
Gronda Est: quale idea di futuro per il nostro territorio
Continua l’impegno di Confluenza a sostegno del Coordinamento No Gronda – No Tangest. Di seguito riportiamo un estratto del testo giuntoci da Claudio Viano, della serata informativa svoltasi ad Andezeno e un report a seguito dell’incontro organizzato dalle istituzioni torinesi preposte al verde pubblico avvenuto il 21 giugno scorso a Montaldo Torinese, anche in questa occasione l’assessore Tresso ha evitato le domande e le questioni che riguardano il territorio in cui si trovava, dunque il progetto di tangenziale est. Anche in quell’occasione un gruppo di chi si oppone a questo progetto ha fatto presente le proprie istanze che riportiamo di seguito per sottolineare le ragioni di chi dice NO.
Giovedi 5 giugno ad Andezeno, presso la Biblioteca Comunale, il Coordinamento No Gronda – No Tangest ha promosso un incontro pubblico dal titolo: “Gronda est, quale idea di futuro per il nostro territorio?” Hanno partecipato una novantina di persone: una presenza numerosa e motivata da cui sono emersi interrogativi importanti.
Tra i presenti la Sindaca e il Vice-Sindaco di Pavarolo oltre ad alcuni ex amministratori locali, alcuni agricoltori e il presidente dell’associazione “Frutteto di Vezzolano-per la salvaguardia del paesaggio rurale”. La serata è stata introdotta da Elio Acquaviva del “Coordinamento No Gronda – No Tangest”, al quale sono seguiti diversi interventi: il sindaco di Andezeno Agostino Ambrassa (il cui testo è stato letto dal consigliere di maggioranza Luca Faranda), Piergiorgio Tenani, Carlo Massucco, Gregorio Savio, Piercarlo Porporato e considerazioni del pubblico.

Perché questo incontro?
L’incontro nasce anzitutto dall’esigenza di informare i cittadini sulle problematiche legate alla “gronda est”, cosa che le amministrazioni locali, tranne qualche eccezione, non hanno fatto. Il commento iniziale del Sindaco di Andezeno è che non sarà facile finanziare un progetto come la gronda, occorrerà valutare gli impatti ambientali e i risvolti logistici ma in ogni caso servirà attendere la presentazione dello studio di fattibilità per esprimersi a favore o meno.
Tenani, presidente dell’Associazione Il tuo parco, ha messo in evidenza che la risposta in termini di partecipazione vi è sempre ogni qual volta si fa uno sforzo per condividere le informazioni possedute soprattutto in funzione del futuro che ci attenderà, con o senza gronda. Il coordinamento sta organizzando serate con la medesima modalità messa in atto in questa occasione, in tutti i Comuni ipoteticamente coinvolti dalla gronda.
Il documento “Gronda est, quale futuro per il nostro territorio?”, presentato e messo a disposizione della cittadinanza, nasce dall’esperienza di salvaguardia del territorio e da un’azione culturale, didattica ed educativa tramite cui si cerca di dare una possibile risposta alle varie questioni principali che possono essere sollevate. L’obiettivo è capire che ne sarà del nostro territorio.
Che tipo di progettualità c’è dietro a questa ipotesi, che tipo di analisi?
Sono altre le visioni che vanno anteposte per mettere in luce le opportunità del nostro territorio perché la gronda non è solo una questione di viabilità. Pertanto come coordinamento auspichiamo un confronto sui problemi: esistono altre soluzioni possibili e a tal fine occorre evidenziare anzitutto quali sono le valenze, opportunità, eccellenze dei nostri luoghi.
“Meta” è la società che ha ricevuto dalla città metropolitana l’incarico di sviluppare uno studio di pre-fattibilità, ovvero uno studio che non inserisce ancora i costi e che si limita a fornire linee, indirizzi e ipotesi che nel frattempo si vanno definendo. Avrebbe dovuto essere consegnato a fine 2024, forse lo sarà in occasione dell’assemblea dei sindaci di fine mese (giugno 2025).
Quando parliamo di opere del genere dobbiamo mettere in conto quanto esse modifichino pesantemente la vita dei nostri territori. Lo studio di fattibilità è già costato 100 mila euro e altri 750 mila ne verrebbero spesi per il progetto vero e proprio di un’opera il cui costo è stimato tra 1 miliardo e 1 miliardo e 200 milioni di euro: soldi che potrebbero essere spesi per il trasporto pubblico locale.



Di quale tipo di progresso parliamo?
La gronda servirebbe a chi transita, non a chi il territorio lo abita.
Le riprese dall’alto della periferia dell’attuale tangenziale mostrano una radicale diversità dai nostri paesaggi dove verrebbero scavate gallerie (una proprio sotto Montaldo) ed eretti viadotti, similmente alle riproduzioni e simulazioni che riportiamo.

