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TavLeaks. Documento tecnico lancia l’allarme sull’impatto idrogeologico del cantiere: sta accelerando il cedimento di una diga in Val Maurienne

Il giornale Mediapart si è procurato un documento interno della EDF, l’azienda francese di fornitura elettrica, in cui un ingegnere lancia l’allarme, con tanto di emoji , sul fatto che lo scavo del tunnel del TAV ha, nel 2019, svuotato di acqua una parte della montagna in Val Maurienne, in Savoia.

Traduzione dell’articolo di Mediapart da notav.info

A detta dei tecnici, ciò avrebbe provocato l’accelerazione nel cedimento di un’importante diga nella regione. Telt, non ha mai comunicato nulla in proposito e si è sostanzialmente rifiutata di rispondere alle domande dei giornalisti autori dell’inchiesta. Vi proponiamo di seguito la traduzione dell’articolo, che dimostra i danni irreversibili all’ecosistema che il cantiere TAVA sta già causando in Francia e getta una luce sinistra sull’operare di TELT, ancora una volta in totale mancanza di trasparenza con le popolazioni coinvolte dall’opera.

Di Mickaël Correia e Jade Lindgaard

Si tratta di un documento tecnico sullo stato di una diga di montagna come ce ne sono a centinaia. Soltanto che questo nello specifico ha un valore particolare. Infatti, riguarda un cantiere molto sensibile per i costi (stimati a 26 miliardi di euro nel 2012 dalla Corte dei Conti) e per l’opposizione di cui è oggetto: il tunnel ferroviario Torino-Lione, che deve essere scavato in mezzo alle Alpi.

Su questo documento firmato da un ingegnere di EDF nel giugno 2023, e che Mediapart si è procurato, viene evidenziato che in un punto del tracciato, vicino alla diga di Pont-des-Chèvres nella Valle della Maurienne (in Savoia), il livello dell’acqua misurato da un piezometro all’interno dei massicci rocciosi è crollato, tutto d’un colpo, nell’aprile del 2019.

Due cifre sono messe in rilievo dall’esperto: 150 metri, ossia la distanza persa sul livello d’acqua nella montagna. E una data: aprile 2019, ossia la data al contempo della rilevazione del piezometro e della «fuoriuscita d’acqua nel tunnel» come scrive l’ingegnere. Altrimenti detto: dello scavo di un tratto della Torino-Lione.

Jérôme*, dirigente di un’azienda specializzata nello scavo di gallerie, era presente sul cantiere del progetto Lione-Torino nell’aprile 2019: “Stavamo scavando una galleria per la canna sud del tunnel vicino alla diga quando è entrata una grande quantità d’acqua, circa 50 litri al secondo. Abbiamo dovuto interrompere i lavori per un giorno. Si trattava di una sezione molto complicata da scavare, con una geologia accidentata, piena di faglie e con molti movimenti.

Anche nel documento di EDF si parla di “venute d’acqua eccezionali” in questa galleria della canna sud della Lione-Torino, con la stessa portata di 50 litri al secondo.

Esiste una rete di piezometri per monitorare il livello dell’acqua nelle montagne, creata appositamente per il progetto Lione-Torino”, racconta a Mediapart Nicolas*, un tecnico che ha lavorato al progetto per un certo periodo. “Abbiamo registrato una reazione molto vicina, subito dopo il passaggio della fresa TBM in una galleria di ricognizione. La lettura di un piezometro è scesa di 150 metri, un’enormità, un calo di livello molto significativo”.

Secondo un idrogeologo che conosce bene la montagna, ma che chiede di rimanere anonimo per non essere etichettato come un oppositore del progetto: “Scavare la galleria significa svuotare la montagna della sua acqua in questo punto. Nelle Alpi, l’ambiente geologico è molto fratturato. La roccia è piena d’acqua. Se delle faglie in questa roccia vanno a comunicare con il condotto, drenano l’acqua dal massiccio al tunnel.

La situazione è ancora più preoccupante, secondo questo specialista, perché l’acqua è scesa talmente tanto da essere ormai sotto il livello dell’Arc, il fiume che scorre accanto. Quindi non può più confluire in esso e si disperde invece nelle gallerie del tunnel più in basso. “L’acqua viene pompata fuori dalla galleria più a valle; quindi, l’acqua è persa per sempre in questo settore…”.

Contattata da Mediapart, la Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin), la società franco-italiana responsabile della costruzione del tunnel, non ha risposto alle nostre domande specifiche sull’improvviso crollo del livello dell’acqua durante lo scavo del tunnel attraverso le montagne (vedi allegato). La Direzione regionale dell’Auvergne-Rhône-Alpes per l’ambiente, lo sviluppo e l’edilizia abitativa (Dreal) è rimasta in silenzio di fronte alle nostre domande.

UN AFFOSSAMENTO DEL SUOLO DI 6 CENTIMETRI

Se un ingegnere di EDF si preoccupa di queste misure, è per paura che i lavori del tunnel non impattino le dighe dell’azienda. Secondo il documento, il tracciato della Torino-Lione passa in prossimità di una ventina di opere gestite dall’impresa di fornitura di energia elettrica. E la diga di Pont-des-Chèvres costituisce un anello essenziale della centrale idroelettrica Super-Bissorte.

