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Turchia: il dopo elezioni per il regime, e per l’opposizione

La geografia delle elezioni mostra una Turchia divisa a territori, le coste occidentali intorno a Smirne (Izmir) e la zona della Tracia (la parte del paese geograficamente in Europa) vedono una maggioranza kemalista rappresentata dal CHP (Partito Repubblicano del Popolo), le parti curde a sud-est del paese consegnano una maggioranza formata dal blocco Lavoro, Democrazia e Libertà. Il resto dell’Anatolia tra cui la capitale politica Ankara e la capitale economica Istanbul sono nelle mani dell’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo).

Il blocco Lavoro, Democrazia e Libertà, fondato dal BDP (Partito della Pace e la Democrazia) ma formato in totale da 17 gruppi e partiti indipendenti e di diversa provenienza, ha celebrato il risultato ottenuto alle elezioni: esprimendo candidati indipendenti molto votati nelle specifiche circoscrizioni (e perciò in grado di accedere al Parlamento turco) si è riuscito ad evitare la soglia minima del 10% richiesta (altrimenti alla portata di soli tre partiti).

Lavoro, Democrazia e Libertà si è aggiudicata 36 posti in Parlamento conquistando seggi non solo nelle zone curde nel sud-est del paese, ma anche scegliendo 3 candidati dalle 3 zone elettorali di Istanbul – e non si parla solo di candidati curdi ma anche di turchi, come Ertuğrul Kürkçü, militante della generazione -68 con 14 anni di carcere alle spalle (ex-leader di DEV-GENÇ ed unico sopravvissuto del massacro a Kızıldere nel 1972, oggi coordinatore del sito BiaNet.org ed editore della rivista Pane & Libertà), o come Sırrı Süreyya Önder, grande personaggio del cinema – regista, attore, sceneggiatore – e della scena politica turca (12 anni passati in galera dopo il colpo di Stato del 1980), premiato per il suo capolavoro Beynelmilel (L’Internazionale). Il primo ha ricevuto 92.000 voti nella città di Mersin (nel sud est del paese) ed il secondo ha conquistato più di 120.000 voti nel seggio di Istanbul 2; grande quindi il supporto locale a questi candidati e personaggi ben diversi da, per esempio, il nuovo parlamentare dell’AKP, l’ ex-calciatore della nazionale Hakan Şükür (calciatore dal tiro più veloce della storia dei mondiali).

Celebrazioni, dunque, nel blocco Lavoro, Democrazia e Libertà, unito attorno allo slogan “per la Repubblica Democratica” e “per un’autonomia democratica” e consapevole di essere “la voce nel parlamento di tutti gli oppressi, gli sfruttati, e dei cittadini che soffrono ingiustizie” – turchi come curdi. 30 sono stati i fermi durante gli interventi della polizia nelle celebrazioni, almeno 31 i feriti: a Siirt dove la polizia ha usato gas lacrimogeni e blindati i feriti sono stati 11, 6 i feriti a Batman e 2 a Van.

A Şırnak invece, una bomba a mano ha provocato 12 feriti, sul posto anche il tedesco Weinberg della Die Linke Tedesca. Tanti gli incidenti anche durante le elezioni, massiccia la presenza militare anche attorno alle urne, e 20 feriti tra gli scrutatori.

Celebrazioni anche da parte dell’AKP, Erdogan vince per la terza volta anche se con meno poltrone in Parlamento di quelle sperate e di quelle necessarie per cambiare da solo la Costituzione. Da notare anche una diminuzione del supporto da parte dei liberali verso l’AKP, incrinatosi rispetto alle ultime elezioni ed evidente anche nei media. The Observer analizza il problema tra gli intellettuali liberali che, se una volta supportavano Erdogan, ora vedono in lui un personaggio sempre più chiuso alle critiche ed autoritario. Altri, come un utente in internet ha spiegato la relazione fra l’AKP e i liberali: “In Anatolia si usa una semplice trappola, all’interno di un tubo del camino si mette del cibo e quando, avvicinati dall’odore, gli animali entrano nel tubo, lì rimangono e non possono più uscire fuori”, simbolizzando la forte influenza che Erdogan ha avuto sui liberali turchi e non negli ultimi anni.

E hanno ragione ad essere preoccupati i liberali, il loro entusiasmo verso la “democrazia progressiva” di Erdogan si è dimostrato veramente ignobile – specialmente ora dopo anni di repressioni, violenze e censure. La morte di Metin Lokumcu è stato l’ultimo di una serie di eventi  terrificanti avvenuti prima delle elezioni. In un dibattito televisivo, ad un parente di Lokumcu, Ruşen Çakır, è stato detto che un insegnante in pensione (Lokumcu) non avrebbe dovuto essere lì e per essere sceso in piazza avrebbe dovuto essere punito. Quando Çakır ha specificato al premier ed ai presenti che Lokumcu era già morto, la risposta del premier è stata un semplice “Non lo so.” Un episodio simile è avvenuto quando ad Ankara c’è stata la protesta contro la morte di Lokumcu a Hopa. Una ragazza è salita su un panzer per protestare simbolicamente contro la violenza della polizia finendo all’ospedale con il collo del femore rotto. Il commento del premier è stato “Non so se si tratta di una ragazza o di una donna” con l’intento di sminuire il ruolo delle donne nelle proteste. In seguito Erdogan ha ribadito che l’uso del gas lacrimogeno è decisivo per non arrivare alla situazione davanti agli occhi di tutti in Siria. Il premier ha poi concluso: “Ma cosa è questo conto di Hopa che vengono a portarci?”, spiegando poi che la vera rivoluzione è quella che ha messo in atto lui, “portando i treni ad alta velocità a Konya, questa è la vera rivoluzione. Noi facciamo questo”. Dal suo lungo discorso, pronunciato dal balcone dopo la vittoria elettorale, dichiara con una frase allarmante:  “Quello che abbiamo fatto garantisce quello che faremo”.

Esiste però un’altra Turchia, quella che non si è mai fatta intrappolare dalle promesse vuote di democrazia dell’AKP, una Turchia meticcia che vuole lottare e narrare un’altra storia da quella di Erdogan. Se i 36 indipendenti riusciranno ad essere la loro voce in parlamento è ancora tutto da vedere.

 

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