
Venezia: sabato 30 agosto corteo per lo stop al genocidio a Gaza
Circa un mese fa i centri sociali del nord est hanno lanciato un corteo a Venezia perché nei giorni della Mostra del cinema si parli di Palestina, per portare la condanna del genocidio e la solidarietà al popolo palestinese fino al red carpet, dove domani mattina si terrà la conferenza stampa di lancio.
Stop al genocidio, stop alle collaborazioni e alla vendita di armi a Israele. Moltissime le adesioni da collettivi, associazioni, partiti, personalità dello spettacolo e il collettivo Venice4Palestine di operat* del cinema. Appuntamento alle 17 di sabato al Lido.
Ne parliamo con una compagna di Venezia
82 VENICE 4 PALESTINE

Moltissimə autorə, registə, produttorə, professionistə del cinema a vario titolo, insieme a attivistə di Artists for for Palestine – Italia, Filmworkers for Palestine, Collettivo #NoBavaglio, Global project-stop al genocidio e del movimento nonviolento a guida palestinese BDS si sono coordinati per dare spazio durante la Mostra del Cinema di Venezia a iniziative di resistenza pacifica, dalle più istituzionali alle più creative, anche attraverso il talento autoriale o comunicativo degli artisti presenti, e richiamare l’attenzione sul genocidio della popolazione palestinese in corso da ormai due anni da parte del governo e dell’esercito israeliano, in violazione del diritto internazionale e umanitario nonché dei più basilari valori umani.
Tutte queste persone, che rifiutano di essere complici del genocidio e della pulizia etnica compiuti da Israele, riunitə nella sigla Venice for Palestine hanno inviato una lettera aperta alla Biennale di Venezia, alla Mostra internazionale d’arte cinematografica, alle Giornate degli autori, alla Settimana internazionale della critica e ai professisti del cinema e dell’audiovisivivo, della cultura e dell’infomazione. La lettera, disponibile anche in inglese, francese, tedesco e spagnolo ([IT] [EN] [FR] [DE] [ES]), è stata sottoscritta a oggi da più di 1500 firmatari (per aggiungere la propria adesione inviare una mail a venice4palestine@gmail.com con nome-cognome-professione).
La direzione della Biennale di Venezia non ha risposto alla lettera, ma ha rilasciato uno scarno comunicato stampa in cui si dice “disponibile al dialogo”, facendo riferimento alla presenza in concorso di film palestinesi, nonché a film presenti lo scorso anno e realizzati da case di produzione israeliane complici del tentativo di artwashing del genocidio dei palestinesi a Gaza, come denunciato da più di 300 autori cinematografici in una lettera aperta. Alla Mostra del cinema quest’anno sono peraltro presenti anche aperti sostenitori del genocidio e finanziatori dell’esercito israeliano.
LETTERA APERTA ALLA BIENNALE DI VENEZIA
ALLA MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA
ALLE GIORNATE DEGLI AUTORI
ALLA SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA
AI PROFESSIONITƏ DEL CINEMA E DELL’AUDIOVISIVO, DELLA CULTURA E DELL’INFORMAZIONE
“Fermate gli orologi, spegnete le stelle”
Il carico è troppo per continuare a vivere come prima. Da quasi due anni a questa parte ci giungono immagini inequivocabili dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Assistiamo, incredulә e impotenti, allo strazio di un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina. Nessunә potrà mai dire: “Io non sapevo, non immaginavo, non credevo”. Tuttә abbiamo visto. Tuttә vediamo.
Eppure, mentre si accendono i riflettori sulla Mostra del Cinema di Venezia, rischiamo di vivere l’ennesimo grande evento impermeabile a tale tragedia umana, civile e politica. Lo spettacolo deve continuare, ci viene detto, esortandoci a distogliere lo sguardo – come se il “mondo del cinema” non avesse a che fare con il “mondo reale”.
E invece è proprio attraverso le immagini, realizzate da colleghә, magari amicә, che abbiamo appreso del genocidio, delle aggressioni violente e anche omicide a registә e autorә in Cisgiordania, della punizione collettiva inflitta al popolo palestinese e di tutti gli altri crimini contro l’umanità commessi dal governo e dall’esercito israeliani. Quelle immagini che in questi mesi sono costate la vita a quasi 250 operatorә dell’informazione palestinesi.
La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica. Ed è proprio questo a renderla uno straordinario mezzo di riflessione, di partecipazione attiva e di resistenza.
In risposta alle dichiarazioni spesso tiepide, vaghe o, peggio, comode espresse dagli organi di potere, dell’informazione e della cultura, rivendichiamo una posizione chiara e priva di ambiguità: è tempo non solo di empatia ma anche di responsabilità. La semantica, il linguaggio, le parole e le immagini, non sono accessori, specie per chi crede nell’arte: sono una forma di resistenza fondamentale e necessaria. Altrimenti dovremmo arrenderci all’evidenza che essere cineastә o giornalistә, oggi, non ha più alcun senso.
Per questo, noi attivistә, giornalistә e professionistə del cinema e dell’audiovisivo crediamo che per una volta lo spettacolo, almeno per qualche momento, debba fermarsi, interrompere il flusso di indifferenza, aprire un varco alla consapevolezza. Chiediamo quindi alla Biennale, alla Mostra, alle Giornate degli Autori e alla Settimana della Critica di prendere una posizione netta e sostenere queste istanze. Rivendichiamo altresì la necessità di spazi e modalità di narrazione per la Palestina rivolgendoci a tuttә coloro che possono e vogliono spostare qualcosa a qualsiasi livello. A Venezia tutti i riflettori saranno puntati sul mondo del cinema, abbiamo tuttә il dovere di far conoscere le storie e le voci di chi viene massacratә anche con la complice indifferenza occidentale.
Esortiamo tutti i settori della cultura e dell’informazione a utilizzare, in occasione della Mostra, la propria immagine e i propri mezzi per creare un sottofondo costante di parole e di iniziative: che non venga mai meno la voce della verità sulla pulizia etnica, sull’apartheid, sull’occupazione illegale dei territori palestinesi, sul colonialismo e su tutti i crimini contro l’umanità commessi da Israele per decenni e non solo dal 7 ottobre.
Invitiamo chi lavora nel cinema a immaginare, coordinare e realizzare insieme, durante la Mostra, azioni che diano risonanza al dissenso verso le politiche governative filosioniste: un dissenso espresso nel segno della creatività, grazie alle nostre capacità artistiche, comunicative e organizzative.
Noi artistә e amantә dell’arte,
noi professionistә del settore e appassionatә del cinema,
noi organizzatorә, formatorә e addettә all’informazione,
noi che siamo il cuore pulsante di questa Mostra,
ribadiamo con fermezza che non saremo complici ignavә,
che non rimarremo in silenzio,
che non volgeremo lo sguardo altrove,
che non cederemo all’impotenza e alle logiche del potere.
Ce lo impone l’epoca in cui viviamo e la responsabilità di esseri umani.
Non esiste Cinema senza umanità.
Facciamo in modo che questa mostra abbia un senso e che non si trasformi in una triste e vacua vetrina.
Insieme, con coraggio, con integrità.
Palestina libera!
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