InfoAut
Immagine di copertina per il post

DDL NUCLEARE : cosa aspettarci, cosa sappiamo?

Continuiamo ad approfondire e a tenere alta l’attenzione sul tema del ritorno del nucleare, al fondo dell’articolo è possibile trovare una raccolta di tutti i nostri contributi sul tema.

Questo testo è il risultato di un’iniziativa svolta in università a Torino e dell’aiuto del professor Angelo Tartaglia, fisico nucleare al Politecnico e nostro puntuale collaboratore.

Si tratta della prima parte di un doppio articolo, da un lato puntiamo gli occhi sul futuro che ci aspetta a fronte delle manovre governative in modo da organizzarci in tempo a partire dai territori; sottolineiamo come il discorso del mix energetico sia sempre più attuale (fossile, gas, grandi rinnovabili e nucleare vanno di pari passo), tema oggetto anche della conferenza tenutasi a Biella con il Ministro Pichetto Fratin che ha visto all’esterno un presidio di controinformazione (nell’articolo alcune foto e interventi dell’iniziativa). Dall’altro, nella seconda puntata, guarderemo all’eredità che il nucleare del passato ha lasciato sui nostri territori e le conseguenze di questo “patrimonio”.

I PUNTATA: Guardare al futuro con una benda sugli occhi 

Una delega in bianco verso l’accentramento dei poteri 

Con il nuovo decreto legge proposto dall’attuale governo avviene un cambio di passo in materia nucleare. Con la delega il ministro potrà  risolvere e affrontare i vari problemi legati a ogni singola situazione: la questione centrale è che all’interno del decreto non ci sono aspetti tecnici ma una vera e propria delega in bianco per il futuro. 

Il decreto del governo stabilisce infatti che il ministero dovrà emettere altri decreti legislativi entro due anni, i quali entreranno nel merito rispetto al tipo di nucleare da sviluppare e altre cose simili. L’unico altro elemento chiaro di questo decreto legge è che prevede che si costituisca, sempre con un decreto ad hoc prossimo venturo, una nuova autorità nazionale per la valutazione di tutti i problemi legati alla sicurezza del nucleare e ad altri temi a esso inerenti. Autorità che  verrà dichiarata indipendente, senza dare dettagli su chi la comporrà, e che emetterà i pareri che dovranno essere tenuti in conto nei futuri decreti. 

In sostanza ciò che viene stabilito dal decreto è la modalità di quanto verrà deciso dai futuri decreti: essi passeranno infatti di nuovo in Parlamento per raccogliere i pareri delle commissioni competenti (e quindi non per essere votati!). In questo modo il governo potrà levarsi dai piedi tutti i passaggi istituzionali che rallenterebbero e impedirebbero i procedimenti. Per fare un esempio, se tali prossimi decreti conterranno elementi di contrasto con i vincoli attuali derivanti dalle varie agenzie territoriali per quanto riguarda l’ambiente, questi ultimi decadranno per lasciar posto a quanto deciso nei decreti stessi.

Un altro esempio riguarda la localizzazione degli impianti: il decreto legge dice che quanto deciso coi futuri decreti modificherà d’ufficio i piani regolatori, cioè non sarà più il Comune e neanche la Regione a poter dire no. Se a livello centrale questa “autorità” avrà dato il suo avallo, la decisione sarà inoppugnabile, qualsiasi cosa ci fosse scritta prima verrà modificata d’ufficio: si istituisce de facto l’accentramento massimo dei poteri per le decisioni che verranno prese.

Sostenibilità: la grande magia 

Le questioni di merito sono risolte per il momento con degli aggettivi magici, ‘come ad esempio l’aggettivo “sostenibile” che funziona ormai per ogni stagione: ed ecco servito il “nucleare sostenibile”.

Che c’entra il nucleare con tutto questo? Il nucleare non è né sostenibile né rinnovabile, e viene invocato essenzialmente da coloro che vogliono cambiare tutto pur di non cambiare niente:

  1. La fissione di per sé non produce gas climalteranti ma il ciclo di vita del “combustibile” e il ciclo di vita delle centrali sì. 
  2. La fissione lascia residui biologicamente dannosi per migliaia di anni. 
  3. Le centrali e gli impianti correlati pongono seri problemi di sicurezza. 
  4. Il funzionamento delle centrali non è regolabile in base alla domanda di energia.
  5. I costi e i tempi di realizzazione sono diseconomici e incongrui con quelli della transizione energetica.

