibuti alla Tunisia. Basi ed esercitazioni di guerra

Gibuti, un’enclave desertica tra Eritrea, Etiopia e Somalia, 23.000 Kmq di superficie e 900mila abitanti ma con una posizione geostrategica tra le più importanti al mondo, proprio di fronte lo Stretto Bab El Mandeb che separa il Mar Rosso dal Golfo di Aden, principale rotta commerciale marittima e petrolifera tra l’Asia e l’Europa. È in […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

8 MARZO. In Tunisia il femminismo di Stato ha fallito, le donne vogliono di più

Femministe in prima fila nelle manifestazioni: chiedono giustizia sociale, lotta alla corruzione, l’applicazione delle riforme rimaste sulla carta. E avanza #EnaZeda, il #Metoo tunisino, “che ha rotto un tabù importante”, ci spiega la docente Renata Pepicelli di Melissa Aglietti Roma, 8 marzo 2021, Nena News – Le donne tunisine tornano in piazza, affamate di diritti e di libertà. […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Che significa Rivoluzione? Ritorno al gennaio tunisino

Dicembre e gennaio sono storicamente mesi di mobilitazioni in Tunisia. Ricordiamo le proteste del dicembre 1983, nate nel sud del Paese e poi diffusasi nelle regioni del nord e centro-ovest, che si ribellarono all’aumento del prezzo del pane e in poche settimane forzarono Bourguiba1 al ripristino dei prezzi iniziali. E ancora, il gennaio 2008 che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Tunisia resiste.

Le rivolte continuano: 600 arresti in tutto il paese, manifestazioni contro il governo e la richiesta di rilascio degli arrestati attaccati dalla polizia nella capitale e nella città di Sousse.  Nella notte tra il 17 e il 18 gennaio i disordini continuano e si moltiplicano in tutto il paese, dal nord (Bizerte, Tunisi, Sousse) all’ovest […]