InfoAut
Immagine di copertina per il post

Fukushima, punto di non ritorno

L’anniversario del disastro di Fukushima che ricorreva ieri ha portato sotto gli occhi di tutti e tutte quello che vuol dire un disastro nucleare e di conseguenza la sua portata infinita.

E’ stato un incidente che ha surclassato quello di Chernobyl (1986), a lungo definito «il più grave di sempre». Ma se in quella che era allora l’Urss (oggi Ucraina) fu l’errore umano a provocare l’imbizzarrimento di un reattore, a provocare la devastazione della centrale giapponese è stata la natura, sempre più spesso imprevedibile e spietata.

Era il marzo del 2011, quando in un’Italia in pieno pre referendum contro il Nucleare, la notizia della tragedia umana e ambientale in Giappone entrava di prepotenza nel dibattito sull’atomo, una strada che l’allora governo Berlusconi voleva portare avanti (il resto è storia).

Erano le 14:46 (le 6:46 in Italia), quando fu rilevato un terremoto del 9° grado della scala Richter, potentissimo, sul fondo dell’oceano prospiciente la costa del Nordest del Sol Levante. Successivamente si generarono una serie di onde gigantesche, uno tsunami appunto, con muri d’acqua fino a 40 metri che si sono divorati città e villaggi fino all’entroterra: 16 mila i morti stimati, 2.572 i dispersi e 200 mila gli evacuati, con oltre 127 mila edifici distrutti. In poche ore, il paese antico ma proiettato sul futuro si è ritrovato immobile, incapace di reagire, stordito da una tragedia di proporzioni bibliche. Ma il peggio doveva ancora arrivare. O meglio, era accaduto ma pochi se ne erano resi conto. E stavano zitti. Le onde provocate dal sisma avevano raggiunto in un’ora la centrale di Fukushima, facendosi beffe dei muri anti-tsunami progettati per frangenti non più alti di sei metri. La marea con picchi di 15 metri aveva devastato la centrale (già in blocco per il terremoto e gestita dai sistemi di emergenza) facendo saltare tutti i circuiti di alimentazione alternativi responsabili del raffreddamento del combustibile nucleare. Uno dopo l’altro, nelle ore e nei giorni seguenti, i reattori 1, 2, 3 e 4 furono avvolti dalle fiamme, distrutti da esplosioni, mentre le squadre di emergenza tentavano in ogni modo di raffreddare le barre di uranio esausto e i noccioli stessi, usando alla fine persino l’acqua di mare.

Mentre la popolazione dell’area intorno alla centrale veniva evacuata, la Tepco, la società che gestiva la centrale, riconosceva con fatica la gravità della situazione, dando un’immagine di reticenza e inaffidabilità che contribuiva ad aumentare i timori della popolazione. Mentre Tokyo appariva deserta, in preda al panico, la realtà entrava prepotentemente nelle case dei giapponesi (e del mondo intero) attraverso gli inchini di scusa dei responsabili della centrale. Per qualche giorno si temette l’impensabile: l’evacuazione dell’intera regione di Tokyo e altre metropoli con una sessantina di milioni di residenti. Come dire: prendere l’Italia intera e spostarla da un’altra parte. Non andò così, per fortuna. Ma le conseguenze dell’incidente sono ancora gravi e secondo gli esperti della Tepco «ci vorranno altri 30-40 anni per smantellare e rendere sicura la centrale di Fukushima».

Eppure, le autorità hanno consentito a una parte degli abitanti di diverse cittadine comprese nel «raggio di esclusione», la no-go zone intorno a Fukushima, di rientrare nelle loro abitazioni (per primi, dallo scorso settembre, 350 residenti di Naraha), coperte di polvere e abbandonate all’incuria. Nel complesso, solo 60 mila persone delle 160 mila che lasciarono le proprie abitazioni per colpa delle radiazioni hanno potuto (o voluto) fare ritorno. Oggi, dalla centrale, tonnellate e tonnellate di acqua contaminata vengono sversate nell’oceano, inquinando e alterando la flora e la fauna acquatica. La bonifica del territorio riguarda quasi 22 milioni di metri cubi di suolo intriso di particelle velenose.