Ora, dal punto di vista tecnico, al di là dei giudizi che possiamo dare sotto l’aspetto etico e politico, quando si usa un termine in una legge ci dovrebbe essere la spiegazione del significato, ma ciò non accade, è sufficiente aggiungere “sostenibile” e il problema è risolto:qualunque problema è risolto! 

C’è un punto interessante nella parte finale del decreto, laddove si dice che quanto verrà fatto per l’elaborazione dei nuovi decreti deve rimanere a bilancio invariato; vale a dire che non sarà lo Stato a fare degli stanziamenti mettendoci dei soldi. E’ ovvio però che i prossimi decreti provvederanno anche a definire possibilmente degli incentivi per coloro che vogliano investire nel nucleare perché nella realtà se non ci si mettono soldi pubblici non si muove nessuno. 

Propaganda e finta innovazione

C’è ancora un aspetto di cui il decreto non parla espressamente ma che è venuto fuori in tutti gli incontri pubblici e soprattutto in quelli organizzati con i giornali dai veri proponenti del nuovo nucleare, alcune grandi aziende, tra l’altro tutte pubbliche, interessate a investire nel settore: gli  SMR, gli Small Modular Reactors (piccoli reattori nucleari: “piccoli” per modo dire perché la loro dimensione di potenza tipica è più o meno quella della centrale di Trino Vercellese, centinaia di megawatt).

Occorre fare un’osservazione: a oggi esistono soltanto quattro, forse cinque, di questi reattori entrati in funzione in tutto il mondo :  si trovano in Cina e in India. Negli Stati Uniti un progetto di questa filiera, uno small modular reactor ad acqua, aveva cominciato a essere realizzato da un’impresa con le dovute autorizzazioni delle autorità locali, ma è stato poi abbandonato a causa dei costi in continua crescita e delle previsioni del prezzo del kilowattora. Il prezzo con questo tipo di reattori non è competitivo all’interno di un regime di mercato.Esiste però una narrativa secondo cui gli SMR sarebbero i reattori che ci abbasseranno le bollette, una grande stupidaggine detta più volte anche dal ministro Pichetto Fratin, perché oggi come oggi il kilowattora nucleare in tutto il mondo costa di più di quello fotovoltaico. D’altronde è così per un motivo molto semplice: qualunque centrale nucleare va a fissione e ha bisogno di impianti di sicurezza, sistemi di refrigerazione e di controllo che ne costituiscono il costo, questo influisce sul costo finale molto più che la materia stessa, ossia l’uranio. 

Questi costi non sono proporzionali alla potenza: i reattori attuali di ultimissima generazione superano 1 GW o 1,4 GW di potenza e sono così grandi per un motivo economico banale, ossia avere una sorta di economia di scala sui costi di gestione, sicurezza, controllo. Più grande è la centrale e meno incide sul kilowattora, se è piccola questi costi non si riducono in proporzione alla potenza; in parole povere il kilowattora di una centrale piccola o piccolissima costa di più del kilowattora di una centrale grande o grandissima. In regime di mercato ovviamente gli investimenti si indirizzano verso quelle grandi e non verso quelle piccole. Gli SMR comunque sono visti dal ministro e dal governo come transitori. In realtà la vera soluzione non sono gli SMR ma gli AMR, Advanced Modular Reactors di nuova tecnologia e tante altre belle parole; anche qui però si tratta di progetti. 

E’ interessante però leggere un documento di alcuni mesi fa di Confindustria su questo tema: il problema legato ai costi viene riconosciuto e attenzionato come un aspetto da valutare. Viene inoltre detto che gli SMR che utilizzano tecnologie esistenti, a parte la sproporzione dei costi, non sarebbero realizzabili prima del 2035 perché la tecnologia tradizionale non è ancora a punto, soprattutto per il problema del controllo (interessante notare come alcuni giornali invece li presentino come dei giocattolini da montare, quasi come si parlasse del Lego!). Gli AMR quelli che avrebbero una maggiore capacità di produrre energia e quindi un minore impatto di scorie per kilowattora, quelli invece non esistono proprio. E sempre secondo Confindustria prima del 2050 non se ne parla.Confindustria tra l’altro precisa ulteriormente che, visti i problemi che dovranno essere risolti, la ricerca non si potrà realizzare a meno di sostegni pubblici, il che nella sostanza significa: noi privati non investiamo, investe lo Stato se proprio ci tiene.

