InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il Pkk in Iraq: “Pronti a combattere l’Isis in tutto il mondo”

Poco oltre, sulla nostra sinistra, la città di Makhmur appare come un’isoletta fantasma in mezzo al deserto, caratterizzata da abitazioni spoglie e prive di vita, abbandonata da molti dei suoi abitanti. Oltre il centro abitato si trova il check-point del Pkk, che ha preso il controllo dell’area da quando – come già avvenuto nella non distante città di Singal – i Peshmerga del Pdk hanno mostrato di non prendere le difese della popolazione civile, quando hanno avuto luogo incursioni e bombardamenti dello stato islamico. Subito oltre il centro abitato si trova il campo profughi di Makhmur, dove vivono migliaia di curdi. È la prima linea tra stato islamico e resto del mondo, dove a fronteggiare direttamente l’Isis sono le donne (Yja-Star) e gli uomini (Hpg) del Pkk.

Dopo un tè di benvenuto con la popolazione del campo, i pick-up delle Hpg vengono a prenderci e ci portano al quartier generale per la protezione del campo profughi, a pochi chilometri dal monte Karacho, a sud, sotto il controllo del Pkk. Il comandante Heval Jamal Andok (in foto più in basso – che si assicura che scriviamo anche “Heval”, in curdo “compagno”) si siede con noi sotto il sole per un’intervista.

Quali sono i principi che ispirano il vostro partito?

Abbiamo un’eredità socialista, che parte da Marx per arrivare a Lenin. Combattiamo per una società socialista. Il socialismo è il nostro primo interesse. L’Unione Sovietica, quale principale esperienza storica socialista, ha tuttavia a suo tempo commesso degli errori. In quell’esperienza l’ideologia è stata controllata dallo stato; non è stata usata per la gente, ma per lo stato. Per questo stiamo cercando di rafforzare questa ideologia cambiandola, perché se vogliamo costruire una società libera dobbiamo progettare un vero socialismo, un socialismo umano, che non sia per lo stato.

Il Pkk è nato per essere il partito dei curdi, ma in realtà altro non è che un movimento umano per una società democratica. Questo è quello che vediamo oggi in Rojava: autonomia e autogoverno, presa in carico dei problemi collettivi, gestione autonoma della società. Il Kurdistan, d’altra parte, è un luogo in cui vivono molte nazionalità diverse; per questo il nostro partito si batte per un sistema in cui le diverse nazionalità possano convivere in modo democratico e rifiuta ogni sistema basato sulla prevalenza o sul dominio di una nazione sulle altre (è il caso, ad esempio, dell’attuale sistema politico turco). Siamo contro l’idea di una nazione che rappresenti una sola identità e una sola storia.

Crediamo sia necessario un movimento mondiale per il socialismo. È necessaria una rivoluzione mondiale. La radice dei problemi non è nazionale né umanitaria, è economica. Dobbiamo vivere bene, una vita bella e felice. La logica dello stato è che esso è necessario, imprescindibile per la convivenza umana, ma questo è falso. Lo stato non può vivere senza la gente, mentre la gente può vivere benissimo senza lo stato. Noi combattenti delle Hpg e delle Yja-Star non siamo soltanto soldati, siamo in primo luogo militanti politici. Il nostro interesse non è uccidere, il nostro desiderio è vivere con gli altri e condurre una vita serena e felice, come afferma il nostro comandante Abdullah Ocalan.

Sappiamo che le Hpg e le Yja-Star stanno affrontando dei combattimenti in Iraq, in primo luogo contro lo stato islamico. Può dirci qualcosa in merito?

Combattiamo Daesh in Rojava, a Singal e a Makhmur. Daesh è un gruppo barbaro e selvaggio, nemico dell’umanità. Decapitano la gente e sono ostili alle donne. Nella nostra ideologia la donna è al primo posto perché è la fonte della vita. Obiettivo reale di Daesh è impadronirsi del petrolio e venderlo ai molti stati – perché sono tanti – che fanno affari con questa organizzazione. Hanno attaccato il campo profughi di Makhmur perché sanno che i profughi di Makhmur sostengono il Pkk. In generale Daesh ha tentato di invadere il Basur [Kurdistan meridionale nel nord dell’Iraq, Ndr] per fare una guerra ai curdi.

Va detto anche che Daesh ha rapporti con la Turchia, per questo attacca Makhmur, che da sempre è stato attaccato dalla Turchia perché i rifugiati che ci vivono provengono dal Bakur [Kurdistan settentrionale nella Turchia sud-orientale, Ndr] e hanno dovuto oltrepassare il confine iracheno perché attaccati dall’esercito turco. Il comportamento della Turchia è questo, in generale. Quando Daesh ha attaccato Kobane, la Turchia lo ha appoggiato. Le Ypg-Ypj, che hanno difeso Kobane, non hanno mai attaccato la Turchia, eppure la Turchia oggi le attacca.

