InfoAut
Immagine di copertina per il post

La Francia al voto: lo show della politica della paura in un paese ingovernabile

La Francia che si avvia al primo turno delle elezioni presidenziali, previste per questa domenica, è un paese nervoso, frammentato a livello sociale e politico, dove differenti spinte centrifughe sembrano preludere ad una situazione ancora più esplosiva che accoglierà il nuovo o la nuova presidente.

L’ennesimo attentato degli Champs Elysees ha mostrato, come era facile intuire, l’inutilità della morsa repressiva che attanaglia il paese sin dai fatti di Charlie Hebdo, con un governo e un apparato istituzionale incapace e non disposto a risolvere realmente la sfida posta dal terrorismo jihadista. Lo stato d’emergenza reso permanente, una militarizzazione ingente soprattutto nella capitale Parigi, la paranoia sparsa a chili dai media, un discorso pubblico e dibattito politico tutto incentrato sulla sicurezza e sui valori nazionali di democrazia e uguaglianza di cui il paese sarebbe portabandiera…niente di tutto ciò ha portato ad alcun effetto, se non di inasprire le forme di controllo sociale generali.

Gli attentati proseguono, come è ovvio che sia: traggono forza dalla continuazione dell’attivismo francese in guerre neocolonialiste in Libia, Siria, o nella non a caso ribattezzata Francafrique; nonchè dal fatto che nulla sia cambiato rispetto alle condizioni di vita soprattutto nelle periferie, dove i discorsi jihadisti prendono più forza, e trionfano proprio quando, come in questi anni, riescono a diffondere paura, risentimento e xenofobia in ampie fasce del paese.

La Francia è l’esempio palese del fallimento dell’attuale approccio alla sfida terroristica, che tuttavia è l’unico possibile dal punto di vista della classe a noi avversa, quello che sulla percezione di insicurezza stringe sempre più il cappio intorno alle libertà. Nei fatti,  il dogma securitario è l’unica forma di governo al giorno d’oggi nel mondo occidentale che prima bombarda e massacra e poi ottiene in cambio la “guerra di ritorno”, effetto collaterale di un sistema che non può però essere modificato. La Republique anche questa volta è all’avanguardia politica, come simboleggiato anche dal disgustoso cordone dei capi di Stato seguito agli attentati del gennaio 2015.

Al di là del fatto che possa o meno vincere, il più grande risultato di Marine Le Pen è stato proprio quello di spostare a destra il dibattito politico, imponendo la sua agenda razzista, xenofoba e poliziesca a tutti i candidati che non vedevano l’ora di poter chiamare al voto responsabile contro il FN portando intanto avanti politiche che in salsa diversa hanno gli stessi effetti. A poche ora dagli ultimi attentati, la Le Pen cerca l’ultimo affondo parlando apertamente di guerra in corso e di chiusura necessaria delle frontiere, dimenticando l’origine francese di tanti degli attentatori degli ultimi anni: nessuno è in grado di risponderle, perchè altrimenti la narrazione xenofoba e ultrasecuritaria,  minimo comune denominatore delle elites del paese, ne uscirebbe chiaramente danneggiata.

Il Partito Socialista, principale portavoce di questa narrazione tossica, rischia una batosta senza precedenti, sul modello di quanto accaduto al Pasok in Grecia. Paga 5 anni di presidenza Hollande i quali hanno ancora dimostrato il ruolo sistemico delle socialdemocrazie, quello di compiere le peggiori nefandezze in nome di una inconsistente legitittimità etica e di un presunto maggiore progressismo sociale rispetto alle forze liberali. Le politiche di Hollande, soprattutto la Loi Travail, hanno disgustato l’elettorato più progressista nello stesso momento in cui anche le ricette law and order, giustificate in termini di sicurezza nazionale, mostravano tutta la loro inconsistenza.

Non a caso il candidato socialista Hamon, l’unico che sicuramente non accederà al ballottaggio, porta un programma progressita di impronta quasi sandersiana..sapeva già che non avrebbe avuto alcuna possibilità di vittoria! Nella devastante gestione Hollande vanno trovate anche le radici del boom di Melenchon, candidato della “sinistra radicale” che a meno di improvvisi sconvolgimenti non dovrebbe però raggiungere il ballottaggio.

