
E’ ancora il momento di bloccare tutto!
E’ ancora vivida la potenza di un mese di manifestazioni che hanno bloccato l’Italia contro il genocidio in Palestina: il genocidio non si è fermato, la tregua non sta impedendo e non impedirà che vengano uccisi palestinesi, non saranno i governi a porre fine al massacro da soli, non saranno i piani di Trump a aprire nuove possibilità per la ricostruzione. Siamo noi che insieme possiamo farlo, possiamo liberarci e possiamo piegare le scelte di chi è a capo di politiche criminali.
Il governo Meloni complice dei piani genocidiari d’Israele, continua ad approvvigionarne l’esercito con l’invio di armi e contribuisce alla colonizzazione dell’Occidente dei territori palestinesi distrutti dai bombardamenti.
Lo stesso governo Meloni approva una manovra per dare ai ricchi e togliere alla maggioranza della popolazione perché l’unica prospettiva che viene finanziata è quella della guerra e del riarmo. Lo vediamo a scuola, dove l’obiettivo è disciplinare e formare gli alunni per farli diventare dei bravi soldatini, tramite ddl come quello del consenso informato; lo vediamo nelle università dove le ingerenze governative si impongono sulla ricerca affinché abbia finalità belliche; lo vediamo sul lavoro dove non vengono che sparse briciole e vengono sostenuti soltanto i settori utili all’innovazione per il riarmo; lo vediamo nell’accesso ai servizi essenziali, come la salute, che diventa un lusso per pochi; lo vediamo sui territori dove la logica dominante è quella di accentrare i poteri per imporre progetti dannosi e inutili bypassando la gestione locale, ne è un esempio il ddl nucleare; lo vediamo nel moltiplicarsi di basi militari, infrastrutture belliche, nella logistica destinata alla guerra e non alla mobilità della popolazione.
Ma vediamo anche che chiunque, laddove si trova a dover lavorare, studiare, vivere, si organizza, si domanda, si pone il problema in prima persona della necessità di mobilitarsi, di attivarsi per cambiare la propria condizione, che poi è la condizione collettiva. Ancora è calda la sensazione di cosa abbia significato contare davvero, bloccando strade, snodi logistici, porti, aeroporti, scuole e università: abbiamo imparato tanto, siamo cambiati insieme, facendo insieme, ora abbiamo la fortuna di vedersi aprire nuove occasioni per rivivere collettivamente quella concreta possibilità di cambiare il corso della Storia, della nostra, di quella di ciascuno e ciascuna.
E allora, oggi, domani e dopodomani il movimento che abbiamo vissuto lo possiamo continuare, nella pratica. La nostra azione comune è la nostra forza. Le differenze ideologiche, la frammentarietà in piccoli gruppi, sono la nostra debolezza. Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.







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