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Il treno che non arriva mai: altri otto anni di propaganda e devastazione

Telt festeggia dieci anni e annuncia, ancora una volta, che la Torino-Lione “sarà pronta fra otto anni”.

da notav.info

Lo ha dichiarato il direttore generale Maurizio Bufalini durante l’evento Future Cornerstones, aggiungendo che finora “sono stati scavati 45 chilometri di gallerie su 160”. Tradotto: meno di un terzo dell’opera, dopo decenni di cantieri, promesse e miliardi pubblici spesi.
Al suo fianco, il presidente Daniel Bursaux ha ribadito che “non si scava un tunnel del genere con tre colpi di pala”. Una frase che, più che rassicurare, suona come l’ennesima ammissione di lentezza e difficoltà, in un cantiere che da anni vive di ritardi e numeri gonfiati. Bufalini, dal canto suo, ha sottolineato che tutti gli appalti sono stati assegnati, ma i fatti restano gli stessi: tempi lunghi, cifre enormi, risultati minimi e una conclusione che si allontana di anno in anno.

E non è la prima volta che succede. Già lo scorso dicembre, lo stesso Bufalini parlava di “un miliardo di appalti nel 2024” e annunciava che “nel 2025 le talpe entreranno in azione anche dal versante italiano”. Oggi, a distanza di un anno, il copione si ripete: le talpe restano un miraggio, le scadenze slittano e il completamento dell’opera viene rinviato ancora una volta al 2033.
Otto anni ancora, come se non fossero già passati trent’anni da quando il progetto della Torino-Lione viene spacciato come “strategico” e “indispensabile”. In tre decenni, la grande opera che avrebbe dovuto rivoluzionare i trasporti tra Italia e Francia ha prodotto soprattutto cantieri, consumo di suolo, devastazione ambientale e un flusso continuo di promesse disattese.

Per chi conosce la storia della Val di Susa, nulla di nuovo. Il movimento No Tav, che da trent’anni resiste contro quest’opera inutile e imposta dall’alto, non ha bisogno di ulteriori conferme: le parole di Bufalini e Bursaux mostrano ancora una volta quanto la narrazione ufficiale serva più a giustificare il cantiere che a raccontare la realtà. Dietro l’immagine patinata dei convegni e degli anniversari restano montagne sventrate, costi che lievitano e un territorio che continua a pagare il prezzo delle scelte di pochi.

Mentre Telt brinda ai suoi dieci anni, la valle si prepara invece a ricordarne venti di un’altra storia: quella della lotta popolare del 2005, delle giornate del 31 ottobre al Seghino e dell’8 dicembre a Venaus. A partire da queste date, anche quest’anno il movimento No Tav metterà in campo iniziative, momenti di memoria e di resistenza collettiva.

Perché dopo trent’anni di cantieri, promesse e miliardi spesi, l’unica opera davvero viva e concreta resta quella costruita dalla gente che difende la propria terra.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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