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BRASILE: LA PANDEMIA DILAGA. DOMENICA 28 GIUGNO “ATO MUNDIAL STOP BOLSONARO”

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Tutti i virus respiratori ritornano in autunno da quando esiste l’uomo e al momento non c’è ragione di pensare che il coronavirus si comporti diversamente dagli altri virus respiratori. Tecnicamente una pandemia si definisce terminata da 40 giorni consecutivi a zero casi nel mondo. Siccome in questa settimana si continua ad avere il record di singoli casi in un giorno è facile intuire che siamo ben lontani dal raggiungere questo obiettivo.

A trainare la crescita e la diffusione del virus Usa, Brasile, Russia, India e Gran Bretagna , paesi a guida sovranista e fin da subito negazionisti dell’epidemia. Questi paesi si contendono al momento le prime cinque piazze e da soli fanno la meta’ dei casi, vale a dire 5 milioni , e la meta’ dei decessi , vale a dire 250.000. L’Unione europea da parte sua si sta preparando a riaprire le frontiere al mondo esterno a partire dal 1° luglio, ma forse non a tutti i Paesi. Bruxelles potrebbe lasciare i confini chiusi alle persone in arrivo da Stati Uniti, Russia e Brasile, i tre Paesi con il più alto numero di contagiati e che finora non sono riusciti a fermare la diffusione del coronavirus.

In particolare in Brasile il virus sta avendo una grande diffusione. Il Brasile “primeggia” sotto due aspetti importanti: il numero di morti quotidiani e il numero di morti settimanali nelle ultime due settimane. Il dato che ha fatto notizia è stato soprattutto il superamento della soglia di 50mila decessi. Il Brasile è il secondo Paese al mondo che la supera, dopo gli Stati Uniti.

La maggior parte degli esperti concorda sul fatto che la responsabilità della situazione vada attribuita alla politica del presidente Jair Bolsonaro, che dall’inizio della crisi non ha mai smesso di sminuire la pericolosità del virus, di criticare le misure di sicurezza e di ostacolare chiunque provasse a proporre regole e restrizioni che potessero danneggiare l’economia del paese. Il primo caso di coronavirus in Brasile risale al 26 febbraio: era un uomo tornato a San Paolo dopo un viaggio in Italia e fu trattato come un caso isolato. In quei giorni il presidente Bolsonaro parlò della COVID-19 come di «una piccola influenza» e disse pubblicamente che i brasiliani erano già immuni al coronavirus. Ripeté le stesse cose in una conferenza stampa il 26 marzo, un mese dopo, quando nel paese erano stati accertati almeno 3mila casi e 77 persone erano già morte. In quell’occasione disse: «I brasiliani dovrebbero essere studiati, non si ammalano mai».

Il 16 aprile Bolsonaro aveva licenziato il ministro della Sanità e medico Luiz Henrique Mandetta per aver invitato i cittadini a rispettare le regole di distanziamento fisico e aver espresso sostegno alla proposta di alcuni governatori di chiudere scuole e attività commerciali. Il successore di Mandetta, Nelson Teich (anche lui medico), diede le dimissioni dopo meno di un mese perché in disaccordo con Bolsonaro, che insisteva per autorizzare l’uso di clorochina e idrossiclorochina per trattare i pazienti malati di COVID-19: una decisione molto controversa, visto che a oggi non ci sono prove scientifiche convincenti sulla sua utilità. Dopo Teich, Bolsonaro chiamò Eduardo Pazuello, un generale dell’esercito senza alcuna esperienza in campo sanitario, che sostituì i principali funzionari del ministero con altri ufficiali militari e autorizzò l’uso di clorochina e idrossiclorochina sui pazienti malati di COVID-19.

La settimana scorsa, mentre l’OMS decideva di interrompere nuovamente i test sull’idrossiclorochina e la Food and Drug Administration statunitense vietava l’uso del farmaco sui pazienti affetti da COVID-19, il ministero della Sanità brasiliano ne ha esteso le indicazioni anche ai bambini e alle donne in gravidanza. Bolsonaro ha investito un’enorme somma di denaro in un’azione di cui non si conosce l’efficacia a discapito del potenziamento di test e attività di tracciamento». Quando il 5 giugno il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha richiamato l’attenzione dei governi sul tema delle mascherine, chiedendo di incoraggiare i cittadini a usarle laddove le misure di distanziamento fisico siano difficili da rispettare, Bolsonaro ha minacciato di ritirare il Brasile dall’OMS, come aveva fatto anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump una settimana prima.