Milioni di metri cubi di rifiuti radioattivi — lasciati temporaneamente in fattorie o in impianti di depurazione delle acque di scarico — destinati ad aumentare con il procedere dei lavori di bonifica rimarranno sul suolo della provincia di Fukushima.

Lungo le colline del villaggio di Iitate, uno dei più suggestivi della regione del Tohoku prima della catastrofe, sono stati ammassati 2 milioni e 900 mila sacchi di terra radioattiva, e l’obiettivo del governo di far rientrare i residenti nel marzo del 2017 appare già poco credibile. Inoltre lo scorso anno, a causa delle condizioni metereologiche che hanno colpito il Giappone, una parte di questi rifiuti è andata persa a causa delle inondazioni che hanno colpito i depositi a cielo aperto, finendo sparsi all’interno dei fiumi o dei terreni nell’entroterra.

Una sciagura che continuerà a fare danni e mietere vittime. Dal canto loro i giapponesi, nonostante la scelta del governo nazionale di continuare sulla strada dell’utilizzo dell’atomo, sono stanchi, contrari e sfiduciati. Nessuno crede che basteranno 30 o 40 anni per risolvere la situazione, un solco importante è stato tracciato, sia a livello ambientale che umano. Enormi i costi previsti per le bonifiche e gli indennizzi, calcolati approssimativamente sui 110 miliardi di euro, di cui una parte già spesi per pagare i danni ad aziende e persone evacuate.

Cinque anni dopo, il vulcano invisibile è ancora lì, con il suo cono ormai collassato, immerso nelle viscere della terra, a rovesciare nell’ambiente la radioattività dei nuclei fusi dopo le molteplici esplosioni seguite al terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011. Il Giappone non ha smesso di lottare per arginare gli effetti del più grave incidente nucleare della storia: in questi ultimi mesi si sono moltiplicati gli sforzi di fermare la fusione togliendo ai reattori il materiale che li alimenta, ma — come già era accaduto nel 2015 — tutti i robot inviati a tentare l’intervento sono «morti». I loro sistemi vanno fuori uso a causa delle radiazioni: vanno il tilt in pochi minuti, appena si avvicinano al nucleo, come racconta il sito australiano news.com citando Naohiro Masuda, il capo della commissione della Tepco incaricata di mettere in sicurezza l’impianto.

Tuttavia è chiaro che il programma di decontaminazione portato avanti dal governo non avrà nessun impatto sulla riduzione della minaccia ecologica posta dall’enorme quantità di radiazioni sprigionate nell’ambiente dal disastro nucleare di Fukushima.

Intanto il 2 Marzo scorso centinaia di persone sono scese in piazza a Tokyo per protestare contro le politiche del governo giapponese, accusato di “abbandonare le vittime nucleari”. La bonifica delle aree che raccoglieranno gli evacuati — dove l’esposizione annuale alle radiazioni è di 50 millisievert — è ben lontana dall’essere completata e nella popolazione permangono dubbi e paure.

Per concludere, Greenpeace ha pubblicato un rapporto (Radiation Reloaded)  che fa luce sulle conseguenze della fuga di sostanze radioattive dal sito di Daiichi sull’ambiente naturale circostante — boschi e fiumi in particolare — e quelle più a lungo termine sull’uomo. Nel rapporto vengono citati recenti studi scientifici che hanno rivelato, tra l’altro, mutazioni probabilmente dovute all’esposizione alle sostanze radioattive nei tronchi degli abeti e infine alti livelli di cesio, sostanza radioattiva prodotta dalla fissione dell’uranio, in ampi tratti di costa nei pressi degli estuari dei principali fiumi che attraversano la provincia di Fukushima. Il fatto che queste sostanze radioattive siano presenti abbondantemente all’interno dell’ambiente genera un magazzino radioattivo pronto a presentare il conto non appena vi siano incendi o tifoni, molto comuni in Giappone, che potrebbero liberare tali sostanze.