Perché per qualcuno la gronda è così importante?
Come cittadini non siamo stati minimamente coinvolti. Neanche i sindaci lo sono stati. Invece vorremmo sapere perché stiamo parlando di un lascito alle generazioni future. Noi il progetto di Meta non l’abbiamo visto (eccetto alcune slide) e chiediamo vengano inseriti altri studi che potrebbero considerare la gronda come del tutto inutile. Manca un rendiconto.
Alcuni dati nel concreto.
Lo “Studio Meta” sui flussi di traffico ci dice che la gronda scaricherebbe la tangenziale nord, ma con l’apertura della Asti-Cuneo la stima scende dal 4% al 2%. Sono dati della stessa Meta. Ha senso quindi una spesa di oltre un miliardo di euro per una riduzione di traffico del 2%? E questo effetto si otterrebbe tra 25 anni se ci saranno fondi sufficienti a realizzare l’opera. Nel frattempo, giusto per calarsi nel contesto contemporaneo, le norme europee sono indirizzate a una diversa mobilità: si prevede la riduzione del trasporto da gomma a rotaia e delle emissioni inquinanti entro pochi anni. E la gronda per contro aumenta il traffico, non lo diminuisce.
Esistono molte alternative e possibilità diverse dal puro traffico di veicoli, di seguito alcuni esempi. Amazon utilizza droni per la consegna delle merci nell’ultimo miglio, altre imprese hanno iniziato a sostituire furgoni con cargo-bike, molti giovani non vogliono comprare l’auto sia per gli alti costi che per scelte di vita, Friburgo in Germania, città delle dimensioni di Chieri, ha il traffico di auto ridotto al 18% dei mezzi circolanti e interi quartieri sono serviti da mobilità derivante da fonti rinnovabili.
Noi vogliamo confrontarci con chi si dice favorevole alla gronda, con le associazioni di categoria e gli imprenditori. Alcune associazioni di imprenditori locali hanno richiesto e suggerito di migliorare e potenziare il trasporto pubblico per i loro lavoratori. Abbiamo molti motivi per essere contrari, un’altra visione è possibile.
Le tangenziali si portano dietro inquinamento e consumo di suolo. Il nostro territorio fa parte del “Mab-Unesco Riserva Collina del Po”, istituito nel 2016 ed entro il prossimo anno partiranno le procedure per il riconoscimento. Come coordinamento ci siamo attivati nel coinvolgimento di associazioni e imprese in grado di riempire di contenuti la candidatura Unesco, che possiamo riassumere in tre punti:
- il benessere delle persone
- la conservazione del territorio e della sua biodiversità
- supporto ad innovazione tecnologica
- Il Mab-Unesco è un’opportunità per la condivisione partecipata del territorio nella fruizione turistica (ad esempio la bike economy per la quale l’Italia ha ancora molti margini di miglioramento) e nell’agro-alimentazione di qualità. Dobbiamo richiamare le nostre amministrazioni al loro dovere di coinvolgimento della popolazione. Un tale consumo di denaro impedisce di fare altre cose.
- Ci stiamo muovendo per coinvolgere esperti nella valutazione e nella indagine medica sugli effetti possibili nei confronti della salute. Massucco, nativo di questi luoghi, ricorda che sono 35 anni che si parla prima di tangenziale e ora di gronda. Di seguito riportiamo parte del suo intervento.
- “In passato si parlava del porto di Savona come destinato a divenire il porto principale della Liguria e quindi si realizzò l’autostrada Torino-Savona per completare il corridoio. I risultati però furono diversi. I dati di Meta dicono che la circonvallazione di Chieri diventerà di 4 corsie mentre la sp 122 di 3 corsie come la Torino Savona. A queste ultime si aggiungeranno due strade laterali parallele in quanto attualmente ci sono molti affacci sulla sp 122. Poiché nel PUMS (redatto da Meta qualche anno fa) oltre che di gronda si parla anche di mobilità pubblica, ho chiesto al sindaco di Chieri, anche in qualità di assessore della città metropolitana, di chiarire con la città metropolitana stessa e con la Regione quale dovrebbero essere i valori di investimento da destinare alla gronda e quale alla mobilità pubblica, visto che per il momento si parla solo della prima e si sacrifica la seconda. I sindaci che erano stati coinvolti non hanno dichiarato un sì in favore della gronda. Lo studio di fattibilità è poi variato nel frattempo e Meta ha avuto l’ulteriore incarico di deviare il tragitto per via della scelta di intercettare il sito del futuro ospedale di Cambiano. Forse non si sa che uno dei punti più inquinati del territorio è tra i due semafori di Andezeno, che con la gronda non può che peggiorare. Arignano, Mombello e Castelnuovo vedranno aumentare il traffico perdendo la loro vocazione agricola d’eccellenza. Chi imboccherà la gronda in direzione Chivasso per arrivare a Torino passerà da Pino Torinese. Meta non dice nulla.”