Il candidato del centrodestra Fillon non ha approfittato in pieno di questa situazione, poichè rappresentante in pieno l’elite vecchio stampo, quella costantemente colpita da scandali di corruzione e impossibilitata a rappresentare esigenze di cambiamento giudicate ampiamente necessarie. La sua inadeguatezza, e gli scandali finanziari che lo hanno colpito, hanno permesso cosi di emergere alla figura di Macron, il favorito a quanto dicono i sondaggi, una sorta di mix tra  Renzi e Berlusconi in salsa transalpina.

Ex banchiere di forte abilità mediatica, di relativamente giovane età e dal piglio decisionista, pupillo dell’ex primo ministro socialista Valls, Macron è pompato soprattutto da quei poteri dell’establishment che hanno bisogno di volti nuovi affinchè nulla cambi.  Di fronte a uno dei possibili esiti del voto, ovvero l’eliminazione di entrambi i candidati ufficiali di centro-destra e centro-sinistra dal ballottaggio, l’establishment finanziario del paese ha già pronto un nuovo cavallo su cui puntare.

In questo quadro, l’unica variabile è rappresentata dai movimenti studenteschi e precari che hanno incendiato il dibattito sulla Loi Travail dando rappresentazione di una alterità e di una insofferenza capace di massificarsi e di raggiungere milioni di persone, a partire dall’attivazione delle scuole superiori diventate cassa di risonanza e di organizzazione di una generazione che nella narrazione dell’ingovernabilità ha visto la possibilità di passare all’attacco in un contesto sempre più stringente, ed è riuscita a contagiare ampie parti di società.

Il tasso di astensionismo, nonostante lo spauracchio Le Pen, è infatti a livelli record rispetto alle precedenti tornate elettorali, mostrando come anche il meccanismo del Front Republicaine –  che da sempre consiste nel votare, a prescindere dall’opinione politica, in senso avverso al candidato neofascista che rischia di volta in volta di salire all’Eliseo, come ad esempio successo nel 2002 – stia scricchiolando di fronte al deteriorarsi delle condizioni di vita materiali del paese.

A contrapporsi a Le Pen sono stati soltanto migliaia di uomini e donne che hanno duramente contestato le passerelle della leader razzista in giro per il paese, riuscendo a danneggiarne l’immagine sicuramente molto più degli altri candidati. I quali probabilmente avrebbero rischiato di replicare a Parigi l‘effetto Clinton-Trump, permettendo alla leader del FN di rappresentarsi come il cambiamento e la novità dello scenario politico francese.

Ma tutti gli altri candidati hanno continuamente ricevuto contestazioni, a simboleggiare il disprezzo assoluto nei confronti di una intera classe politica identificata come nemica, costringendo il Ministero dell’Interno a schierare più di 50.000 uomini per difendere il regolare esito del voto, ovvero a impedire nuovi momenti di contestazione i quali, come ovvio, non rispettano alcuna tregua o silenzio elettorale.

Alla narrazione soffocante che descrive un unico campo di tensione tra polizia/istituzioni e terrorismo salafita, mirante a rinsaldare la tenuta delle istituzioni sistemiche democratiche a prescindere dal loro effettivo comportamento, è stata solo la determinazione delle lotte sociali a contrapporsi, sottolineando il ruolo di entrambi gli attori sopracitati nel determinare la situazione attuale nel paese.

Quella di un impoverimento sempre più profondo che si accoppia ad una violenza quotidiana che ha preso le forme negli ultimi mesi di uomini assassinati nelle loro case come Lyu Shaoyo, di ragazzi stuprati con manganelli come Theo, di manifestazioni aggredite con lanci di lacrimogeni ad altezza uomo, di assoluta impunità nei confronti di ogni provocazione poliziesca ai danni di chiunque alzasse la testa contro lo stato di cose presenti.

Da qui si ripartirà, a prescindere dall’esito del voto. Da una società spaccata, divisa, travolta dalla crisi e attraversata da venti razzisti ma anche da agitazioni studentesche moltitudinarie nei licei che continuano a darsi. E’ da questa generazione ingovernabile, come ama definirsi, che arrivano le vere speranze di un avanzamento sociale nei quartieri e di un rinnovamento sociale basato su sogni e desideri che non possono trovare alcuna soddisfazione nelle urne..

