
Tutti a sciare, ovvero la fabbrica della neve
Qualche giorno addietro un parente di Pietra Ligure nell’augurarmi un buon compleanno mi ricordava come quando nacqui o giù di lì d’inverno in Liguria nevicava, e non nell’interno, bensì proprio sulle spiagge.
di Fabio Balocco, da Volere la Luna
Già quando mi trasferii a Torino all’inizio degli Ottanta quella neve candida e lieve era diventata solo un ricordo e, a parte la precipitazione del secolo del gennaio 1985, anche nella città subalpina di neve ne ho vista ben poca.
Se non fosse stato per la casuale scoperta canadese degli anni Quaranta, perfezionata e adattata negli anni, molte stazioni sciistiche dell’arco alpino occidentale avrebbero chiuso i battenti da un bel po’. Parlo ovviamente della neve artificiale o programmata o finta che dir si voglia, che ha sopperito in questi decenni alla carenza di quella che scende naturalmente dal cielo. Seppure con costi talmente elevati in termini di energia elettrica e di consumo di acqua da “costringere” spesso le amministrazioni pubbliche a intervenire per coprire i buchi di bilancio delle stazioni invernali.
Fino ad oggi la neve artificiale per essere prodotta necessitava pur sempre di un elemento imprescindibile, e cioè che facesse freddo. Almeno quello. Ma, dicevo, fino ad oggi. Perché la TechnoAlpin, azienda leader nel campo della produzione di neve, si è inventata una SnowFactory, “un’innovativa tecnologia che consente di produrre neve della migliore qualità in modo completamente indipendente dalla temperatura dell’aria… La neve prodotta presenta una consistenza particolare che ne rallenta il processo di scioglimento indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, mentre il volume rimane inalterato anche in seguito al passaggio di un veicolo battipista” (https://www.technoalpin.com/it/generatori-di-neve/snowfactory/).
Quindi una neve che si riesce a produrre indipendentemente dal fatto che faccia caldo o freddo, chissenefrega, ma che resiste anche al passaggio di un gatto delle nevi: non si compatta! Un’invenzione che sicuramente sarà adottata a Trojena, la futura località sciistica dell’Arabia Saudita (www.dovesciare.it/news/2024-01-23/trojena-la-futuristica-localita-sciistica-dellarabia-saudita-video-e-fotogallery) ma che garantirà altresì sicure aperture di stagione alle località sciistiche dell’arco alpino, quanto meno a quelle che avranno la capacità finanziaria per potersi dotare della fabbrica della neve.
Con la fabbrica della neve la fine dello sci di pista che molti preconizzavano a breve si sposterà nel tempo e dunque ben vengano nuovi ampliamenti. Altro che accanimento terapeutico! E dunque ben vengano i nuovi collegamenti: Cime Bianche, Civetta-Cinque Torri, Còlere-lIzzola, solo per citarne alcuni. È il progresso, bellezza, e tu non puoi farci niente, niente (“L’ultima minaccia” docet).
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