- Savio riassume le iniziative svolte, in particolare quella di Chieri, per ribadire l’opposizione al progetto. “Questo è il momento per manifestare la nostra contrarietà all’opera prima che qualcuno imponga le sue scelte e per costruire con altri possibili alternative”.
- Porporato, di Gassino, sottolinea che in tutti questi anni si sono inutilmente spesi più di un milione di euro in studi di fattibilità ed ora è giunto il momento di dire basta. “Con questi soldi si sarebbero potuti fare interventi utili alla cittadinanza e invece sono stati sprecati. Si dice che bisogna coinvolgere i cittadini ma siamo stati lasciati fuori da ogni possibilità di valutare lo studio di fattibilità. Ci è stato detto di chiederlo ai sindaci e quindi tutti quanti dovremmo bussare alla loro porta per sapere a che punto è il progetto”.
- Si sono poi susseguiti interventi che elenchiamo brevemente di seguito:
- – una tangenziale o gronda per il trasporto locale renderebbe solo più difficoltoso il traffico locale e aumenterebbero i rischi per gli abitanti locali
- – la necessità di supporti legali per essere più incisivi
- – mentre il singolo cittadino è rallentato e ostacolato da svariate pratiche per sanatorie e permessi, ci si chiede come mai per i promotori della gronda è così facile e perché non devono rendere conto a nessuno
- – la presenza di linee ferroviarie chiuse frettolosamente da uno sviluppo sbagliato, ora invase da erbe ed in stato di abbandono. Basterebbero un po’ di treni moderni che ridurebbero il traffico dalle strade e incrementerebbero il turismo. Adesso a Chieri, in particolare alla domenica, si resta bloccati
- – Il vice-sindaco di Pavarolo chiarisce che come amministrazione locale hanno idee diverse dai sostenitori della gronda. “Costoro non hanno mai parlato dei danni che porterebbe questa opera. A Pavarolo viene portato avanti un percorso di tutela e valorizzazione non solo MAB-Unesco (..) e non siamo disposti a modificare l’assetto stradale attuale. Ci vogliono infrastrutture che non entrino in conflitto col nostro territorio”.
- – i turisti sono entusiasti di trovare posti unici, poco o per nulla conosciuti, preferiti alle Langhe. Da Superga a Casale la natura ha ancora un peso centrale. Occorre muoversi per arrivare a certificazioni ambientali di eccellenza
- – l’importanza di fare rete, anche costruendo piccoli comitati locali che aderiscano e promuovano iniziative nei singoli Comuni
- – l’ipotesi di esporre dalle nostre finestre delle bandiere o striscioni in cui affermiamo visivamente la nostra contrarietà alla gronda
- – chiedere a tutte le amministrazioni di dedicare una giornata per affrontare un dibattito sulle problematiche MAB-Unesco anche perché l’idea di sviluppo delle aree industriali è sorpassata dalle sfide future. Nel frattempo ci si è già attivati sugli 86 comuni aderenti alle linee del MAB-Unesco con progetti per avvalorarne il riconoscimento e per incontrare le associazioni di categoria per un confronto.
- Il Coordinamento No Gronda – No Tangest prosegue dunque la sua campagna di informazione per difendere il proprio territorio .

Sabato 21 giugno si è svolto a Montaldo Torinese, organizzato dalla Pro Loco, il ‘Green Festival’ che, oltre ad un mercatino di produttori locali, ha previsto un Convegno incentrato sulle opportunità offerte al territorio dal MAB (‘Man and Biosphere’) Unesco. L’argomento è stato introdotto dall’ing.Tresso, presidente del MAB ‘Collina Po’ nonché Assessore a Viabilità e Verde pubblico del Comune di Torino. Tresso ha presentato il MAB, programma che ha come obiettivo primario ‘l’uso e la condivisione razionale e sostenibile delle risorse della biosfera’. ‘Collina Po’ è dal 2016 una ‘Riserva della Biosfera’ cioé un ecosistema terrestre che ‘promuove attività di cooperazione scientifica, ricerca interdisciplinare e sostenibilità ambientale’. Questa qualifica dev’essere rinnovata nel 2026. Lungo l’asse del fiume Po ci sono altre Riserve della Biosfera come il ‘Po Grande’ e il ‘Delta’ e l’obiettivo dichiarato da Tresso è quello di creare un coordinamento dei territori lungo tutto l’asse fluviale, dalla sorgente al delta, considerandolo un unico ambito fondamentale per la conservazione della biodiversità, delle comunità, delle specie e degli ecosistemi. L’obiettivo di uno sviluppo sostenibile è stato a parole condiviso dal Consigliere regionale Magliano che ha sottolineato come in un territorio, quale quello della collina del Po, si debbano portare risorse come trasporti locali o pediatri per evitare lo spopolamento.
