
Voci dalla lotta No Tap
Ci racconti cosa è successo martedì 28 ?
Martedì 28 il TAR ha emesso una sentenza in cui dava il via agli espianti perché le richieste del comitato secondo loro venivano meno. La mattinata è stata allucinante: circondati da tutte le parti, elicotteri, polizia che ci riprendeva, ci veniva impedito di fare tutto. Appena è iniziato il blocco ci siamo trovati circondati da forze dell’ordine, ci hanno divisi in due blocchi, gli agenti si sono infilati tra di noi utilizzando delle stradine poderali. Nonostante la divisione siamo riusciti a bloccare i mezzi per diverse ore. Sono poi riusciti a sfondare, ci siamo messi davanti al cancello seduti per terra sino alle 12,30 discutendo con il vice questore. Non c’è stata nessuna soluzione ed è partito l’ordine della carica. Ci hanno diviso, spintonato, caricato. Circa una quarantina di persone sono state intrappolate e tenute in ostaggio da carabinieri in tenuta antisommossa che hanno impedito ai manifestanti anche di bere dell’acqua. Questa situazione di “incarcerazione” sotto il sole cocente è durata sino alle 17,00 quando il resto del presidio e i prigionieri hanno spinto congiuntamente per potersi unire. In questa liberazione sono state ferite e contuse diverse persone, ma la soddisfazione di aver rotto questa prigionia è stata superiore ai lividi..
Quali prospettive avete per continuare la mobilitazione?
Per quanto riguarda quello che si sta facendo adesso.. Ieri è stato l’ultimo giorno in cui hanno lavorato. Questa mattina hanno bloccato i lavori, loro se la sono giocata dicendo che le forze dell’ordine avevano bisogno del cambio. Ma noi lo sappiamo benissimo che non c’era bisogno di sospendere i lavori se era solo una questione di ordine pubblico. Ufficialmente il cantiere è partito quindi potevano bloccare l’espianto e rimandarlo a data da destinarsi, per ora dicono di voler riprendere lunedì. Il presidio è permanente e dunque vigile e pronto nel caso qualcosa cambi e i lavori vengano ripresi. Si stanno creando assemblee, il clima è bellissimo. La solidarietà ci sta arrivando forte da tutte le parti d’Italia e d’Europa. La bandiera è una sola, quella No TAP, ma il presidio è dichiaratamente anti fascista. Negli ultimi giorni abbiamo avuto dei problemi con degli esponenti di Casa Pound che sono stati allontanati. Anche il Movimento 5 Stelle ha cercato di mettere il cappello su questa lotta, alcune volte riuscendoci, ma martedì nessuno li ha visti a difendere la nostra terra insieme a noi davanti alla polizia. Il presidente della regione Emiliano si dichiara a parole contrario all’opera ma fa il gioco del governo affermando di non avere poteri: questo non è vero, avrebbe potuto non rilasciare l’autorizzazione all’espianto per esempio. I sindaci e le amministrazioni locali si sono presi le manganellate affianco a noi, sono dalla nostra parte e ci hanno anche aiutato moltissimo dal punto di vista mediatico e politico mettendoci la faccia in prima persona. I lavori dovrebbero durare anni e quindi siamo nell’ottica di durare, uniti sotto la bandiera del No TAP, scoprendo le parole che ci uniscono con l’obiettivo di impedire la realizzazione di quest’opera distruttiva, dannosa e inutile.
Nelle ultime ore sono state bloccate tutte le stradine che portavano al cantiere. Sono stati fatti sbarramenti con sassi, bidoni e qualsiasi cosa fosse disponibile lì in campagna per impedire l’accesso ai mezzi che poi non si sono presentati. Alle 17,00 c’è stata un’assemblea popolare al presidio permanente, circa 300 persone: bambini, anziani, famiglie, ragazzi e ragazze. Abbiamo deciso di andare in tutti i comuni della zona, fare assemblea cittadine e popolari per spiegare le ragioni del No Tap. Il problema non è solo l’espianto degli ulivi ma il fatto che dopo aver tolto gli ulivi non c’è altro progetto!!
Com’è nata la mobilitazione No Tap e cos’è successo prima di martedì?
La mobilitazione é partita martedì scorso, il 21 aprile, con le prime cariche. Lunedì mattina c’è stato un corteo di parlamentari e senatori del Movimento 5 Stelle, è stata bloccata la viabilità ma non c’è stato nessun intervento delle forze di polizia. Martedì ci sono stati nuovamente degli scontri, quando si è riusciti a bloccare l’accesso ai camion. Hanno partecipato alla protesta anche alcune istituzioni locali, questo perché l’espianto degli alberi è avvenuto anche senza che TAP avesse tutte le autorizzazioni in regola.
Questa battaglia non è iniziata due settimane fa quando hanno iniziato a parlarne i TG e i giornali. Sono 6 anni che esiste il comitato no tap sta portando avanti una mobilitazione. Il ministero dell’ambiente dopo aver ricevuto i progetti del TAP ha dato il via libera ma con 58 prescrizioni. Grazie all’attivazione di diversi ingegneri, avvocati, geologi il comitato è riuscito a bloccare parte per parte il progetto sino alla scadenza odierna. Il 30 marzo sarebbe dovuto arrivare un commissario europeo per verificare l’inizio dei lavori. La seconda tappa, da oggi sino al 30 aprile, dovrebbe essere quella dell’espianto dei primi 200 olivi, molti dei quali già rimossi. Nelle ultime due settimane si è attivato un presidio permanente a 20m dall’ingresso del cantiere, su un terreno agricolo di due anziani agricoltori che l’hanno messo a disposizione come base.
Il comitato da sempre e da solo ha portato avanti questa battaglia, nelle ultime settimane fortunatamente c’è stata la partecipazione e l’attivazione di collettivi e associazioni della provincia. La protesta si è riaccesa da circa due settimane quando la zona del cantiere è stata completamente circondata e militarizzata, per capirci un pò come in Val Susa. Tra San Foca e Melendugno ci sono state in maniera costante circa 30 camionette di polizia, carabinieri e guardia di finanza dalle 7 del mattino alle 7 di sera. Durante la notte il cantiere è controllato da un’agenzia di sicurezza privata.
Quest’opera non serve a nulla: il gas che arriva dall’Azerbaigian passa in Italia solo per poi arrivare nel nord Europa; inoltre il giacimento si prevede esaurito tra massimo 15-20 anni, dopodiché il gasdotto non servirà più. Le ricadute economiche di cui si parla sempre in queste situazioni sono pari a zero: non verrà utilizzata nessuna manodopera del posto. Dal quadro economico appare chiaro, come in altre grandi opere, che Tap è una società sì privata con sede in Svizzera e che paga le tasse in Svizzera che comunque viene ampiamente finanziata con fondi pubblici europei, dunque anche nostri.
Il danno che ci sarà a livello di biodiversità se quest’opera viene eseguita è inimmaginabile anche se promettono che una volta scavato verrà tutto ripristinato: uliveti, muretti a secco, strade poderali… L’espianto prevede una messa a riposo per qualche anni, successivamente li vorrebbero ripiantare ma stiamo parlando di ulivi secolari.. Solo un esempio: l’approdo a San Foca avverrà via mare, passerà sotto una spiaggia che in estate è attraversata da circa 300-400 persone al giorno, attraverserà poi una pineta e le sue falde acquifere. La pericolosità di questi lavori è lampante.
Quest’opera è inutile e dannosa. Uno sperpero di risorse pubbliche di tutti e tutte noi. Dicono che sia strategica, ma per cosa, per chi?
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.