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Venezia: giovane aggredito dai carabinieri per una battuta

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Un giovane compagno del Laboratorio Occupato Morion è stato manganellato alla schiena da due carabinieri venerdì sera durante il suo rientro a casa. La colpa di Jacopo, questo il nome del compagno, sarebbe stata quella di aver rivolto ai due una scherzosa battuta sui fatti di Piacenza.

Quanto successo evidenzia ancora una volta che i militari dell’Arma si sentono leggittimati ad agire nella totale impunità. Dimostra che quanto è successo a Piacenza è solo la punta dell’iceberg di un più generale attegiamento di prepotenza e violenza nei confronti della popolazione che viene sistematicamente messo in campo dalle forze dell’ordine.

Esprimiamo piena solidarietà a Jacopo

Riportiamo di seguito il comunicato del Laboratorio Morion:

UN NOSTRO COMPAGNO È STATO AGGREDITO QUESTA NOTTE DA DUE CARABINIERI.
NON SI PARLI DI MELE MARCE: È IL SISTEMA CHE NON FUNZIONA

Avevamo appena scoperto – senza peraltro stupirci – del sistema di violenze e abusi che la caserma Levante di Piacenza aveva messo in piedi quando abbiamo avuto la conferma che, come dice Ilaria Cucchi, le mele marce non esistono, ma sono parte di un sistema più ampio.
Nella notte tra il 24 e il 25 luglio tre compagn* stavano facendo ritorno a casa dopo la chiusura dello spazio sociale. Sul vaporetto erano presenti anche due carabinieri in uniforme. Mentre i tre scendono dal battello, i carabinieri sentono che stanno parlando dei fatti di Piacenza: si fiondano sul gruppo e chiedono a Jacopo i documenti provando a bloccarlo. Per una frazione di secondo il nostro compagno si divincola cercando di continuare ad andare verso casa ed è allora che uno dei due carabinieri estrae il manganello e a freddo, alle spalle, lo colpisce.
Vogliamo continuare a raccontarci la storia di qualche caso raro, isolato, quando parliamo di abusi in divisa? Vogliamo continuare a berci la favola per cui gli assassini di Cucchi, di Uva, di Aldrovandi, i macellai di Genova hanno agito per cause di forza maggiore? Una reazione come quella contro un nostro compagno ieri sera non è in alcun modo tollerabile, è un fatto agghiacciante e di una gravità estrema, che testimonia il sentimento di onnipotenza e impunità che provano le forze dell’ordine. Manganellare un ragazzo per strada perché ha osato fare una battuta su quello che è successo a Piacenza non è normale, non può succedere: il prossimo passo quale sarà, estrarre la pistola? Trascinare in caserma chiunque nutra un sanissimo sentimento anti-divisa? Quanto dobbiamo sopportare ancora prima di renderci conto che la storia degli abusi in divisa è un fatto endemico, una malattia da estirpare con decisione una volta per tutte?
Non siamo più disposti a tollerare in silenzio fatti di questa gravità: quello che è successo non può accadere ancora e non può passare per un errore!

 

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