Tutto questo contrasta esplicitamente con la vulgata ministeriale che considera il nucleare complementare alle altre fonti e transitorio per via della transizione energetica e della questione climatica. Il fatto però è che guardando i modelli matematici che descrivono l’andamento del clima, il collasso climatico, se non cambiamo niente, è questione di una decina di anni, ma il 2050 così come il 2035 verranno dopo. Pertanto la questione della conversione energetica non ha nulla a che vedere con il nucleare. 

I fautori del nucleare marciano dritti anche se nemmeno a loro è chiaro dove diavolo possono arrivare. Per intanto magari possono finanziare studi e ricerche o mantenere in piedi delle attività in alcune aziende, come Ansaldo, che lavorano già nel settore nucleare per i francesi o per altri, perché in Italia per ora, prima dei prossimi decreti, hanno compiti marginali e non sostanziali. Quindi il loro problema è fare comunque affari al di là del fatto che quanto si sta fabbricando  serva. 

E le scorie? Con la fissione ci sono sempre!

(Nuove generazioni di reattori porterebbero nuove generazioni di scorie!)

Tra le cose che i prossimi decreti dovranno definire c’è anche la trattazione delle scorie e la loro sistemazione. Ciò significa che anche questo tema sarà trattato in modo centralizzato, con una decisione che passerà sopra tutti i piani regolatori. Verrà stabilito anche se dovranno essere costruiti eventuali  impianti di riprocessamento delle scorie (di questi ultimi ne esisteva uno sperimentale a Saluggia, poi chiuso perché il riprocessamento è molto costoso e complicato).

Nelle deleghe rientrano anche lo smaltimento e localizzazione delle scorie ma non si entra nel merito perché non sono in grado di dare dettagli ulteriori. Attualmente le scorie sono all’estero dove le abbiamo mandate per essere riprocessate e ritorneranno a partire dall’anno prossimo. Dove rientreranno è già stato detto: torneranno da dove son partite, quindi in superficie, vicino alle centrali. Trino riprenderà le sue scorie, tanto per intenderci. E non soltanto Trino. E staranno lì ad aspettare. Poi arriveranno i decreti che decideranno dove metterle. Dove non si sa, il dilemma è sempre lo stesso: sono radioattive per tempi incredibilmente lunghi e quindi bisogna trovare un posto dove piazzarle e poter dichiarare ragionevolmente che non entreranno mai in contatto con la biosfera per tutto il tempo di pericolosità, il che è un po’ difficile da immaginare. 

Altre cose non accennate dal decreto ma che si sentono nelle chiacchierate informali riguardano queste mitiche “nuove generazioni di reattori”: quelle degli AMR pronte dal 2050. In realtà se ne sentono di tutti i colori, notizie infondate dal punto di vista fisico e ingegneristico. Si dice che  bruceranno le scorie, una scemenza totale che è presto spiegata. Con la fissione nucleare si prende un nucleo adatto e lo si  spacca in due, quindi si ricavano due prodotti che si chiamano prodotti di fissione, da qui non si scappa. Le scorie non coincidono coi prodotti di fissione, ma derivano dal fatto che questi ultimi sono sparpagliati dentro al corpo di quello che era l’elemento fissile e a un certo punto assorbono molto facilmente i neutroni, gli elementi che propagano la fissione. 