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dal margine al centro: ripensare il/i Sud tra giustizia sociale e territoriale

Parlare del margine, per Jacques Derrida, significa, in realtà, parlare del centro.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Mimmo Porcaro – L’Italia al fronte. Destre globali e conflitto sociale nell’era Trump

La tendenza alla guerra delle società capitalistiche è diventato un fatto innegabile, lo vediamo sempre più concretamente; ed è una dinamica che arriva a toccarci sempre più direttamente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’autunno braudeliano dell’America

Riprendiamo dal sito Phenomenalword questo interessante contributo sulle antinomie della Trumpeconomics a cura di Di Benjamin Braun (Assistant Professor of Political Economy, LSE), Cédric  Durand (Professor of Political Economy, University of Geneva).  Fazioni del capitale nella seconda amministrazione Trump. Secondo lo storico Fernand  Braudel, il declino egemonico è storicamente accompagnato dalla finanziarizzazione. Di fronte a una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una resa dei conti coloniale: come la guerra di Israele contro l’Iran riapre vecchie ferite

Riprendiamo di seguito questo articolo di Soumaya Ghannoushi, apparso su Effimera. Condividiamo in gran parte quanto scritto nel testo e nell’introduzione di Effimera, ci teniamo a sottolineare per quanto riguarda il nostro punto di vista che sicuramente quello del multipolarismo rappresenta un orizzonte del desiderio tra le masse del sud del mondo (ed anche qui […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

TRUMP II: La guerra commerciale si fa globale. 

Riprendiamo e traduciamo il contribuito che i compagni di Chuang hanno dato al neonato progetto editoriale “Heatwave”.  Buona lettura. In questo primo contributo al nuovo progetto Heatwave, rispondiamo alle domande di questo collettivo sull’impatto globale delle ultime ondate di dazi americani. La panoramica completa di questa inchiesta può essere letta sul loro sito web, insieme […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Per salvare Gaza e noi stessi, è ora di razionalizzare la speranza

Ormai le volte in cui abbiamo pensato “speriamo” dopo le dichiarazioni di qualche governo o di qualche grande istituzione sono centinaia. di Alessandro Ferretti Abbiamo sperato in una svolta con i pronunciamenti della corte dell’Aja e dell’ICC, con le voci di dissidi Biden-Netanyahu e Trump-Netanyahu, con gli stati che hanno riconosciuto la Palestina, con il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lavoro: otto giorni di sospensione all’aeroportuale di Montichiari che si è opposto al traffico d’armi

Otto giorni di sospensione dal lavoro per Luigi Borrelli, dipendente dell’Aereoporto di Montichiari, nel quale è anche delegato sindacale USB e responsabile sicurezza, per aver segnalato il trasporto di armi che avviene all’interno dello scalo civile bresciano.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La rabbia collettiva non ha bisogno di regie – Parte due

Dopo il fallimento del processo per associazione per delinquere, la Questura prova di nuovo a delegittimare le lotte torinesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pavia: contro riarmo, guerra e genocidio

Come è andata la prima assemblea della rete dei movimenti pavesi

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nuovo accordo tra la Francia e Kanaky: indipendenza o truffa coloniale?

Qualche giorno fa è stato siglato un nuovo accordo tra i partiti indipendentisti kanak e lo Stato coloniale francese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Knesset vota sull’imposizione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania

Mercoledì, la Knesset ha votato una dichiarazione a sostegno dell’imposizione della “sovranità” israeliana sulla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Culture

E’ uno sporco lavoro / 2: assassinare i brigatisti non è reato

Andrea Casazza, Gli imprendibili. Storia della colonna simbolo delle Brigate Rosse (nuova edizione), DeriveApprodi, Bologna 2025. di Sandro Moiso, da Carmilla Più volte su Carmillaonline chi qui scrive ha avuto occasione di annotare come siano ormai numerosissime le storie e le testimonianze riguardanti l’esperienza della lotta armata condotta in Italia da formazioni di sinistra di vario genere. […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Contro la privatizzazione e l’economia di guerra: l’occupazione della piscina Argelati a Milano

Sabato 19 luglio gli abitanti dello storico quartiere popolare del Ticinese, organizzati nell’assemblea di Lotta per la Sanatoria, hanno riaperto uno dei numerosi impianti sportivi chiusi presenti nella metropoli milanese: la Piscina Argelati, inagibile dal 2022. La piscina ha rappresentato da sempre per il quartiere un luogo di socialità e un bene comune; per questo, […]