InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il colore dei manganelli

La repressione del dissenso e della protesta e le violenze delle forze di polizia in funzione di ordine pubblico non sono certo, nel nostro Paese, una novità (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/02/28/le-manganellate-di-pisa-non-sono-un-incidente/). Basti ricordare – come altre volte abbiamo detto (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/01/25/una-diversa-idea-di-ordine-pubblico/) – che, nei 30 anni intercorsi tra il 1947 e il 1977, si sono contati ben 143 manifestanti uccisi nelle strade e nelle piazze e che, di essi, ben 109 si collocano tra il 1947 e il 1954, cioè negli anni del potenziamento degli apparati di polizia e della loro riorganizzazione come forza di pronto intervento militare (la cosiddetta “celere”), armata finanche con mitragliatrici.

di Livio Pepino, da Volere la Luna

Il fenomeno ha avuto un andamento carsico e periodi di relativa tranquillità (il primo centro sinistra, dal 1963 al 1968, e gli ultimi due decenni del secolo scorso) si sono alternati con momenti particolarmente cruenti (come il 2001, prima a Napoli e poi a Genova): frutto, all’evidenza, di scelte politiche di vertice, a conferma del fatto – ricordato da R. Canosa nell’esergo dell’introduzione di La polizia in Italia dal 1945 a oggi (il Mulino, 1976) – che «la storia della polizia è sempre storia dei governi». In parallelo con le modalità degli interventi di polizia sono cambiati, nel tempo, anche i destinatari: ieri gli operai e i braccianti; oggi soprattutto gli “antagonisti”, gli studenti e gli attivisti per l’ambiente e il clima. Ma la violenza è rimasta e, in questo inizio di millennio, si è accentuata: non solo in Italia ma in tutto il pianeta, Occidente compreso, come rivela il Rapporto 2022-2023 di Amnesty International sui diritti umani e le proteste nel mondo (https://volerelaluna.it/materiali/2023/04/12/diritti-umani-e-repressione-delle-proteste-nel-mondo/), secondo cui «è stato fatto un uso illegale della forza nei confronti di manifestanti in 85 Stati».

Le cariche e le manganellate di Pisa e di Firenze (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/02/23/23-febbraio-2024-no-alla-repressione-no-alle-guerre/), dunque, sono in qualche modo un déjà vu,pur ignorato dai più,anche nei confronti di ragazze e ragazzi giovanissimi senza alcun intento aggressivo (per un esempio, quasi fotocopia di quello pisano, accaduto a Torino il 15 gennaio 2022, Draghi regnante, cfr. https://www.youtube.com/watch?v=UU5kfC7FDII&ab_channel=InfoautVideo ). Tuttavia i fatti toscani segnano un salto di qualità particolarmente rilevante. Per una pluralità di motivi su cui, due settimane dopo, è opportuno, a mente fredda, riflettere.

Primo. Quei fatti si inseriscono in un contesto nel quale la repressione – nelle piazze, nei tribunali, nelle carceri, nei centri di detenzione per migranti – è diventata strumento ordinario di governo e alla pratica (ormai quasi una regola) dell’affidamento a un prefetto del dicastero dell’Interno si è affiancata la costruzione di un apparato normativo all’insegna del diritto penale del nemico. Nell’ultimo anno e poco più, il sistema penale si è arricchito, a partire dal decreto legge sui raves, di 22 nuove fattispecie di reato; le persone detenute hanno nuovamente superato la soglia dei 60mila (erano 60.924 il 29 febbraio scorso); i suicidi in carcere proseguono al ritmo di uno ogni due giorni; viene meno, con il moltiplicarsi delle misure di prevenzione applicate ad attivisti coinvolti in contestazioni lato sensu politiche, la riserva di giurisdizione per le limitazioni della libertà personale; si susseguono le proposte di inasprimenti di pena per l’occupazione di immobili, il blocco stradale e la resistenza e violenza in danno di ufficiali o agenti di pubblica sicurezza (https://volerelaluna.it/controcanto/2023/11/21/il-governo-della-paura-e-lalibi-dellinsicurezza/ ) e finanche l’introduzione di un Daspo teso a impedire la partecipazione a manifestazioni dei cosiddetti “antagonisti” (https://www.repubblica.it/cronaca/2024/03/06/news/sicurezza_manganellate_meloni_polizia ). Si tratta, anche qui, di tendenze parzialmente preesistenti al governo della destra, ma il loro consolidamento e la loro estremizzazione sta imprimendo al sistema politico una curvatura marcatamente autoritaria.