I prodotti di fissione man mano che si generano sono dei forti assorbitori di neutroni, il che vuol dire che a un certo punto “si mangiano” tutti i neutroni, e la fissione non va più avanti: anche se c’è ancora del materiale fissile dentro l’elemento, questo non funziona più. E’ questo residuo che è propriamente la scoria: prodotti di fissione, materiale fissile residuo, di cui la maggior parte è Uranio 238, normalmente non fissile, e anche un po’ di Plutonio che si è generato dall’Uranio assorbendo neutroni prodotti durante la fissione. Quindi si ottiene una miscela costituita all’incirca al 5% da polifissione, 1% o 2% da materiale fissile Uranio 125, 1% o 2% di Plutonio fissile che in parte ha già partecipato alla fissione e tutto il resto da Uranio 238. Le scorie si possono ritrattare a condizione di avere gli impianti adatti, per tirar fuori quel 5-6% di materiale ancora fissile presente; però è costoso e complicato, lo fanno in pochi e quelli che lo fanno sono in genere gli stessi che hanno le bombe atomiche (il Plutonio serve per produrre le bombe atomiche). E in ogni caso le scorie non vengono eliminate, quello che rimane è comunque radioattivo (prodotti di fissione e via discorrendo). 

Per far funzionare una centrale tradizionale occorre aumentare la percentuale di Uranio 235di qualche punto percentuale (la percentuale naturale nelle miniere è pari allo 0,7%) con processi di “arricchimento” a partire dal minerale. La parte “impoverita” di Uranio 238 (cui è stato sottratto l’Uranio 235) rimane e non serve nelle centrali ma ha un’alta densità quindi si può usare per gli armamenti: va bene per produrre dei proiettili da sfondamento, non è molto radioattivo ma quando si vaporizza rischia di essere respirato.

Ecco quindi la filiera completa: si parte dalla miniera e si va a un impianto di “arricchimento”. Lì si può incrementare la frazione di Uranio 235 fino al 20% del totale e questo prodotto si userà nei reattori nucleari civili di vario tipo per generarvi la fissione, che produce calore, che produce energia elettrica. Se l’arricchimento è spinto oltre il 20% e fino all’80% se ne ricavano le bombe “sporche”, o le bombe “tattiche”, a mezzo di miscele con esplosivo convenzionale. Se l’ “arricchimento” supera l’ 80% si fanno testate nucleari che possono anche essere usate come “spolette” per le bombe termonucleari (a fusione). La fissione nelle centrali nucleari produce energia ma lascia dei residui altamente radioattivi, le famigerate scorie. Inoltre inevitabilmente si produce Plutonio 239 che si può estrarre, insieme al residuo Uranio 235, con impianti di “riprocessamento”.

Una delle cose che è possibile fare, strada che già si è tentato di percorrere ma che ha costi troppo elevati, è usare degli auto fertilizzanti (i cosiddetti reattori) per convertire una quantità notevole di Uranio 238, che è più del 90% in partenza, in Plutonio, che è fissile, cioè trasformare qualcosa che non contribuisce a produrre energia in qualcosa che invece l’energia la produce. Facendo questo, nella scoria viene ridotta la quantità di materiale diverso dai prodotti di fissione al fine di usarlo come materiale fissile, è un modo per sfruttare di più il materiale prima che si fermi la reazione a catena: questo però non vuol dire che io stia eliminando le scorie, perché più fissione si verifica più crescono i prodotti di fissione dentro la scoria. 

Dunque è falso dire che è possibile “bruciare” le scorie: ciò che è possibile è, con le tecnologie adatte, ottenere un’efficienza maggiore, cioè usare di più di quello che è l’elemento combustibile prima di doverlo dismettere, e così facendo si aumenta la quota di prodotti di fissione rispetto agli altri materiali radioattivi di cui è costituita la scoria. Detto questo, il problema è sempre lo stesso: occorre trovare un luogo “sicuro” dove mettere le scorie per un tempo incredibilmente lungo.

L’unità di misura dei tempi di pericolosità. c’è chi dice migliaia e chi milioni di anni, la possiamo fissare nell’ordine dei 100.000 anni: quant’è durata la storia umana al confronto? Questo significa che, se assecondassimo Confindustria, Ansaldo, Pichetto Fratin, lasceremmo un’eredità per tempi che sono enormemente più grandi della durata della storia umana che abbiamo alle spalle. Il posto “sicuro” non è ancora stato trovato perché ovunque si provi a individuare scatta la rivolta sociale, problema che il nuovo decreto bypasserà aggirando l’ostacolo del territorio, dato che le decisioni saranno centralizzate, anche in merito all’individuazione del sito per il deposito. Al momento l’unica soluzione, per quanto riguarda le scorie che devono rientrare dall’estero, è che dovranno tornare nei siti da dove sono partite; tornando all’esempio di Trino quindi verranno depositate – nell’attesa di un luogo idoneo –  in una zona inondabile, con la faglia a 1 metro sotto la superficie del suolo, dunque un sito che fa acqua da tutte le parti. 

