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Global March to Gaza: migliaia di persone in marcia nel Convoglio Sumud dalla Tunisia e da molti altri Paesi del mondo

Di seguito il comunicato della Global March to Gaza che vede l’adesione di 54 delegazioni da molti Paesi e prevede il ricongiungimento anche con il Convoglio Sumud partito dalla Tunisia lunedì 9 giugno con alcuni aggiornamenti e corrispondenze dalle carovane.

Ci stiamo iniziando a muovere come convoglio globale per raggiungere Rafah il 15 giugno.

Da oltre cinquanta paesi in tutto il mondo, siamo 54 delegazioni ma in molti si uniscono anche da luoghi dove non abbiamo delegazione, i marciatori stanno per incontrarsi al Cairo per fare parte di un’azione pacifica corale, forte, coraggiosa e solidale. Un movimento nato dal basso, una risposta della società civile al silenzio assenso dei governi, compreso quello italiano.

Siamo circa in 200 dall’Italia e centinaia da altri paesi, soprattutto dall’Africa dove questa iniziativa di pace è stata ben accolta dalle popolazioni del nord che si uniranno in carovane di autobus e auto che sono in partenza proprio in queste ore. Migliaia di persone tutte con un solo obiettivo: fermare il genocidio del popolo palestinese.

Con noi la Freedom Flotilla, che è stata illegalmente fermata in acque internazionali dall’esercito israeliano, e che è stata sequestrata. Un’azione piratesca che condanniamo, fatta ai danni di solidali con la causa palestinese. Ricordiamo che la Madleen trasportava forniture mediche, latte in polvere per neonati, riso e kit di emergenza destinati a una popolazione civile sottoposta a un blocco illegale. Noi percorriamo il cammino che la Flotilla ha aperto per noi.

Foto dal Convoglio Sumud verso Misrata

Riprendiamo da Radio Blackout:

Rompere l’assedio via terra, in totale continuità con l’iniziativa della Freedom Flottilla, per raggiungere il valico di Rafah e fare pressione affinché l’esercito israeliano faccia passare gli aiuti umanitari già presenti a Rafah per la popolazione di Gaza è l’obiettivo del convoglio partito da Tunisi e organizzato dal Coordination of Joint Action for Palestine, Coordinamento per l’Azione Comune per la Palestina. Un coordinamento popolare che coinvolge soprattutto giovani e che ha preso la via lunedì 9 giugno organizzando un convoglio di migliaia di persone che ha già attraversato diverse città, tutte hanno mostrato la loro calorosa accoglienza durante il percorso durante il quale si sono aggregate persone anche da Algeria, Mauritania, Marocco.

Il convoglio, molto popolare e partecipato da giovani, ma anche famiglie e bambini, ha attraversato la frontiera con Libia, ed è oggi in rotta verso Misrata, per poi arrivare in Egitto. Qui è previsto l’incontro per domenica 15 con le diverse carovane che hanno aderito da 52 paesi in tutto il mondo alla Global March to Gaza. Anche dall’Italia è partita una delegazione di 200 persone, di cui giunge notizia dei fermi in aeroporto al Cairo di questa mattina e dell’intenzione dell’Egitto di deportarle nei paesi di provenienza impedendo così la riuscita dell’iniziativa. Dagli organizzatori del convoglio Sumud viene ribadito che nonostante la narrazione del governo egiziano l’obiettivo della marcia non sia attaccare il regime ma di arrivare a Rafah e fare pressione per fare passare gli aiuti umanitari, occorrerà mantenere alta l’attenzione nei prossimi giorni in quanto ancora l’Egitto non ha dato risposte sull’autorizzazione o meno rispetto al loro passaggio.

Oltrepassato il confine con la Libia

Ne abbiamo parlato con Marwa Neji militante nel Patriotic Democratic Socialist Party (PPDS) tunisino che ha partecipato al convoglio Sumud partito dalla Tunisia

Qui è possibile seguire l’itinerario del percorso https://al-soumoud-convoy.com/

QUI per seguire la pagina del Coordination of Joint Action for Palestine Tunisie

Riprendiamo la notizia e la corrispondenza di Radio Onda d’Urto sui fermi di questa mattina al Cairo, anche due giovani italiani che avevano dato vita all’occupazione per la Palestina in piazza Castello a Torino sono stati fermati al Cairo

Dura repressione delle autorità egiziane contro centinaia di attivisti e attiviste arrivati da tutto il mondo presso l’aeroporto internazionale del Cairo per partecipare alla Global March to Gaza.

Convogli di civili e migliaia di persone da tutto il mondo (7mila secondo le ultime stime dell’organizzazione)stanno raggiungendo l’Egitto per marciare insieme verso il valico di Rafah, confine con la Striscia di Gaza, per rompere via terra l’assedio imposto da Israele e portare aiuti umanitari alla popolazione civile ridotta alla fame dalle forze di occupazione israeliane.

Presso l’aeroporto internazionale del Cairo, a partire dalla serata di ieri, chiunque arrivasse da scali internazionali – in particolare da Italia ed Europa – è stato fermato, interrogato e in diversi casi rimpatriato.

Sono ancora in corso interrogatori e fermi: nonostante gli organizzatori fossero in contatto con la diplomazia egiziana, il Cairo ha mobilitato esercito e polizia per bloccare attivisti e attiviste. A molti di loro sono stati sequestrati passaporti e telefoni e si trovano da ore bloccati all’aeroporto. Diverse persone sono già state rimpatriate in Italia. Altre sono state deportate in Turchia e poi rimpatriate.

Ore 11.30 – L’aggiornamento con Antonietta Chiodo, portavoce italiana della Global March to Gaza, e Michele Borgia, del gruppo comunicazione della Freedom Flotilla. 

Ore 9.30 – Il collegamento con Antonietta Chiodo, portavoce italiana della Global March to Gaza

Da Radio Blackout un aggiornamento sulla situazione degli attivisti e attiviste a seguito dell’assalto da parte dell’esercito israeliano alla nave umanitaria:

Dall’ufficio stampa della Freedom Flottilla:

L’aggiornamento diramato dall’ufficio stampa della Freedom Flottila di Adalah sull’udienza del Tribunale di Detenzione per i volontari della Madleen del 10 giugno riportava che “otto dei dodici volontari internazionali della Madleen sono comparsi oggi davanti al Tribunale di Revisione della Detenzione israeliano presso il centro di detenzione di Ramleh. Altri quattro sono già stati deportati. Israele sta trattando tutti e 12 i volontari come se fossero “entrati illegalmente” nello stato coloniale, nonostante li abbia rapiti da acque internazionali e trasferiti forzatamente in territorio israeliano. A ciascuno è stato inoltre imposto un divieto d’ingresso di 100 anni.”

A seguito dello sciopero della fame portato avanti da Thiago Avila, attivista brasiliano, e dell’europarlamentare di La France Insoumise – The Left, Rima Hassan, sono stati condotti in isolamento.

Soltanto nella serata di ieri i giudici del tribunale israeliano non hanno avallato la richiesta del PM di infliggere 30 giorni di carcere a chi non aveva controfirmato l’ordine di deportazione, disponendo così la deportazione forzata – tra giovedi 12 giugno e venerdi 13 giugno – di tutti i rapiti sulla Madleen.

E’ notizia di poche ore fa che Rima Hassan è stata liberata e viene attesa da un presidio di solidarietà e in sostegno al popolo palestinese questa sera in Place de la République a Parigi.

Ne abbiamo parlato con Simone Zambrin volontario e attivista della Freedom Flottila

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