La Turchia non vuole che le Ypg controllino il suo confine con la Siria perché vuole che Daesh continui a controllarne almeno una porzione, in modo che possa ottenere il suo canale di passaggio con il mondo esterno. Anche il governo Assad vuole controllare alcune postazioni. Lice, Cizre, Sur, Nusaybin [città del Bakur sotto attacco da parte del governo turco, Ndr] dimostrano che la Turchia si comporta come Daesh, hanno lo stesso comportamento e la stessa ideologia.

Avete avuto degli scontri con lo stato islamico, qui a Makhmur?

Ne abbiamo avuti diversi. Ad esempio l’8 agosto scorso Daesh ha attaccato il campo. L’area a sud di Mosul, dove si trova Makhmur, è controllata dal Pdk [il partito del presidente del Governo regionale curdo, Massud Barzani, Ndr], ma si sono ritirati e hanno lasciato campo libero a Daesh, non hanno difeso i civili di Makhmur. Lo stato non protegge le persone, e il Pdk fa propria la logica dello stato. Abbiamo evacuato la città e il campo profughi, quindi i nostri distaccamenti sono scesi dal monte Karacho, che potete vedere qui poco più a sud, e abbiamo combattuto Daesh per tre giorni con la collaborazione dell’Upk [Unione Patriottica del Kurdistan, Ndr]. Durante questa battaglia abbiamo avuto tre caduti. Inoltre un giornalista curdo, Denis Firat, è stato ucciso da Daesh sulla montagna.

A causa di queste incursioni da Mosul adesso abbiamo questo presidio fisso delle Hpg e delle Yja-Star qui, nel campo di Makhmur. Daesh può tornare ad attaccare qui in ogni momento, anche adesso potrebbe arrivare; per questo c’è bisogno della nostra presenza. È lo stesso ruolo che svolgiamo a Singal e a Kirkuk. È una decisione del nostro partito quella di dispiegare distaccamenti del Pkk in queste città irachene, altrimenti manterremmo le nostre postazioni soltanto in montagna. Il Pdk ha ampiamente dimostrato di non voler o non essere in grado di difendere i civili, quindi la nostra presenza in alcune città del Kurdistan iracheno è necessaria.

Il Pkk ha combattuto e si trova in prima linea a Kirkuk. Forse presto ci sarà un’operazione per prendere Mosul e il Pkk è pronto a contribuirvi. Mosul è una città molto importante per la storia dell’umanità. Daesh ha distrutto la cultura a Mosul, le sue rovine antichissime. Siamo pronti a combattere Daesh a Mosul. Voglio dirvi una cosa molto importante: noi siamo pronti a combattere Daesh in ogni parte del mondo, non soltanto in Kurdistan.

L’Iraq è stato invaso, nel 2003, dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, e successivamente occupato da questi stati (cui se ne aggiunsero altri, tra cui Italia, Polonia, ecc.). Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia hanno ancora dei soldati di stanza a Erbil. Qual è la posizione del Pkk nei confronti degli eserciti stranieri che operano in Iraq?

La nostra linea politica è di non prendere le parti di nessuno stato, mai. Soltanto se uno stato ci attacca siamo costretti a difenderci, e allora ci troviamo in guerra con quello stato. Quando questi stati invaderanno il nostro Kurdistan, li combatteremo. Sono stati capitalisti. Nel 2003 [quando il Pkk già aveva in Iraq il suo quartier generale, sul monte Qandil, Ndr] non avevamo alcun rapporto o contatto con gli Stati Uniti e il Regno Unito. Tra noi e loro esistono differenze ideologiche: sono stati capitalisti. Quando, però, c’è un problema di vite umane da salvare, come oggi contro Daesh, possiamo mettere in piedi con queste forze una forma di coordinamento tattico.

Quale pensate che sia il ruolo delle potenze occidentali in medio oriente?

Il sistema capitalista è in crisi, per questo cercano di risolvere i loro problemi qui in medio oriente, cercando di cambiare i governi e i confini secondo i loro interessi, dividendo le persone. Queste potenze ragionano secondo l’ideologia dello stato-nazione, questa è la ragione della loro presenza qui. Usa, Francia, Gran Bretagna e altri sono oggi in medio oriente perché vogliono il petrolio. Questa è la terza guerra mondiale.

Anche molte organizzazioni o Ong vengono qui, come gli stati, dicendo che devono salvare l’umanità, ma in realtà sono qui per portare avanti i loro interessi nazionali. Lo stesso vale per le Nazioni Unite: dicono di proteggere le persone, ma cosa stanno facendo a Sur, a Cizre, per proteggere i curdi che vengono in queste ore massacrati dal governo turco? Nulla. È tutto un fatto di interessi economici, è per questo che hanno arrestato la nostra leadership. Solo interessi economici, nessuna umanità. È per i propri interessi che la Germania e l’Italia hanno contribuito all’arresto di Abdullah Ocalan diciassette anni fa.

