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I Tunisini di Lampedusa occupano un palazzo di Ben Ali

Dopo lo sgombero, gli arresti e i pestaggi seguiti all’ultima occupazione, i Tunisini di Lampedusa continuano la lotta e occupano, a Parigi, un grande edificio al 36, rue Botzaris di proprietà dell’ex tiranno di Cartagine, Ben Ali, e del suo partito, ormai disciolto, l’RCD. E così una volta entrati nel palazzo per un attimo sembra che la storia si sia fermata: le gigantografie e i ritratti del Rais, i poster e i manifesti dell’RCD intantti ed in bella mostra nelle stanze… e allora la storia “entrata dalla finestra” in poco spazza via il passato e riempe quelle sale della voglia e della necessità di organizzarsi, di rivendicare il proprio diritto alla dignità, all’abitare e alla libertà di movimento.

In Tunisia molte sedi dell’RCD sono state date alle fiamme o occupate dai comitati popolari, di quartiere, dalle associazioni della società civile ed è logico che i protagonisti della rivoluzione tunisina ora migranti portino a termine a modo loro la lotta cotro il vecchio regime anche qui in Europa. In Italia sono riusciti a far saltare i residuati degli accordi che il governo Berlusconi aveva siglato con il suo amico Ben Ali, adesso in Francia vogliono ripredersi ciò che gli spetta, fino infondo. E quindi le numerose e lussuosissime proprietà del tiranno, consorte e cricche di regime non posso che tornare nella mani di chi gli spetta, di chi era stato espropriato con violenza fin dalla nasciata dal rapacissimo establishment del regime tunisino.

Questa importante iniziativa di lotta dei Tunisini di Lampedusa, oltre ad esprimere la tenacia e la determinazione dei migranti a voler rivendicare i propri diritti e a conquistarsi uno spazio per potersi organizzare, solleva quindi anche un problema che ancora in Europa non era emerso e che potrebbe interessare anche l’Italia: le relazioni tra le cricche di governo e di mafia tunisine e quelle italiane sono cosa nota quanto poco inchiestata, così come poco si sa delle proprietà di Ben Ali e soci nel Bel Paese… sarà necessario attendere le occupazioni dei migranti per segnalare gli edifici al cui interno molto probabilmente ancora sono appese le gigantografie dell’ex-tiranno? A quel punto un esproprio non sarebbe solo giusto e legittimo, ma avrebbe anche l’effetto di riportare anche l’Italia al suo tempo, quello della primavera araba.

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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