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Sulle montagne della Sila: No Biomassa a Sorbo!

 Secondo uno studio condotto dal Laboratorio Nanodiagnostica di Modena nella Sila Catanzarese c’è l’area più pulita d’Europa! una bella fortuna per chi da quelle parti ci vive, ci lavora, o più semplicemente ci va a passare le vacanze, lontano dal caos delle spiagge estive.

Ma l’aria è forse il bene comune per eccellenza e tutelarla non è cosa facile nell’epoca dell’atomizzazione sociale; richiede una dose di sensibilità ed altruismo non comune, una visione della propria vita che guardi oltre al profitto singolare e pensi al plurale.

Forse è per queste difficoltà che la ANZ Power S.r.l., società con sede legale a Roma e di cui non si riesce a trovare traccia concreta nemmeno con il potente algoritmo di ricerca di Google, ha deciso di impiantare a 3.8 km dalla zona di massima protezione del  Parco Nazionale della Sila, una Centrale a Biomassa da 4,236 MW.

Un vero e proprio eco mostro lungo 120 m e lago 50 che promette di liberare co2, polveri sottili e diossine, nel cuore di una delle zone più incontaminate d’Europa.

I dati ci parlano di 40.000 tonnellate di legna (quasi 110 tonnellate al giorno), 6.000 metri cubi d’acqua con la produzione di 1500 tonnellate di cenere per garantire un solo anno di funzionamento della centrale.

Partendo da questo è facile capire come non è soltanto l’aria come bene comune ad essere sotto attacco, ma l’intero ambiente che viene assunto a valore da un modello sì di sviluppo, ma lontano da quello che queste comunità locali hanno conosciuto fin ora.

Si vogliono consumare risorse ambientali fondamentali come l’aria, l’acqua e gli alberi e distruggere le potenzialità di sviluppo turistico, nonché la produzione di prodotti tipici ( formaggi e patate che hanno già ottenuto il riconoscimento IGP e DOP ), per poter fornire 4 MW di energia di cui nè il territorio Silano, nè tantomeno la Calabria hanno bisogno, visto che ad oggi la regione esporta già il 40% delle energia elettrica prodotta.

Stando alle carte la zona per l’installazione dell’impianto è a Piano di Moggio, una località vicinissima al lago Passante, posto ricco di sorgenti ed intorno al quale insistono già numerose attività turistiche e di produzione alimentare; per di più il bacino è la principale fonte di approvvigionamento idrico per tutta la zona del Catanzarese che, già ora senza considerare l’acqua che verrà utilizzata per la centrale, soffre per la carenza idrica durante i mesi estivi.

Come se tutto questo non bastasse c’è da sottolineare che nessuno può garantire il fatto che ad essere bruciati saranno soltanto gli alberi. Infatti, per legge, qualsiasi combustibile di natura biologica potrà essere usato per alimentare la centrale, anche quello proveniente da rifiuti urbani. Prospettiva questa che sembra tutt’altro che remota, considerando la perenne emergenza rifiuti cui è  sottoposta la Calabria.

Il comune sul quale doverebbe sorgere l’ecomostro è quello di Sorbo San Basile, ma ad essere interessati dalla produzione di agenti inquinanti, dovuti alla centrale ed al relativo traffico di automezzi pesanti che ne scaturirebbe, sono anche i comuni di Taverna, Albi, Pentone, Carlopoli; posti in cui le comunità locali hanno già espresso la loro contrarietà all’installazione della centrale, con petizioni indirizzate alle amministrazioni comunali, ricorsi al TAR della Regione Calabria e con la nascita di vari comitati locali che si oppongono alla realizzazione della centrale stessa.

Una storia quella delle comunità silane che viene da lunghi percorsi di lotta, iniziati nell’immediato dopo guerra con l’occupazione delle terre incolte da parte dei contadini e proseguite a colpi di scioperi da parte dei braccianti. Storie che spesso sono state capaci di produrre vere e proprie esperienze di autogoverno dei territori. Ma, spesso, nell’epoca di una crisi in cui tutto viene messo a profitto, la capacità di amministrare nella direzione del bene comune, sparisce in nome di piccoli guadagni o egoismi personali.

Così capita che, nonostante il volere contrario della popolazione, il sindaco di Sorbo San Basile , Sergio Cosentino (eletto da una Lista civica con l’appoggio di PDL e UDC) dica di non poter bloccare il progetto perchè ereditato dalla vecchia amministrazione comunale, mentre il sindaco, che ha firmato nel 2008 la convenzione con ANZ Power, Luigi Riccelli (eletto con Lista civica appoggiata dal PD), oggi, è tra gli oppositori del progetto.

Se ci si sposta sul comune di Teverna, terra natale di Mattia Preti e comune limitrofo a quello di Sorbo, l’atteggiamento dall’amministrazione non sembra modificarsi. Solita manfrina burocratica sulle competenze e nessuno che si assume la responsabilità di prendere una decisione chiara sull’apertura del cantiere. Infatti il sindaco di Taverna, Eugenio Canino (eletto con lista civica appoggiata da PDL e UDC), dichiara di non poter intervenire su un progetto che verrà realizzato su un territorio che non è di sua competenza, anche se si dice preoccupato per l’impatto ambientale che la centrale potrebbe avere. Tutto normale verrebbe da dire, se non fosse per il fatto che Eugenio Canino non è soltanto il sindaco in carica di Taverna ma risulta anche essere, in qualità di Ingegnere, firmatario del progetto  per la  realizzazione della centrale!

Insomma una normale storia di separazione. Separazione tra le comunità che vivono i territori e chi lo amministra, separazione tra effimere volontà politiche di opposizione al progetto (mai esplicitate con atti amministrativi concreti) e firme poste sullo stesso. Separazione tra modelli di sviluppo locali  condivisi, discussi e scelti, ed altri esterni, imposti e non accettati. Separazione tra chi vede queste montagne come ricchezza collettiva da tutelare e proteggere e chi, invece, ci vede soltanto l’ennesima operazione speculativa ed inquinante.

Certo politici di professione e tecnici sanno fare bene i conti, la matematica e la statistica sono materie che maneggiano normalmente, e giocare sul piano di discordanza tra dichiarazioni pubbliche e comportamenti effettivi aiuta a buttare un pò di fumo negli occhi ed a tranquillizzare gli animi. Ma chi conosce queste montagne sa bene quanto vento c’è, e così capita che il fumo vada via e le persone inizino ad organizzarsi.

Infatti, i vari comitati che da 2 anni si stanno mobilitando  contro la costruzione della centrale, hanno lanciato 2 importanti momenti di lotta.

Il primo è previsto per giorno 20 gennaio, con una conferenza stampa ed una scampagnata convocata in località Piano di Maggio, a due passi da dove dovrebbe sorgere la centrale. Il secondo appuntamento è un presidio per giorno 24 gennaio davanti al tribunale di Catanzaro, giorno in cui il TAR della Regione Calabria si dovrebbe esprimere sul ricorso presentato dai comitati contro la costruzione della centrale.

Qualunque sia l’esito c’è da scommettere che la battaglia sarà lunga, chi ama quelle montagne si è messo in cammino per difenderle e da questi sentieri non è facile tornare ritornare indietro.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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