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Il Terremoto e le morti sul lavoro

Quando capitano grossi eventi come quello che ha colpito la nostra terra, la parte più alta della provincia di Modena, quella che noi chiamiamo bassa, non ci dovrebbero essere parole per descrivere la situazione, sopratutto quando tocchi con mano la reale situazione di quelle terre o senti i racconti di amici e compagni che quelle terre le vivono tutti i giorni.

Ma quello che sta emergendo leggendo i quotidiani locali e i media nazionali, salvo rare eccezioni, sono proprio i racconti che questi fanno dell’evento omettendo continuamente tutte quelle parti che possono risultare scomode al potere di questo paese: i morti sul lavoro.

Il terremoto ha nuovamente portato alla luce un nervo scoperto del paese Italia, conosciuto benissimo dalla governance, nonostante i finti stupori della Ministra del lavoro, che è quello delle costruzioni fatiscenti e lasciate al caso.

I lavoratori morti sotto i capannoni delle aziende per cui lavoravano, sono morti sul lavoro, morti che non troveranno mai una risposta seria, morti che continueranno e che passeranno in secondo piano. Molte storie stanno uscendo dopo i crolli dei capannoni e quello che emerge è come molti dei lavoratori caduti sotto le macerie, sono lavoratori che hanno subito minacce di perdere il posto di lavoro se non fossero rientrati, nonostante la paura, all’interno di quei capannoni.

Vedere queste enormi strutture cadere come carta, implosi su se stessi, ti fanno capire anche come la governance di questo paese cerca di arrampicarsi sugli specchi nelle dichiarazioni di rito e il Sig. Monti non può dire che non è colpa del governo se vengono i terremoti, quando il governo di questo paese è il primo responsabile di un sistema che permette che vengano costruite grandi opere che cancellano vallate e interi paesi, che permette che siano fatte costruzioni fatiscenti e che permette ai padroni di speculare sulle vite dei lavoratori per fare sempre più profitto.

La ridente e produttiva Emilia, parte importante del pil italiano, cosi la definiscono molti “intellettuali “di questo paese, è anche questa; una parte nascosta per non ledere alla bella facciata di un sistema produttivo fatto di ricatti, condizioni di lavoro sempre meno sicure il tutto in nome del profitto.

Basta andare a vedere cosa succede su tutto il tessuto lavorativo della provincia di Modena, sempre più messo in crisi da una crisi senza fine che i padroni risolvono lasciando a casa lavoratori o per guadagnare su di essi spreme all’estremo il sistema cooperativo, un sistema che non si basa più su quei principi per i quali è sorto, ma che vede un forte sfruttamento del lavoratore con contratti al limite della legalità basato fortemente sui ricatti verso i lavoratori e che vede sempre più l’infiltrazione della criminalità organizzata.

Il tutto sotto il bene stare dalla governance locale e non solo, che parlano solo di come far ripartire il sistema produttivo nelle zone colpite dal terremoto, ma che nuovamente e non a caso mettono in secondo piano la sicurezza dei luoghi di lavoro, che dovranno dare nuovo lavoro alle persone di quelle terre.

Liucs

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