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Bartolini: la catena dei subappalti è anche la catena del Covid

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Non solo il Covid non è scomparso, non solo sviluppa nuovi focolai in quei settori del mondo del lavoro ad alta concentrazione operaia e bracciantile operanti a pieno regime in nome del profitto, ma sta anche mettendo in luce, nella maniera più tragica, qual è la filiera dello sfruttamento. Là dove spariscono i diritti, là dove i salari sono più bassi, là dove il mercato del lavoro è stato modellato dai dogmi neoliberisti per indebolire in ogni modo la forza dei lavoratori, il virus trova le condizioni migliori per la sua diffusione.

Da anni le lotte nel mondo della logistica hanno individuato il sistema dei subappalti, intrecciato a doppio filo con quello delle cooperative, come uno degli strumenti principali in mano ai padroni, in combinazione con i contratti a tempo determinato per controllare, dividere e sfruttare i lavoratori. Le aziende servendosi di fornitori esterni della forza lavoro possono usare questa flessibilità per liberarsi dalle responsabilità nei confronti dei lavoratori, predisponendo tagli, ristrutturazioni, esuberi, licenziamenti e delocalizzazioni semplicemente operando un semplice cambio appalto. Così spariscono anche i TFR, i livelli, gli scatti di anzianità. Tutelano il loro marchio in caso di problemi scaricandoli sui fornitori, spesso complici, e tramite le gare d’appalto li spingono ad abbassare le tariffe, cioè a sottopagare e a truccare le buste paga dei lavoratori, nelle quali gli straordinari non pagati sono solo la punta dell’iceberg delle violazioni che vengono commesse. In tutto questo le agenzie interinali sono l’ultimo anello dello sfruttamento prima del lavoro nero, che comunque emerge talvolta a tutti i livelli dei rapporti di lavoro nella logistica.

Nella vicenda della BRT di Bologna c’è tutto questo. 107 lavoratori contagiati mentre lavoravano a pieno regime, assembrati e senza misure di prevenzione adeguate. Due interinali positivi erano stati reclutati nel CAS di via Mattei, profughi per i quali il rinnovo del permesso di soggiorno legato al lavoro, come per tantissimi stranieri che lavorano nella logistica, è un ulteriore, potentissimo, strumento di ricatto nelle mani dei padroni che possono sfruttare ancora di più questi dipendenti. Il filo rosso del contagio si snoda dal magazzino in subappalto, passa per un’interinale e arriva al focolaio all’interno del CAS. Una filiera dello sfruttamento che diventa filiera del contagio.

In questi anni l’unica possibilità di ribaltare questo stato di cose è stata la lotta e l’unità dei lavoratori, organizzati principalmente dal S.I. Cobas, italiani e stranieri, che ha consentito, ad esempio, nella fase 1 di mettere in campo una grande campagna nazionale di astensione dal lavoro a salario pieno che ha gettato luce su quanto stava accadendo nel settore della logistica ed in generale nel mondo dell’industria, obbligando molte aziende a firmare protocolli di sicurezza – Bartolini arrivò per ultima al tavolo piegata solo dalla mobilitazione operaia – e costituendo l’unico contraltare reale agli interessi di Confindustria che venivano garantiti dai tavoli col governo con la complicità dei Confederali e che soprattutto in Lombardia hanno prodotto il disastro cui abbiamo assistito. Nonostante i protocolli e le misure di sicurezza predisposte dal governo, BRT anche questa volta ha messo davanti il profitto alla salute, non solo dei suoi lavoratori ma di tutti, sottovalutando i primi casi, nonostante denunce e mobilitazioni interne del S.I. Cobas, e continuando come se niente fosse le attività produttive.

I subappalti devono essere aboliti, questo ci dicono le lotte della logistica, che in qualche modo avevano previsto anche questi focolai, mobilitandosi per la sicurezza inesistente sui posti di lavoro. Intorno ad un mercato del lavoro che si sviluppa con questi meccanismi di sfruttamento non può che crescere una società diseguale, ingiusta e malsana. La vicenda del macello in Germania, al centro di un focolaio di più di mille contagiati, ci ha indicato esattamente le stesse problematiche. Il governo tedesco non ha potuto che constatare questi dati di fatto e ha vietato dal 2021 i subappalti nel settore della macellazione, affermando di fatto che non garantiscono condizioni di sicurezza e salubrità per i lavoratori e il territorio. Sicuramente si  tratta di una misura insufficiente che andrebbe estesa all’intero apparato produttivo perché i rischi sono gli stessi, ma in Italia troppi sono gli interessi, dalle centrali padronali della logistica alla Lega delle Cooperative, perché misure simili possano essere predisposte senza lotte, scioperi e picchetti che già da anni scuotono il settore, anche degli alimentari, come, ad esempio, nel  grandissimo stabilimento di Italpizza a Modena e nei macelli della zona.

Di seguito il comunicato del S.I. Cobas nazionale che fa il punto della situazione:

SE LA AUSL NON CHIUDE BARTOLINI, BARTOLINI LA CHIUDIAMO NOI.

Sono 130 i lavoratori che al cambio turno condividono gli spogliatoi e alle 19,30 la mensa. I bagni sono in totale 10, utilizzati anche dal personale driver (corrieri) e dagli oltre 30 lavoratori delle agenzie, che cambiano di giorno in giorno: due di questi lavoratori erano reclutati direttamente dal Centro di Accoglienza di via Mattei. Dopo i primi casi è solo il Si Cobas a fermarsi in due scioperi.

E’ Bartolini, leader nel settore della Logistica, all’interno una cooperativa di lavoratori del magazzino, tutti iscritti Si Cobas ed altamente sindacalizzati, e poi i driver suddivisi in decine di cooperative ed i lavoratori delle agenzie, quelli più ricattabili, quelli che lavorano un giorno qui ed uno lì.

La catena dei subappalti è anche la catena del Covid, non solo a Bologna, Brt, ma anche in Germania, nei mattatoi, dove si ammalano a centinaia i lavoratori meno garantiti, i turchi, gli immigrati, come a Mondragone, dove il lavoro costa 3 euro l’ora, e gli immigrati sono famiglie bulgare che ogni anno arrivano per guadagnare pochi soldi. La Germania ha individuato in questa forma di esternalizzazione selvaggia una delle cause di diffusione dell’epidemia ed ha vietato l’appalto di mano d’opera nei mattatoi. Nella Logistica il subappalto, le cooperative che si avvicendano ogni due anni, in una danza che lascia a terra non la scarpetta di Cenerentola, ma i soldi dei lavoratori per il TFR, gli scatti di anzianità, i livelli, è la regola. Bologna è una regola diceva Luca Carboni: Brt il subbapalto è la regola, ed il Covid la conseguenza.

Siamo qui oggi, unico sindacato tra tutti che ribadiamo che la vita è superiore all’economia, che i posti infetti vanno chiusi, che le condizioni di lavoro vanno migliorate. +80% la crescita della Logistica  maggio 2019-maggio 2020 in un mondo in cui c’è solo e-commerce…e quindi tanti più dipendenti in capannoni privi dei più elementari diritti, e confort: aria condizionata nel caldo, riscaldamento d’inverno, bagni per tutti, orari di lavoro ridotti, spazi adeguati a questo 2020 malato. Per questo basta titubanze: Bartolini va chiusa, sanificata e riorganizzata sentendo lavoratori, rls e sindacato. Senza se e senza ma, da subito. E questo caporalato diffuso va combattuto, e ci si augura eliminato. Fino alla vittoria

Si Cobas Nazionale

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