Secondo. Le manganellate di Pisa e Firenze sono – per usare le parole del capo dello Stato – un fallimento delle istituzioni, ma c’è, a margine, un fatto ancora più grave. È quanto accaduto nei giorni successivi. Invece dell’ammissione che “qualcosa non ha funzionato” e di una (pur blanda) autocritica o anche solo di un imbarazzato (quanto significativo) silenzio, ci sono state, da parte del Governo e della maggioranza politica, una copertura totale e acritica dell’operato della polizia, la presa di distanza (nei fatti e, a volte, anche in maniera esplicita) dai richiami del presidente della Repubblica, la trasformazione mediatica del “pestaggio” (evidente in decine di immagini e filmati) in uno “scontro” tra manifestanti e forze dell’ordine (cfr. https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/03/11/ringraziate-i-ragazzi-che-scendono-in-piazza-e-non-hanno-paura/), l’attribuzione della responsabilità dell’accaduto alla sinistra e ai manifestanti (sic!) colpevoli di essere scesi in piazza anziché stare a casa o a scuola… Superfluo aggiungere che nessun provvedimento è stato adottato nei confronti dei responsabili dell’ordine pubblico, salvo il grottesco trasferimento, alla vigilia della pensione, di una funzionaria coinvolta marginalmente nella vicenda e trasformata in comodo capro espiatorio. La rivendicazione della violenza contro i manifestanti e l’ostentata impunità assicurata a chi ne è stato autore è un invito implicito a proseguire nella stessa strada e ricorda gli anni bui dell’avvento del fascismo.

Terzo. Un ulteriore elemento di inquietudine e preoccupazione, connesso con quello appena segnalato, è la sempre più netta saldatura del Governo e della maggioranza politica con settori delle forze dell’ordine e degli apparati militari. I segnali sono univoci. Il Governo promette l’ampliamento della scriminante del cosiddetto uso legittimo delle armi e l’autorizzazione, per gli appartenenti alla polizia di Stato, all’arma dei Carabinieri, alla Guardia di finanza, al corpo degli agenti penitenziari a portare, senza licenza, un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio (https://volerelaluna.it/controcanto/2023/11/21/il-governo-della-paura-e-lalibi-dellinsicurezza/ ). E a ciò corrispondono, da un lato, il protagonismo – talora ai limiti della eversione – dei sindacati di polizia (con la sola eccezione del Silp), nel dettare scelte legislative come il già ricordato Daspo nei confronti degli “antagonisti” o nel pretendere di condizionare scelte di governo delle istituzioni (come quella, contestata in questi giorni a Torino, di “legalizzazione” di un centro sociale) e, dall’altro, l’assunzione di un ruolo politico di primo piano, anche in vista di prossime scadenze elettorali, di un generale dell’esercito rappresentativo dei settori più reazionari delle forze armate. L’incidenza di questi percorsi sulle dinamiche istituzionali e i conseguenti condizionamenti non sono certo poca cosa.

Quarto. Non è, infine, secondaria l’individuazione dei destinatari (almeno prevalenti) della repressione: essenzialmente gli antifascisti (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/12/07/antifascismo-e-repressione-il-barometro-non-segna-bel-tempo/ ) e i manifestanti contro la guerra (in Ucraina e, ancor più, in Palestina). Si tratta di una individuazione illuminante e dal significato univoco, soprattutto nel momento in cui la presidente del Consiglio si spinge addirittura, nel comizio di chiusura della campagna elettorale sarda, a ironizzare sull’antifascismo come elemento qualificante di un progetto politico e autorevoli esponenti della Nato rompono l’incantesimo e prospettano apertamente la possibilità di un ingresso in guerra anche con propri soldati oltre che fornendo armi (https://volerelaluna.it/rimbalzi/2024/03/05/quella-pericolosa-deriva-verso-la-terza-guerra-mondiale/ ).

