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Proteste degli agricoltori in tutta Europa. In Francia una giovane donna investita durante un blocco

Dopo le mobilitazioni degli agricoltori in Germania il movimento si estende in Francia, in particolare nella regione dell’Occitanie. Bloccata la A64 a Carbonne, i blocchi si moltiplicano a macchia d’olio intorno a Tolosa nella Haute-Garonne, bloccata anche l’autostrada A20 di Montauban. Ma le azioni previste si allargano anche ad altri dipartimenti in vista della mobilitazione di martedì prossimo.

Questa notte una giovane agricoltrice è morta in Ariège durante un blocco. Il ministro dell’Agricoltura ha espresso cordoglio e il passaggio del progetto di legge che ha fatto scatenare le proteste è stato rimandato di una settimana. La proposta di legge prende origine dalla constatazione che fra dieci anni un terzo degli agricoltori saranno in pensione e dunque, per affrontare questa situazione, il governo ha elaborato un patto di 35 misure. Il ministro dell’Agricoltura Marc Fesneau aveva già accennato alcune linee del programma a dicembre scorso, con l’idea di impiantare 150mila nuovi agricoltori nei prossimi dieci anni, un obiettivo poco realistico viste le cifre recenti: in Francia tra il 2010 e il 2020 sono state dismesse circa 100mila aziende agricole e si contano 389mila agricoltori in meno. Le linee guida della proposta di legge si riassumono nel ritessere il legame tra agricoltura e società, fare emergere una nuova generazione di agricoltori, rivedere il sistema di produzione sul livello della filiera e della produzione agricola, nei termini di sfruttamento del terreno agricolo.

È interessante sottolineare come nella zona dei Tarn e in Ariège, dove è partita la protesta, esistono diverse esprienze agricole giovani che sperimentano forme di organizzazione dal basso. Inoltre, nella parte occidentale dell’esagono sono presenti realtà storiche di movimento, come la ZAD di Notre Dames de Landes, che da anni costruisce un ragionamento profondo intorno al tema della difesa della terra, della salvaguardia dei terreni agricoli e delle modalità di consumo del suolo. Non da ultimo, le recenti mobilitazioni portate in auge dal movimento dei Soulèvement de la Terre, hanno avuto il loro epicentro a Sainte Solines, dove il progetto dei bacini idrici, impianti che favoriscono i grandi gruppi agricoli a discapito dei piccoli agricoltori, rientrano in questo panorama. Lo sfruttamento della terra e delle risorse naturali è un tema che lega a doppio filo queste attivazioni aprendo una contraddizione profonda tra questione ecologica e crisi sociale.

Da Reporterre.fr leggiamo le dichiarazioni di Nicolas Thuries (cosegretario generale dei Giovani Agricoltori della Haute-Garonne) a Actu.fr in merito alle politiche ecologiche “abbiamo già una perdita rispetto ai vantaggi sul gasolio agricolo a cui si aggiunge la problematica dell’accesso all’acqua per poter irrigare le colture”. Si registrano numerose azioni contro le istituzioni dell’ambiente, ad esempio la Direzione Regionale dell’Ambiente a Carcassonne o durante la manifestazione che si è tenuta a Tolosa. Secondo la parte più a sinistra del governo i tentativi di dare un orientamento in materia ecologista alle modalità di sfruttamento del suolo e in materia di agricoltura vengono completamente oltrepassati da questa esplosione di rabbia, andando in una direzione di negazionismo climatico e completa miopia rispetto a questi temi.

In un editoriale di Reporterre.fr di Hervé Kempf si legge come gli ecologisti si appellino al buon senso degli agricoltori a non individuare come obiettivo gli ecologisti e le misure ambientali, bensì con la realtà di una crisi agricola che deriva dal progetto neoliberale dell’agricoltura: un mercato globalizzato, i monopoli agricoli, l’industrializzazione delle colture, gli ogm, la scelta di favorire i pochi agricoltori-managers che sfruttano la modopera.. il tutto si scontra con il cambiamento climatico galoppante.

La Confederation Paysanne in questo momento sostiene la mobilitazione del sindacato FNSEA e della sua parte più attiva, ossia i Giovani Agricoltori, sottolineando nelle conseguenze del liberalismo la vera causa della crisi agricola, che sia in Francia o in Europa, e il sintomo della crisi della valorizzazione nei termini di salari, condizioni di lavoro degli agricoltori in genere.

Proprio in questo spazio, tra agricoltori reazionari legati al FNSEA (Federazione Nazionale degli agricoltori), la scommessa del sindacato agricolo, la Conf Paysanne, che ha partecipato alle lotte ecologiste di dare supporto a questa mobilitazione, lontana nei temi ma per portare le proprie questioni (come gli accordi sul libero scambio), i movimenti giovanili e territoriali ecologisti e a difesa del territorio contro grandi progetti inutili, si consuma la prima vera e propria crisi della nostra epoca di transizione ecologica ed energetica nella crisi del sistema capitalista. Questa faglia si consuma nel paradosso dell’ecologia come sguardo volto a un orizzonte sostenibile che si scontra nell’impossibilità di costruire prospettive di riscatto immediate che partano dalle condizioni critiche con cui la massa dei “proletari” dell’oggi si trovano a dover fare i conti.

È presto per avere uno sguardo approfondito su cosa potrebbe scaturire da questa mobilitazione, i media nazionali si spingono su dichiarazioni che tendono all’allarmismo richiamando alla mente il movimento dei gilet gialli, ma sono evidenti alcune iniziali differenze, la prima è il carattere corporativista di questa mobilitazione che parte da un settore produttivo della società in crisi ben specifico, ma che potrebbe contaminarsi con altre questioni, come l’inflazione e la crisi sociale in generale. Sicuramente è importante ragionare su quali sono gli aspetti che ci interrogano anche alle nostre latitudini, abbiamo visto le recenti mobilitazioni degli agricoltori in Sicilia che hanno bloccato la Palermo-Sciacca, ma il tema della sostenibilità ecologica si intreccia costantemente con quello della sostenibilità delle vite, con la possibilità stessa di consentire una riproduzione sociale che non sia garantita dai vari livelli di dominio.

Qui una mappa interattiva dei blocchi.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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