Il pubblico ha ascoltato con interesse i due esponenti delle Istituzioni, sperando non fossero le solite parole vuote: le domande sono ovviamente state incentrate sul convitato di pietra del Convegno, la ‘Gronda Est’, infrastruttura viaria in contrasto con ogni idea di tutela del territorio. I due esponenti politici hanno abilmente e prevedibilmente eluso le risposte: alla domanda se il rinnovo del MAB sia compatibile con l’attraversamento ed il sezionamento di una ‘Riserva della Biosfera’ da parte di una strada a quattro corsie, percorsa da TIR e auto, la risposta di Tresso è stata vaga e addirittura possibilista, dipendendo il giudizio dai valutatori. Ancora più vaga la risposta di Magliano come rappresentante della Regione, che per ora ‘sta verificando lo stato di fattibilità’ di un progetto che è in capo alla Città Metropolitana di Torino.
Lo stesso si è dichiarato personalmente favorevole alla Gronda, posizione che evidentemente non ha percepito come in palese contrasto con l’oggetto ed il contenuto del suo intervento ‘Turismo lento e produzioni sostenibili’… L’unica concessione di entrambi i relatori è stata la dichiarazione che ritengono sia necessario coinvolgere sempre nelle decisioni i territori su cui la politica intende intervenire con progetti di forte impatto, e qui il MAB può servire a promuovere il confronto tra comunità e amministratori, senza però, secondo Tresso, esprimere una posizione…. Lo stesso Tresso ha dichiarato che ‘purtroppo’ a volte può accadere che il confronto non venga fatto, per motivi di urgenza, come recentemente accaduto per progettare l’intervento nel Parco del Meisino con fondi PNRR, che non ha tenuto per nulla conto del parere dei cittadini che difendevano dalle ruspe del Comune un’area di estremo interesse naturalistico, facendoli sgomberare dalla polizia.
Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ha sostenuto l’importanza della Collina del Po come polmone verde, da tutelare e preservare, mentre Elena Di Bella ha parlato di mobilità sostenibile, che richiede il potenziamento dei trasporti locali e dell’intermodalità. Del legame tra cibo e territorio ha parlato Riccardo Bruno, illustrando i risultati del suo Dottorato di Ricerca presso il Politecnico di Torino: l’area urbanizzata sta erodendo il territorio agricolo o boscato della collina del Po. Il cibo prodotto nel territorio spesso non rimane nel territorio ma viene trasportato altrove. Il suo invito è quello di adottare politiche del cibo, studiandone produzione, distribuzione, consumo e considerando gli aspetti sociali, territoriali e ambientali. Con Roberto Sambo, di Slow Food, si è parlato di cibo di qualità, ‘buono, pulito, giusto’, quello valorizzato dai ‘presìdi’ di Slow Food, come difesa dalla globalizzazione. Difesa delle eccellenze locali significa anche difesa del territorio che le produce e delle modalità ‘dolci’ di produzione. La cerealicoltura intensiva, in larga parte destinata ad allevamenti intensivi di bestiame (dannosi per gli animali e l’ambiente) o alla produzione di biomasse (!) causa il prelievo eccessivo di acqua dal Po, destabilizzando l’ecosistema del fiume.
Nell’intervento della Prof.ssa Elena Granata, del Politecnico di Milano, è stato indicato uno strumento legislativo importante perché vincolante sullo sviluppo delle comunità, il ‘Piano clima’ (Piano di adattamento ai cambiamenti climatici), che deve diventare il presupposto di tutte le altre politiche: ogni territorio deve conoscere il rischio specifico derivante dal cambiamento climatico, calcolabile da dati esistenti, e questo aspetto deve avere la priorità su ogni pianificazione. Gli amministratori locali presenti in sala si sono dimostrati molto interessati a questo strumento che dà potenza e forza a tutti gli strumenti settoriali come il ‘Piano acqua’ o il ‘Piano di comunità’.
Il Convegno si è concluso con le immagini dell’alluvione di Forlì del 2023, e delle frane sull’Appennino Emiliano, riprese dalla fotografa Silvia Camporesi, che documentano le mutazioni del paesaggio e sottolineno la fragilità del territorio. E’ stato ricordato come solamente nello scorso mese di Aprile anche la collina del Po sia stata lacerata da frane e smottamenti conseguenti a piogge intensissime.
Fuori dalla sala, un ‘gazebo’ presidiato da attivisti NOGronda/NOTangEst, con striscione e bandiere, ha sottolineato come esista un’opposizione all’ennesima opera devastatrice del territorio, promossa da ipocriti parolai incuranti di crisi ambientale e climatica.
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