Al di là degli aspetti burocratici, il significato di questo decreto si può riassumere così: il governo dilaziona il tutto di altri due anni ma ha imboccato una strada sulla quale intende procedere dritto senza tentennamenti avendo accentrato i poteri per farlo, anche se non sa ancora bene che cosa farà. 

Qui la raccolta degli altri contributi sul tema:

L’energia non è una merce: per uscire dal fossile non serve il nucleare, per la transizione energetica bastano le rinnovabili ma senza speculazione

Il nucleare sta alla sostenibilità come il riarmo sta alla fine delle guerre: la grande trappola del nostro tempo. 

Il nucleare sta alla sostenibilità come il riarmo sta alla fine delle guerre: la grande trappola del nostro tempo (II parte)

Assemblea regionale a Mazzé “Noi siamo sicuri che dire no alla guerra deve significare il ricomporre le lotte: le lotte ambientali con le lotte operaie, con le lotte di tipo sociale”

Riflessioni post Festival Alta Felicità su riarmo, energia e nucleare: l’urgenza di bloccare la guerra ai territori a partire dai territori

Nuovo DDL nucleare: via libera all’energia dell’atomo in Italia. Alcune considerazioni per prepararsi al contrattacco

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Carisio: arrivato il preavviso di esproprio sui terreni di un agricoltore in vista del progetto di stazione elettrica per impianti agri-fotovoltaici

Diffondiamo la notizia di preavviso di esproprio dei terreni dell’agricoltore di Carisio Andrea Maggi, qui avevamo raccontato la sua storia.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Due giorni per la difesa dell’Appennino

Pubblichiamo l’indizione per la due giorni del 22-23 novembre prossimi nel Mugello per la difesa dell’Appennino dalla speculazione energetica

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Contrattacco al nucleare: prepariamolo insieme!

Verso l’assemblea pubblica di lunedì 3 novembre alle ore 18 al Campus Luigi Einaudi a Torino organizzata insieme a Ecologia Politica Torino

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Mappature dal basso: condividiamo informazioni, tracciamo traiettorie di lotta

Con il progetto Mappature dal basso vogliamo costruire una rete di informazioni e connessioni attraverso pratiche condivise e strumenti collettivi. Le due mappe che presentiamo – quella dei comitati e quella dei progetti speculativi – sono solo l’inizio di un percorso più ampio..

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Nuovo DDL nucleare: via libera all’energia dell’atomo in Italia. Alcune considerazioni per prepararsi al contrattacco

Pubblichiamo il primo di una serie di contributi sul tema del nucleare. Questo testo è stato realizzato dal collettivo Ecologia Politica di Torino che prende parte al progetto Confluenza.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Il nucleare non ha niente a che vedere con le fonti energetiche rinnovabili

Pubblichiamo il comunicato stampa di Pro Natura Piemonte in merito al convegno dal titolo “Ecolife: Transizione energetica” che si terrà sabato 18 ottobre a Biella al quale saranno presenti il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin e il rettore del Politecnico Stefano Corgnati.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Le esplorazioni di Confluenza: il Mugello si prepara a difendere il territorio dalla speculazione eolica

Ci troviamo a Castagno d’Andrea, una piccola frazione di poco più di duecento abitanti del Comune di San Godenzo, nel Mugello.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Campeggio No Pizzone II: due giorni di confronto e lotta a difesa dei territori

L’11 e il 12 agosto scorsi si è tenuto il primo Campeggio No Pizzone II, un’iniziativa del Coordinamento che ha radunato circa centocinquanta persone provenienti da diverse realtà sociali, politiche e territoriali presso le Sorgenti del fiume Volturno, a Rocchetta a Volturno (IS).