C’è quanto basta per cogliere il senso profondo delle manganellate di Pisa.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

livio pepinomanganellatepalestinapisapolizia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il significato dell’ascesa cinese

Riprendiamo e traduciamo da marxist.com questa interessante analisi di Kenny Wallace sul significato dell’ascesa cinese.  Buona lettura! Questa nazione, che appena due decenni fa era ancora immersa nel sottosviluppo, è oggi impegnata in una titanica rivalità con gli Stati Uniti, nella quale riesce a mantenere la propria posizione. Nel frattempo, l’imperialismo americano, di gran lunga […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Gaza, un futuro di controllo della AI che ci riguarda

Se andiamo a leggere i piani di controllo dell’ordine pubblico prefigurati per la nuova amministrazione di Gaza, vediamo come questi convergano sulla previsione di un modello di sicurezza basato sull’integrazione di Intelligenza Artificiale (IA), robotica avanzata e sorveglianza aerea.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Un opuscolo su riarmo, genocidio e logistica della guerra

Ripubblichiamo un opuscolo realizzato dall’assemblea cittadina torinese STOP RIARMO.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Colonialismo accelerato: un piano contro la Palestina

Qual è la logica del piano Trump su Gaza? La costruzione di spazio meticolosamente controllato e depoliticizzato, cioè pacificato, per la circolazione, il consumo e la produzione del capitale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il bluff dell’ intelligenza artificiale

Perché la bolla speculativa è solo la punta dell’iceberg di un piano per consolidare il potere.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’ottavo fronte: la Cupola di Ferro Digitale di Israele e la battaglia narrativa

Mentre i suoi militari bombardano Gaza, nonostante l’accordo per un cessate il fuoco, Tel Aviv lancia un’offensiva parallela su internet volta a mettere a tacere le narrazioni della Resistenza, manipolare le percezioni globali e riprogettare la memoria digitale dei suoi Crimini di Guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ecocidio, imperialismo e liberazione della Palestina/1

La devastazione di Gaza non è solo genocidio, ma anche ecocidio: la distruzione deliberata di un intero tessuto sociale ed ecologico.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Perché Trump vuole “salvare” Milei

Swap multimilionario del Tesoro Usa in cambio dell’impegno a cacciare la Cina dall’Argentina. Sospetti di fuga di fondi speculativi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Perché la Silicon Valley sostiene Trump

Nei racconti della Silicon Valley scritti da sé medesima, tutti disponibili in rete o in libreria, si legge di un capitalismo eccezionale, guidato da uomini fuori dal comune.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’è dietro il nuovo piano di Israele per dividere Gaza in due

Mentre Trump elogia la “pace”, Israele sta consolidando un nuovo regime di confini fortificati, governo per procura e disperazione orchestrata, con l’espulsione ancora obiettivo finale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Napoli: occupata l’Aula Nugnes del Consiglio Comunale, “Rispettate la mozione contro la collaborazione con Israele”

Nel corso del pomeriggio di venerdì 31 ottobre è stata occupata dalla rete Napoli con la Palestina l’aula Nugnes del consiglio comunale di Napoli.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra la base del Tuscania al CISAM con il genocidio in corso in Sudan?

In Sudan si consuma un massacro che il mondo continua a ignorare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina libera, Taranto libera

Riceviamo e pubblichiamo da Taranto per la Palestina: Il porto di Taranto non è complice di genocidio: i nostri mari sono luoghi di liberazione! Domani, la nostra comunità e il nostro territorio torneranno in piazza per ribadire la solidarietà politica alla resistenza palestinese. Taranto rifiuta di essere zona di guerra e complice del genocidio: non […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Occupazioni a Torino: cronaca di un mese senza precedenti.

Una cronaca dalle occupazioni e autogestioni delle scuole torinesi del mese di ottobre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cosa c’entra Leonardo con il genocidio a Gaza?

Gianni Alioti, ricercatore di The Weapon Watch – Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, ha scritto per Pressenza un approfondimento, con notizie inedite, sulle responsabilità di Leonardo nel genocidio a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: continuano gli attacchi israeliani nonostante la tregua del novembre 2024. Due persone uccise

Ancora bombardamenti israeliani nel sud del Libano, nonostante l’accordo di tregua concordato nel novembre 2024.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Coloni lanciano attacchi coordinati contro agricoltori e terreni della Cisgiordania

Cisgiordania. Negli ultimi giorni, gruppi di coloni hanno lanciato una serie di attacchi coordinati contro agricoltori e terreni agricoli palestinesi a Betlemme, al-Khalil/Hebron e nella Valle del Giordano settentrionale.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Provocazione fascista al Liceo Einstein di Torino: la polizia carica gli studenti

Gli studenti hanno risposto alla provocazione gettando i volantini nel cestino, ma pronti a difendere i fascisti vi erano gli agenti della digos e la celere che sono intervenuti malmenando gli studenti e le studentesse, caricandoli e fermando un ragazzo di 15 anni con tanto di ammanettamento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Occupazioni e proteste per la Palestina: gli aggiornamenti da Napoli, Torino e Verona

Proseguono le mobilitazioni in solidarietà con il popolo palestinese.