Di recente, decine di soldati turchi sono morti in Turchia, molti dei quali in due separati attacchi esplosivi, uno nei pressi di Lice [rivendicato dal Pkk, Ndr], nella provincia di Diyarbakir e uno ad Ankara, nella capitale della Turchia. Sappiamo che il Pkk non è coinvolto nell’attacco di Ankara del 17 febbraio, che è stato rivendicato dai Tak (Falchi Curdi per la Libertà). Qual è la vostra posizione rispetto a queste azioni?

Questi attacchi sono il risultato della crudeltà del governo turco, che ha ucciso centinaia di persone e distrutto i quartieri di intere città. I curdi non possono stare a guardare, hanno provato a rispondere a questo attacco, in cui addirittura i corpi dei civili morti vengono bruciati dalle forze speciali turche, che incendiano anche le loro case. Esiste il diritto del popolo curdo a rispondere a tutto questo. I curdi devono proteggersi combattendo Daesh come tutti gli altri loro nemici.

Esistono molte organizzazioni per la liberazione del Kurdistan, ad esempio esistono anche i Tak. Non esiste relazione militare tra il Pkk e i Tak. Ciò che ci accomuna è semplicemente il fatto di essere curdi. Ci sono anche molti altri gruppi che agiscono per il Kurdistan. Tanto i Tak quanto il Pkk attaccano soltanto obiettivi militari in Turchia, non i civili (come invece sta facendo il governo turco). I Tak hanno diritto di proteggere i curdi. Il Pkk ha diritto di proteggere i curdi. Il Pdk, l’Upk, Goran [partito d’opposizione nel Kurdistan iracheno, Ndr] hanno diritto di difendere i curdi.

In questo momento, in Palestina, una nuova Intifadah deve far fronte a svariate forme di attacco da parte dell’esercito israeliano. Qual è il messaggio del Pkk ai palestinesi, in questo momento difficile?

Il Pkk non è soltanto un partito curdo, si concepisce come universale, non vuole combattere soltanto per i curdi, ma per chiunque. La rivoluzione palestinese è nel nostro cuore, l’abbiamo sempre appoggiata e sempre lo faremo. La nostra lotta è la stessa, il nostro nemico è lo stesso. Sono nel nostro cuore.

Quale messaggio volete mandare al mondo dal deserto dell’Iraq?

L’ammirazione per il Pkk è in tutto il mondo e non ha confini, perché la nostra pratica è la stessa che troviamo ovunque in questo pianeta: cercare un vita e una società migliori. Non è facile essere guerriglieri nelle Hpg e nelle Yja-Star: bisogna cambiare vita. Imbracciamo i fucili perchè dobbiamo proteggerci. In tanti ci dicono: “Abbandonate la lotta armata, riponete le armi”. Non possiamo: abbiamo bisogno delle armi; perché questa è la realtà del Pkk: quel che diciamo, facciamo.

Dai corrispondenti di Infoaut e Radio Onda d’Urto a Makhmur, Iraq

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

iraqkurdistanpkk

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Le “collaborazioni” delle Università: ma la scienza è neutrale?

Se la scienza possa o non possa essere neutrale rispetto al suo utilizzo per finalità diverse è un tema che merita qualche riflessione non troppo superficiale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cronaca e riflessioni sulla mobilitazione per la Palestina a Pisa

In questi mesi Pisa, come molte altre città d’Italia, ha visto e continua a vedere un’intensa e articolata mobilitazione per la libertà della Palestina e per lo stop al genocidio. Dallo scorso autunno, sin dall’intensificarsi dell’offensiva israeliana sulla Palestina e la ripresa dei bombardamenti su Gaza dopo il 7 ottobre, giovani e studentǝ della città […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“Lavender”: la macchina dell’Intelligenza Artificiale di Israele che dirige i bombardamenti a Gaza

L’esercito israeliano ha contrassegnato decine di migliaia di gazawi come sospetti per l’assassinio, utilizzando un sistema di puntamento AI con scarsa supervisione umana e una politica permissiva per i danni collaterali, rivelano +972 e Local Call.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

ELEZIONI LOCALI DEL 2024 IN TURCHIA

Riprendiamo dall’osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale questo quadro sulle elezioni a livello locale che si sono tenute in Turchia il 31 marzo 2024. Pur non condividendo l’enfasi sulla rinascita della socialdemocrazia, il testo ha il merito di fornire un panorama chiaro sulla sconfitta subita dall’AKP di Erdogan. La Turchia ha vissuto una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Uscita la legge europea sull’Intelligenza Artificiale: cosa va alle imprese e cosa ai lavoratori

