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2 giugno: obiezione di coscienza (di Giorgio Cremaschi)

A Pontedera i dirigenti della Cgil di Pisa hanno impedito che il corteo dello sciopero di 4 ore fosse aperto dallo striscione “L’Articolo 18 non si tocca!”. Prima di tutto esprimiamo solidarietà ai lavoratori e ai militanti sindacali che hanno deciso di manifestare lo stesso dietro quello striscione, ma certo questo episodio non è casuale.

La dura verità è che la lotta per l’articolo 18 non fa più parte dell’agenda della Cgil. Questo mentre ogni giorno che passa sono più chiari i contenuti reali della controriforma Fornero, e mentre il Senato si prepara a peggiorarla ancora. Flessibilità selvaggia e libertà di licenziamento, in un momento di crisi, passano con il silenzio, la complicità, il consenso di Cgil, Cisl e Uil. Per questo a Pontedera non si vuole quello striscione e per questo le segreterie di Cgil Cisl e Uil hanno deciso di manifestare il 2 giugno sul fisco e sul lavoro.

Qui siamo al ridicolo. (…) Nelle interviste di questi giorni i segretari confederali spiegano che con il governo siamo vicini al punto di rottura. Cioè non ci siamo ancora, evidentemente quello che accade non basta. E così, dopo aver lasciato passare la più feroce controriforma delle pensioni, Cgil Cisl e Uil si apprestano a lasciar passare anche la controriforma del lavoro.

Anche la scelta della data è segno di una perdita totale di distacco dalla realtà. Perché si manifesta il 2 giugno, dopo la parata? Cosa si vuole esprimere? Solidarietà a Napolitano, che sparla di suo? Cosa si vuol dire, che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e che però purtroppo il lavoro non siamo in grado di difenderlo? La manifestazione del 2 giugno è il segno della caduta totale di combattività e anche di senso della rappresentanza da parte di Cgil Cisl e Uil. E, visto che è meglio essere precisi, è soprattutto un venir meno del gruppo dirigente della Cgil ai suoi doveri, visto che Cisl e Uil in questi ultimi anni di consenso a Marchionne, Berlusconi e Monti, ci hanno abituato a tutto.

Così si capisce anche perché in Italia la crisi politica non ha gli sbocchi di altri paesi. Il Presidente Sarkozy, prima di perdere le elezioni si è lamentato del fatto che in Francia non ha potuto portare l’età pensionabile a 62 anni per l’opposizione dei sindacati, che invece, ha sottolineato, in Italia hanno lasciato passare la pensione dopo i 67. In Grecia in governo della banche è stato travolto non solo dal voto dei cittadini, ma da due anni di lotte e scioperi generali.

In Italia Cgil Cisl e Uil si confermano i migliori alleati e sostenitori di questo governo. E di questo adesso devono essere chiamati a rispondere. Per questo il 2 giugno intendo fare per la prima volta obiezione di coscienza alla manifestazione Cgil Cisl e Uil, così come ho sempre condiviso quella per la parata militare del mattino. Adesso basta. Per difendere i lavoratori dal massacro che gli sta precipitando addosso bisogna organizzarci e auto-organizzarci e farci sentire sul serio contro il governo. Lo faremo, anche senza i gruppi dirigenti di Cgil Cisl e Uil.

Giorgio Cremaschi

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