E infatti, alcune delle diapositive indicano che tra aprile e dicembre 2019, l’affossamento dell’infrastruttura di Pont-des-Chèvres si è accelerato repentinamente. Se l’infrastruttura si affossa naturalmente nel suolo in media di 0,5 millimetri all’anno, il passaggio della talpa sembra aver moltiplicato per 15, in alcuni punti, la velocità di cedimento, fino a toccare 7,3 millimetri per anno, prima di ritornare alla velocità di affossamento normale.

Estratto del power-point interno alla EDF. © Document Mediapart

Inoltre, sul versante della montagna adiacente alla diga, un altimetro ha registrato, sempre ad aprile 2019, un affossamento del suolo di 6 centimetri. Con la caduta d’acqua di 150 metri misurata in prossimità lo stesso mese, l›ingeniere EDF giudica nel suo documento che questi dati “allarmano (fortement)”.

«Scavando il tunnel, le faglie rocciose si sono svuotate della loro acqua. Essendo stata drentata tutta la zona ciò fa sì che le faglie si serrino e ciò provoca un assestamento del suolo», riassume Jérome, il tecnico che ha partecipato allo scavo della galleria vicino alla diga di Pont-des-Chèvres.

Altro segnale di preoccupazione di EDF, il documento tecnico svela che il gruppo ha messo in opera delle misure supplementari. Queste ultime mostrano che tutto il versante della montagna situato tra la galleria scavata e la diga si è compattato nel 2019-2020.

“Per la diga di Pont-des-Chèvres, è stato constatato un assestamento del suolo più importante della struttura durante qualche mese durante il secondo semestre 2019” conferma EDF a Mediapart (vedere allegato). “Il fenomeno è stato sorvegliato da vicino e non ne è risultat0 alcun rischio alla sicurezza idraulica”. L’azienda aggiunge di rimanere “mobilitata”, in collegamento con gli attori del progetto, “nella sorveglianza permanente dell’insieme delle infrastrutture in prossimità del tracciato Torino-Lione”.

Da parte sua, Telt sostiene che, dopo la condivisione di analisi con EDF che hanno l’obiettivo di determinare le cause di un assestamento della diga osservato nel 2019, ha concluso che “l’assestamento è di un’ampiezza simile ad altri già registrati in passato, prima dei lavori di Telt” e che, a suo avviso, “una relazione diretta con lo scavo della canna sud del tunnel di base non può essere stabilita”. Una nuova campagna di sorveglianza specifica in vista dell’inizio dello scavo di un’altra parte del tunnel, la canna nord del tunnel di base, è stata comunque già programmata.

IL PRECEDENTE DI UNA DIGA SVIZZERA

Nel documento, l’ingeniere EDF ricorda che nella stessa zona alpina, nel 1978, la diga di Tseuzier in Svizzera era sprofondata di diversi centimetri creando delle fessure nella struttura.

All’origine di questo fenomeno, diventato secondo una rivista scientifica un «caso di scuola», c’è lo scavo di una futura galleria stradale qualche centinaio di metri più a valle. Durante il cantiere, “delle fuoriuscite d’acqua considerevoli” si erano prodotte nella galleria e aveva condotto a una “chiusura delle fessure” della montagna, corrispondente a un “affossamento di 9 centimetri del massiccio roccioso”. In conseguenza, la diga era stata resa inutilizzabile per una decina d’anni.

Tre esperti nella sicurezza delle dighe contattati da Mediapart affermano che l’accelerazione della velocità di assestamento dell’opera di Pont-des-Chèvres è anormale, notevole e da associare al passaggio della talpa per la Torino-Lione. Ciononostante, se non considerano il fenomeno come drammatico, sono allarmati dal fatto che le parti in cemento della diga potrebbero essere impattate, in particolare la base d’impermeabilizzazione delle fondamenta.

“Abbiamo visto questo genere di dinamiche durante un sisma in Italia: una diga si è affossata brutalmente poi ha ripreso il suo ritmo di assestamento normale. È come se la diga fosse invecchiata tutta d’un colpo di 20 anni”, sintetizza uno degli esperti.

“La diga di Pont-des-Chèvres necessita di una sorveglianza rinforzata, è un’opera che ci preoccupa molto. Abbiamo poche infrastrutture, nel nostro parco, che presentano una tale cinetica di assestamento” specifica a Mediapart uno specialista di EDF per quanto riguarda il sottosuolo. “L’aumento della velocità di assestamento è fortemente correlata con lo scavo del tunnel, questo comporta una problematica in più da gestire per i promotori della Torino-Lione”.

Il documento fa menzione di una procedura di valutazione di responsabilità giudiziaria per quanto riguarda la diga, legata a questo tipo di eventi eccezionali, ma né EDF né TELT ci hanno risposto in proposito.

Impatto ecologico spropositato, artificializzazione di terre agricole, bilancio co2 del progetto, messa in pericolo di sedici fonti di acqua potabili… Il documento di EDF aggiunge un nuovo elemento allo spesso dossier degli impatti deleteri del TAV sul massiccio alpino. “EDF resta mobilizzata, insieme a tutte le componenti del progetto, nella sorveglianza continua di tutte le sue installazioni in prossimità del tracciato della Torino-Lione” assicura l’elettricista.

Il 14 maggio scorso, Gabriel Attal, ancora primo ministro, durante una visita al cantiere si era compiaciuto: “questo progetto è ecologia in azione”.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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