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Roghi e deportazioni nel Cie di Torino

Momenti di preparazione e organizzazione dei rimpatri al Cie di Torino. Un piano logistico di deportazione di migranti nigeriani tramite un volo charter di solo andata per la Nigeria. Però a guastare il piano di rimpatrio, le lotte dei migranti che per protesta danno, nelle giornate del 15 e 16 marzo, fuoco ad alcune stanze di isolamento, dell’area rossa e viola, rendendole inagibili. Le telecamere di sorveglianza all’interno della struttura riprendono i momenti di lotta dei migranti, quindi, una volta visionati i filmati, scattano le manette per sei ragazzi nigeriani che vengono trasferiti alle Vallette. Durante l’udienza di convalida del tribunale del riesame, il giudice si trova costretto a rilasciare i sei ragazzi nigeriani per la mancanza di flagranza di reato: il troppo tempo passato tra l’incendio e l’arresto non permette la convalida dell’arresto. I sei ragazzi vengono liberati. Tutto questo rallenta le operazioni di rimpatrio che si rendono più difficili ma non impossibili per le solerti forze dell’ordine. In fretta e furia si cerca di recuperare il tempo perso e imbarcano quattro dei sei ragazzi nigeriani nel volo per Roma (prima tappa del volo charter per stipare al suo interno altri migranti della stessa nazionalità)

Nella fretta di poter effettuare i rimpatri senza incontrare nuove proteste, i dirigenti del Cie decidono di spostare le operazioni di identificazione e perquisizione dei migranti all’interno dell’aeroporto torinese, ordinando ai Vigili del Fuoco di spostare i propri mezzi dalla rimessa. Quest’operazione/imposizione viene denunciata dai Vigili del Fuoco tramite un loro comunicato.

Nel Cie ormai semidistrutto, rimangono soltanto una trentina di persone. In questo clima di rivolta che avvolge l’infame struttura si dovrà decidere chi sarà il nuovo candidato a gestire il Cie, una preoccupazione non da poco per la prefettura torinese e per i funzionari che lavorano all’interno del centro di reclusione del quale rimane poco cosa grazie alle lotte messe in atto dai migranti. Lotte che incrociano le mobilitazioni e la solidarietà di quanti oggi si battono per la chiusura dei Cie, come avvenuto nella giornata del 15 febbraio a Roma dove un corteo di migliaia di persone si è diretto verso Ponte Galeria abbattendo le reti del centro di reclusione romano.

 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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