Il 13 marzo 2024 è stato approvato l’Artificial Intelligence Act, la prima norma al mondo che fornisce una base giuridica complessiva sulle attività di produzione, sfruttamento e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il colore dei manganelli

Quei fatti si inseriscono in un contesto nel quale la repressione – nelle piazze, nei tribunali, nelle carceri, nei centri di detenzione per migranti – è diventata strumento ordinario di governo

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La crisi nel centro: la Germania nell’epoca dei torbidi. Intervista a Lorenzo Monfregola

La Germania, perno geopolitico d’Europa, epicentro industriale e capitalistico del continente, sta attraversando senza dubbio un passaggio di crisi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Guerre, decoupling ed elezioni negli USA. Intervista a Raffaele Sciortino

Le prospettive del conflitto sociale saranno sempre più direttamente intrecciate con le vicende geopolitiche mondiali, con l’evoluzione delle istanze che provengono da “fuori” e dunque anche con la tendenza alla guerra scaturente dall’interno delle nostre società

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Per una lettura condivisa sul tema pensionistico

All’innalzamento dell’età pensionabile va aggiunto poi un ulteriore problema: mentre gli  importi pensionistici vengono progressivamente abbassati la convenienza  del pensionamento anticipato diminuisce.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Digitalizzazione o giusta transizione?

Sfinimento delle capacità di riproduzione sociale, economia al collasso e aumento del degrado ecologico: di fronte a queste sfide per il settore agricolo non basta il capitalismo verde

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: Erdogan tenta di delegittimare la vittoria di Dem nel sud-est del paese. Manifestazioni e scontri

Proseguono i tentativi del sultano Erdogan e del suo partito AKP di delegittimare i risultati espressi nel voto per le elezioni amministrative del fine settimana.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il PKK è un’organizzazione terroristica?

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e il suo cofondatore e leader di lunga data, Abdullah Öcalan, sono stati per molti anni nella lista dei terroristi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea (UE).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: filmato di 70 minuti sull’operazione di guerriglia rivoluzionaria a Zap

Il 12 gennaio Gerîla TV ha diffuso un filmato di 70 minuti dell’operazione di guerriglia rivoluzionaria nella regione di Zap, nel Kurdistan meridionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

SDF: gli attacchi della Turchia alla Siria settentrionale e orientale sono un atto di aggressione barbara e terroristica

Gli attacchi della Turchia alla Siria settentrionale e orientale sono un “atto di aggressione barbarica e terroristica”, lo hanno affermato le SDF in una nota. Questa mattina la Turchia ha continuato ad attaccare la regione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Unità operativa rivoluzionaria di guerriglieri a Zap: “Noi non ci arrenderemo, ma il nemico sì”

Gerîla TV ha pubblicato un filmato del gruppo d’azione Girê Şehîd Pîrdogan che ha preso parte all’operazione rivoluzionaria per espellere l’esercito turco dalla regione occidentale di Zap, nelle zone di difesa di Medya controllate dalla guerriglia nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kalkan: la lotta del popolo palestinese per la libertà e la democrazia è sacra

Il membro del Consiglio esecutivo del PKK Durkan Kalkan ha parlato del nuovo contesto geopolitico, analizzando il ruolo della Cina e l’attuale guerra israeliana alla Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kalkan: Difendiamo la giusta causa del popolo palestinese fino alla fine

Duran Kalkan, membro del Consiglio esecutivo della KCK, ha parlato della guerra in corso contro Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Turchia liberi immediatamente le/i cinque torinesi arrestati ieri a Sanliurfa

Riceviamo e pubblichiamo… Manifestazione “Defend Kurdistan” a Torino domenica 15/10 ore 16.30, piazza Castello In questo momento cinque giovani di Torino si sono svegliate/i nelle mani dello Stato fascista turco.Sono trattenute/i da ieri insieme ad altre 10 internazionaliste e a 15 esponenti della giovanile del Partito della Sinistra Verde. L’opposizione democratica in Turchia e in […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Mehmet Dizin è stato preso in custodia per l’estradizione in Italia

Con accuse inventate dalle autorità turche, Mehmet Dizin, che vive in Germania dal 1980, è stato arrestato mentre si trovava in vacanza in Italia ed è ora in attesa di estradizione in Turchia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: si intensificano su tutti i fronti gli attacchi degli stati-nazione contro la rivoluzione confederale

Sebbene il movimento rivoluzionario per la libertà attivo in Kurdistan sia costantemente sotto la minaccia non soltanto della Turchia, ma di tutti gli stati-nazione capitalisti dell’area, i movimenti di truppe che negli ultimi giorni si stanno verificando su tutti i lati di questo accerchiamento, uniti all’intensificarsi, di settimana in settimana, degli attacchi, su più fronti, fanno temere un’ulteriore escalation e devono essere seguiti con attenzione per diversi motivi.