InfoAut
Immagine di copertina per il post

La Tunisia resiste.

||||

Le rivolte continuano: 600 arresti in tutto il paese, manifestazioni contro il governo e la richiesta di rilascio degli arrestati attaccati dalla polizia nella capitale e nella città di Sousse. 

Nella notte tra il 17 e il 18 gennaio i disordini continuano e si moltiplicano in tutto il paese, dal nord (Bizerte, Tunisi, Sousse) all’ovest e al centro (Kef, Siliana, Sbeitla, Gafsa e Sfax). Quando inizia il coprifuoco migliaia di persone, soprattutto giovani, escono per le strade organizzando blocchi incendiando copertoni e attaccando la polizia e i grandi magazzini. Soprattutto nel quartiere proletario di Ettadhamen nella capitale, gli scontri sono stati molto intensi la scorsa notte, dove i giovani proletari hanno attaccato la polizia con fuochi d’artificio e pietre e la polizia ha usato pesanti camion blindati.

Nel decimo anniversario della rivolta popolare contro il regime di Ben Ali, le nuove generazioni soffrono ancora di disoccupazione e di cattive condizioni di vita che spingono un gran numero di loro a lasciare il paese alla ricerca di una vita migliore in Europa. Nei giorni scorsi i media e i politici hanno etichettato i giovani arrabbiati come “vandali” e “criminali”, parlando di una mano oscura dietro queste rivolte. Sono solo stupidi tentativi di criminalizzare e confondere la gente che dopo la pandemia vede peggiorare le proprie condizioni di vita e, dopo che il governo ha deciso per decreto un blocco totale di 4 giorni a partire dal 14 gennaio (l’anniversario della fuga di Ben Ali) non è riuscita a fermare la rabbia. Inoltre, l’aggressione contro un giovane pastore di Siliana e la distruzione di un piccolo chiosco di proprietà di una giovane donna disabile nella città di Gafsa, nella miniera di fosfati da parte della polizia, hanno aumentato le proteste alimentando la rabbia e la solidarietà di altri settori della società e di organizzazioni come UGET (Unione Generale Studenti Tunisini) che ha rilasciato una dichiarazione di pieno sostegno alle rivolte notturne e ha chiesto ai suoi quadri di unirsi alla protesta per far apparire il governo e i reazionari in parlamento. A Siliana come in altre città la repressione è stata dura. A Jelma (regione di Sidi Bouzid) la gente ha lottato con la polizia proponendo anche due problemi specifici: la frequente mancanza d’acqua nelle case della città e l’estremo ritardo nel portare a termine i lavori per l’ospedale locale.

Il regime ha allargato la repressione politica anche agli attivisti politici rivoluzionari e alle persone in generale che sostengono le proteste tramite siti web, blog e social media come Houssem el Yousfy e Ahmed Graham, arrestati ieri a Ben Arous (Regione della Grande Tunisi). Quest’ultimo è stato messo oggi nel carcere di Mornaguia ed è stata fissata un’udienza in tribunale per la prossima settimana.

La 18esima manifestazione mattutina è stata organizzata a Tunisi e a Sousse contro il governo Mechichi e per chiedere il rilascio delle 600 persone e dei militanti politici arrestati fino ad oggi. Sono stati urlati slogan come “Nessuna paura, le strade ci appartengono”, “Libertà per gli arrestati”, “Ghannouchi (capo del partito dei Fratelli musulmani di Ennahdha e capo del Parlamento) serial killer”, “Mechichi/Ghannouchi traditore veniamo a cercarti alla luce del giorno”, “Attaccano il nostro popolo e ci hanno rubato il nostro Paese”. Le manifestazioni di Tunisi e Sousse sono state entrambe attaccate dalla polizia, soprattutto a Tunisi, la polizia ha cercato di fermare i manifestanti quando hanno raggiunto il viale centrale Bourguiba, dopo un piccolo scontro, la manifestazione è entrata nel viale e si è diretta verso la Medina araba (città vecchia) ma nel frattempo alcuni manifestanti sono stati arrestati, tra cui l’attivista politico Hamza Nasri : portato in una stazione di polizia all’inizio, ma in seguito è stato spostato in un luogo sconosciuto. Ad ora i manifestanti si sono presentati con un avvocato fuori dalla stazione di polizia per chiedere notizie del compagno.

Gli attivisti politici e il movimento rivoluzionario tunisino, attraversato soprattutto da giovani proletari, non temono questa nuova ondata di repressione politica e nei prossimi giorni lanceranno nuove lotte in quanto 10 anni fa Ben Ali è caduto, ma la polizia e il vecchio regime statale non se ne sono mai andati.

La notte del 16 gennaio a Tunisi, Siliana, Kasserine, le Kef, Kairouan, Cité Ettadhamen, Hammam Lif, Menzel Bourguiba, Hammamet, Tebourba, Sidi Hassine, Bizerte, Cité Al Intilaka, Cité Ezzouhour giovani e proletari hanno ricordato nel solo modo possibile l’Intifada 2010/2011. Gli intellettuali “di sinistra” nazionali e le ong occidentali invece non li sostengono.. sono più impegnati nei webinar e a scrivere articoli per l’anniversario della caduta di Ben Ali.