Nelle città più grandi la situazione negli ospedali è disastrosa: mancano i posti in terapia intensiva e il personale ospedaliero è esposto quotidianamente al rischio di contrarre il virus e ammalarsi. In alcune zone del Brasile si teme che il coronavirus possa causare la scomparsa di piccoli gruppi indigeni. In tutta l’America Latina in generale la situazione sanitaria è vista con grande preoccupazione dall’OMS. Nella giornata di domenica si sono registrati 183mila nuovi casi in tutto il mondo e circa il 60 per cento erano in America Latina. Oltre al Brasile, la situazione è preoccupante anche in Cile, Argentina, Colombia, Panama, Bolivia e Guatemala.

Nadia Santos attivista della sinistra brasiliana che vive in Italia ha lavorato come mediatrice culturale per la lingua portoghese e spagnola negli ospedali di Brescia e Bergamo durante il periodo caldo dell’epidemia da covid-19 Ascolta o scarica

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Comunicato Stampa – Comitato Italiano Lula Livre – Liberazione immediata

STOP BOLSONARO! FUORI BOLSONARO!
Il 28 giugno 2020 tutto il mondo si unisce alla nostra protesta in una manifestazione planetaria.
L’elezione di Jair Bolsonaro nel 2018 ha causato effetti devastanti in Brasile: con un programma economico inconsistente, ha basato la ripresa del Paese sulla vendita del patrimonio nazionale; la gestione ambientale negligente ha favorito l’aumento vertiginoso della deforestazione, della violenza contro i popoli indigeni e dello sfruttamento illegale del legname e delle ricchezze del sottosuolo; le questioni sociali sono state gestite in modo autoritario, con sistematici attacchi all’università, alla scienza, alla scuola e, non ultimo, con una gestione temeraria della pandemia del coronavirus che ha già causato più di 50 mila morti in Brasile.
Ma c’è di più: il governo Bolsonaro ha agevolato l’acquisto di armi ai privati, sostenendo una politica chiaramente contraria ai protocolli di azioni contro la violenza urbana. Chi guadagna con l’acquisto facile delle armi? Non certo la popolazione civile, da sempre povera e ancor più impoverita dalle “azioni di governo”. Di certo giovano ai gruppi paramilitari che terrorizzano la popolazione e che sono coinvolti in casi politici molto gravi, cominciando dall’omicidio di Marielle Franco.
Tutto ciò è sostenuto da un discorso supremazista, che ha svuotato le istituzioni create per promuovere le azioni affermative a favore degli afrobrasiliani. È continuato con azioni effettive per cancellare le misure di inclusione universitaria degli afrobrasiliani, indigeni e persone diversamente abili. È proseguito con un discorso di disprezzo nei confronti delle vittime del Covid-19. È stato segnato da battute sessiste e sprezzanti nei confronti della comunità LGBT+ che hanno permesso ai violenti di sentirsi autorizzati a perpetrare continuamente atti violenti e omicidi caratterizzati dall’odio di genere.
In poche parole, il governo Bolsonaro ha mostrato al mondo che il neoliberismo vale più delle vite umane. La svendita del Brasile vale più di ogni considerazione etica. Il lucro vale più della Carta dei Diritti dell’Uomo.
Per tutti questi motivi, noi, brasiliane e brasiliani all’estero, invitiamo l’italiani a unirsi contro la distruzione del Brasile. Per le oltre 50.000 famiglie che hanno perso i loro cari a causa della COVID-19, per la foresta amazzonica, per i popoli indigeni e afro-brasiliani, per i lavoratori disoccupati a causa della crisi economica, per le donne, per la comunità LGBT+, per i senza terra e i senzatetto, per gli studenti, per la cultura e per la natura, abbiamo bisogno di aiuto. Incoraggiamo tutti gli amici del Brasile a fare appello alle istituzioni e alle organizzazioni internazionali, così come ai singoli, con l’obiettivo di chiamare alla ragione le istituzioni brasiliane affinché agiscano costituzionalmente e coraggiosamente per impedire che si continui verso il baratro.
Per ragioni umanitarie gridiamo “BASTA“!
Fermate Bolsonaro! FUORI BOLSONARO!
Comitato Italiano Lula Livre
24 giugno 2020

Ato Mundial Stop Bolsonaro

Da Radio Onda d’Urto

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