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Un sabato pomeriggio non comune

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Un sabato pomeriggio non comune per un paese come Riace. Circa cinquemila persone hanno sfilato sabato in un lungo serpentone per le stradine del paese con un unico appello: “Mimmo Libero”.

In corteo sfilano i rifugiati di Riace e dei pesi del circondario, comitati, associazioni locali e nazionali, sindacati come l’Usb, i Cobas, la Cgil, partiti come Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, le associazioni antimafia, spazi sociali ma soprattutto tanti cittadini non organizzati. Partita con estrema puntualità la manifestazione raggiunge in breve tempo la casa del sindaco, e lì la sosta è lunga perché tutti sono venuti per portare il calore solidale a Domenico Lucano, agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio dopo la richiesta di provvedimento cautelare dalla Procura della Repubblica di Locri. Lui, ricambia dalla finestra, poi il corteo riprende sino al palco da cui si susseguono decine di interventi. Pochi si fanno intimorire dalla pioggia che a tratti bagna la manifestazione, la piazza di Locri rimane piena per tutte le due ore di interventi.

C’è un dato da riportare: il tema dell’accoglienza non è centrale, vivo e forte ma tangente, tutti in piazza, anche quelli che in questi anni hanno portato il “vessillo della legalità” , dicono che a leggi ingiuste bisogna disubbidire, che Riace è un modello giusto, e questo basta. D’altronde il “modello Riace” ha una storia particolare, non del tutto inseribile nel mero assistenzialismo e nella classica carità cattolica. Tutto nasce con l’accoglienza di una piccola comunità kurda, con persino alcuni membri del PKK, e in un momento in cui l’accoglienza non è ancora un business, questo e la sua particolare gestione, inserisce la situazione di Riace in un quadro non facilmente iscrivibile in quel sistema che si è sviluppato poi, sino ad oggi, è che ha visto il fiorire di nuovi strumenti di sfruttamento e arricchimento ai danni dei migranti. Così, anche per chi, nell’ultimo decennio si è erto a difensore della legalità, ieri a Riace è stato impossibile non scontrarsi con la brutalità della repressione. Una repressione tutta politica con cui molti di noi non hanno mai smesso di fare i conti, ma che quando colpisce soggetti come Domenico Lucano, squarcia il velo d’ipocrisia e cecità di quella così detta società civile. Certo, non si è mai fatto cenno al fatto che le indagini sono partite in epoca PD, nel 2016, e la presenza di Laura Boldrini alla manifestazione esplicita, come già visto, il tentativo del partito di ricucirsi addosso una legittimità a sinistra.

Dopo il caso della Diciotti, è ancora su una questione come questa che si ricompone una piazza larga, sicuramente non conflittuale ma anche fortemente empatica, cosa succederà a Riace adesso, però, è ancora tutto da vedere.

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