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L’ombra lunga dei cadaveri. Il Pd e la Sicilia tra corruzione e personalismi

Quello che sta succedendo in Sicilia – con la prossima probabilissima apertura della crisi di governo a seguito dell scelta del Pd di togliere l’appoggio al governatore Crocetta – ha però un duplice significato: da un lato ci mette di fronte alla vera “miseria” cui è giunta spudoratamente la corruzione politica dei partiti; dall’altro ci consegna, anche se non era necessario, la definitiva diagnosi di morte dell’esperimento Partito Democratico a livello locale e nazionale.

 

Crocetta, governatore che non è piaciuto a nessuno

In Sicilia, il laboratorio Crocetta si è subito mostrato come debole, inefficace ed impopolare. Inviso certamente alle elites del suo stesso partito (costrette ad accettare la sua candidatura per mettere un freno alle lotte intestine, all’oggi gli rimangono fedeli solo alcuni renziani e i circoli giovanili dei democratici legati ai suoi uomini e sopratutto alle sue donne nel governo) ma soprattutto disprezzato dalle masse di lavoratori e dalla popolazione siciliana compresi molti che in una sua presunta discontinuità avevano creduto. I suoi interventi finanziari e legislativi non hanno sostenzialmente rotto con nessuno degli schemi oppressivi del passato; la sua azione si è limitata al rimescolamento delle carte lì dove esistevano strutture di potere politico-amministrativo consolidate per, invece, affidarsi alle procure lì dove si rischiava di intaccare interessi troppo radicati. Così si è svilppata la sua paventata rivoluzione della politica pubblica locale: in un nulla di fatto a fronte delle massicce campagne iper retoriche di ricerca spasmodica di consenso personale. Ecco che il “narcisismo” di Crocetta (così come giustamente definito il suo personalismo da alcuni giornlisti locali) si scontra col netto divario tra le dichiarazioni e i fatti: si pensi in tal senso ai voltafaccia con cui il governatore ha affrontato la questione-Muos (scelte che questo sabato porteranno i NoMuos a manifestare proprio sotto la sede della Presidenza a Palermo). Insomma,  qualche riformina agli enti locali (province, consorzi per laraccolta rifiuti) non possono far dimenticare i mancati interventi “rivoluzionari” su lavoro, formazione, ambiente. Per non parlare delle continue sparate sulla mafiosità di chiunque gli si opponga (anche in questo caso si veda la vicenda del movimento NoMuos).Non più credibile quindi.

 

E il cadavere Pd

Ma dicevamo. Anche al Pd non è piaciuto Crocetta: sembra paradossale eppure sono gli stessi provvedimenti che hanno allontanato Crocetta dalla sua stessa base sociale ad avere anche fatto arrabiare i dirigenti del Partito Democratico. Stessi motivi quindi, ma ovviamente segni opposti. Alla base sta infatti la mancata “tutela” offerta dagli assessori crocettiani agli storici interessi degli uomini del partito in alcuni ambiti centrali dell’amministrazione regionale. Da qui prima la richiesta “democratica” di un rimpasto di governo con l’inserimento di alcuni “uomini di fiducia” ( al posto dei 4 che pur essendo tesserati Pd hanno giurato fedeltà al governatore) del partito; poi la dichiarazione di incompatibilità tra le fila del partito decretata contro la lista personale di Crocetta “Il Megafono”; e ieri l’ultimo atto: la revoca della fiducia parlamentare. Situazione parossistica in quanto la stessa direzione del Pd non si è fatta scrupoli a rendere pubblico che alla base della scelta stanno i motivi di interesse di alcune “correnti” non garantite da Crocetta che ha preferito favorirne altri. O meglio. Dirigenza che non ha neanche provato troppo a celare tali problemi dietro incomprensioni di ordine politico-ideologico.

Miseria e arroganza del potere si mischiano dunque in questa vicenda che assume carattere nazionale se si pensa alle vicende che riguardano il Pd anche su un quadro più ampio. Le guerre interne tra assemblee nazionali e congressi; l’azione tutta di conservazione del governo Letta-Napolitano; i casi Lorenzetti-Tav (che riguardano anche personaggi della vecchia guardia come la Finocchiaro, come Dalema, oltrechè tutto il mondo delle cooperative e il sistema economico ad esse sotteso).

Qualche decennio fa dei compagni scrissero che ” al contratto privato tra forza lavoro–capitale, molecola del contratto sociale dell’individuo con lo Stato, si sostituisce nel Sud il contratto privato dell’individuo con l’istituzione politica” (Caminiti, Pirri, Scirocco, 1981). Con i dovuti aggiornamenti rispetto alla molteplicità delle attività finalizzate alla valorizzazione, potremo comunque riprendere il concetto per affermare che questi politici stanno semplicemente tentando di conservare una qualche forza contrattuale rispetto alla popolazione al tempo di una crisi che già mina le stesse basi dell’attuale sistema di rappresentanza.

Un partito che è un comitato d’affari ormai nudo e smascherato ci conferma soltanto come oggi, in questo sistema economico-politico, il tema della “corruzione” sia un dato strutturale e inaggirabile della stessa costituzione politica dello stato. Perché ormai la corruzione non è soltanto un capo d’imputazione; non è più solo un atto illegale. Come non parlare di sistema corrotto quando si assiste a simili farse dentro cui neanche i presunti “alti fini dell’interesse generale” trovano spazio nelle retoriche di chi non si fa alcuno scrupolo nel perseguire i propri obiettivi di potere?! Altro che anti-berlusconismo e conflitti d’interesse…È il sistema ad essere marcio e a generare corruzione, non viceversa.

La crisi siciliana ne è solo l’ennesima dimostrazione.

 

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