Da: https://tunisieresistant.wordpress.com

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

2011ben alipoliziarivoluzionescontritunisia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: Barnier come primo ministro, il figlio del RN e del macronismo

Macron voleva concludere il suo mandato governando con l’estrema destra. È con questo obiettivo che ha inaspettatamente lanciato uno scioglimento d’emergenza prima dell’estate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: “Aysenur, attivista ISM, è stata uccisa a sangue freddo”

Le Nazioni Unite hanno chiesto “un’inchiesta approfondita” sull’uccisione per mano israeliana di Aysenur Ezgi Eygi, 26enne attivista statunitense dell’International Solidarity Movement

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hezbollah lancia la “prima fase” di attacchi di rappresaglia contro Israele dopo l’assassinio del comandante Shukr

Il gruppo libanese Hezbollah ha annunciato domenica di aver lanciato centinaia di razzi e droni in profondità in Israele come parte della “prima fase” della sua risposta all’assassinio del suo comandante senior Fouad Shukr da parte di Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Spettri di Working Class, il classico strumento repubblicano per vincere le presidenziali

Paul Samuelson, per quanto sia stato un genio della astrazione economica e della regolazione dei mercati, ci ha lasciato modelli matematici di efficienza delle transazioni di borsa che, nella realtà, si sono paradossalmente rivelati soprattutto strumenti ideologici. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Irlanda: intervista a Danny Morrison, segretario del Bobby Sands Trust

Radio Onda d’Urto intervista Danny Morrison, 71 anni, nato e cresciuto a Belfast, figura storica del movimento repubblicano irlandese e protagonista di diverse fasi cruciali della storia dei Troubles.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le armi uccidono anche se non sparano

Le guerre ci hanno catapultato nel vortice di una furiosa corsa al riarmo globale, come non accadeva da prima dell’89 del ‘900.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cronaca da Beirut: “Magari una guerra potrebbe ridurre la pressione su Gaza”

Durante la scorsa settimana, i jet israeliani hanno sorvolato il Libano a bassa quota, un costante promemoria della minaccia di guerra imminente. “Se vogliono fare guerra contro di noi, così sia. Forse potrebbe ridurre la pressione su Gaza,” dice mia madre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bangladesh: il riscatto di una generazione

Ripubblichiamo il contributo del Collettivo Universitario Autonomo – Torino in merito alle rivolte in Bangladesh. Un punto di vista e una riflessione sulla componente giovanile e il carattere studentesco delle mobilitazioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Governo blindato, piazze aperte

Il Dl infrastrutture è stato approvato in tempi rapidissimi da un parlamento silente e complice, a colpi di fiducia. Il commissario straordinario Sessa ha quindi l’ok definitivo da Camera e Senato per aprire la “contabilità speciale”: 20 milioni di euro per il 2024, sui 520 complessivi, con un cronoprogramma di 10 anni di lavori.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fdi vuole approvare subito il nuovo ddl sicurezza

La norma-spot congelata da mesi. Fratelli d’Italia lo vuole per le europee. Le Camere penali: «Incostituzionale». Il Gip di Napoli contro il reato di rivolta in carcere

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La polizia odia i/le giovani

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un inasprimento della violenza poliziesca e delle intimidazioni nei loro confronti.

Immagine di copertina per il post
Culture

Quando il polemos si fa prassi

Majakovsky aveva paura che «una corona» avrebbe potuto «nascondere la sua fronte così umana e geniale e così vera» e «che processioni e mausolei» avrebbero offuscato la «semplicità di Lenin».

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Cosa vuol dire un’università libera?

In TV e sui giornali si è scatenata la canea mediatica nei confronti degli studenti e delle studentesse universitarie che richiedono la fine degli accordi di ricerca militari o di dual use con le università israeliane.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

USA: La polizia uccide un 26enne afroamericano con 96 colpi in 42 secondi

Video mostra agenti della polizia a Chicago che sparano 96 colpi in 41 secondi durante un fermo

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il colore dei manganelli

Quei fatti si inseriscono in un contesto nel quale la repressione – nelle piazze, nei tribunali, nelle carceri, nei centri di detenzione per migranti – è diventata strumento ordinario di governo

Immagine di copertina per il post
Formazione

Genova: protestano studenti e studentesse dell’istituto Pertini-Diaz: “Non vogliamo poliziotti a far lezione qui” 

“Fuori la polizia dalla Diaz”, questo lo striscione comparso martedì mattina, e subito rimosso, sui cancelli dell’istituto Pertini – Diaz a Genova, la scuola dove nel 2001 avvennero i pestaggi polizieschi contro i manifestanti del G8.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Balzerani, Di Cesare e la polizia del pensiero

Nel suo breve messaggio la professoressa Di Cesare aveva scritto: «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna».

Immagine di copertina per il post
Formazione

Grecia: passa la legge sulla creazione di università private. Scontri fuori dal Parlamento

In Grecia è passata in Parlamento la contestatissima legge che equipara le università private con quelle pubbliche nel paese.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Monza: “Dita spezzate e calci a terra”, violento sgombero poliziesco del presidio SI Cobas 

“Nuova escalation di violenza di Stato contro il sindacato SI Cobas: brutale aggressione contro i lavoratori e il coordinatore di Milano Papis Ndiaye“