Alla luce di questa tragedia, e nonostante l’impatto che essa avuto nella società mondiale, la volontà di proseguire sulla strada del nucleare da parte dei governi e del conglomerato di interessi che sta attorno all’atomo non accenna a diminuire. Come spesso accade la memoria dopo un po’ fa cilecca, ed è probabilmente in quel caso che i grossi interessi che sostengono il nucleare tenteranno di riproporre con una scusa o con un’altra questa via. In questo caso l’Italia sarà l’esempio migliore per questo banco di prova. Dopotutto con un governo Renzi che rilancia il ponte sullo stretto di Messina ci si deve aspettare di tutto.

E ai nostri posti ci troveranno, lo slogan non cambia e la coerenza di chi ha portato ancora una volta il nucleare fuori da questo paese non tarderà a contrapporsi ai fautori dell’atomo di ieri, oggi e domani.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

fukushimano nukenucleare

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Sul fallimento delle banche: altro che fine della storia!

Sono tempi complicati per chi si sforza di sostenere l’eternità del modo di produzione capitalistico, descritto come il migliore dei mondi possibili. Soprattutto per l’Occidente che, ci piaccia o no, è stato il fulcro del movimento storico e unitario dell’accumulazione mondiale combinato, seppure diseguale.
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

C’est la jeunesse qui porte la lutte. Gli studenti e la mobilitazioni in Francia

Anche molti studenti si sono uniti alla mobilitazione, occupando e bloccando licei e università, partecipando agli spezzoni sindacali o al cortége de tête in piazza, organizzando supporto a chi sciopera nei luoghi del sapere o altrove.
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Genova 2001. Una storia del presente / 2

di Emilio Quadrelli da Carmilla Qui la prima parte. Stato d’eccezione Veniamo così alla prima vera e propria giornata del Contro Vertice, il 20 luglio. La dinamica reale dei fatti, nonostante la morte di Carlo Giuliani, non sembra raccontare l’esistenza, da parte delle forze dell’ordine, di una strategia pianificata anche perché in virtù della dislocazione […]
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Genova 2001. Una storia del presente / 1

La tradizione degli oppressi ci insegna che lo “stato di eccezione” in cui viviamo è la regola. Dobbiamo giungere a un concetto di storia che corrisponda a questo fatto. (Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia) di Emilio Quadrelli da Carmilla Futuro anteriore Uno, due, tre viva PinochetQuattro, cinque, sei a morte gli ebreiSette, otto, […]
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Neomarxismo italiano: soggettività di classe, autovalorizzazione, bisogno di comunismo

Autonomia voleva dire che la classe non si percepisce come puro sostrato biologico, vuole la vita autentica, la vita politicamente qualificata, una vita dotata di una forma, che esprima lo sviluppo di forza e bellezza.
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La guerra capitalista. Alcune note di lettura

Continua il dibattito su La guerra capitalista, il libro di Emiliano Brancaccio, Stefano Lucarelli e Raffaele Giammetti di cui abbiamo dato conto su Machina a partire dall’intervista che il curatore di questa sezione, Francesco Maria Pezzulli, ha condotto con uno degli autori (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/la-guerra-capitalista). Pubblichiamo oggi, invece, l’interessante contributo inviatoci da Raffaele Sciortino che mette in […]
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La vera storia del Cortège de tete

Pour ceux qui bougent (nel 2023): il 2016 nel retrovisore1 Riceviamo e pubblichiamo volentieri… In un passo arcinoto, redatto nel 1969, Furio Jesi descrive l’istante della rivolta come «lo spazio simbolico comune a un’intera collettività, il rifugio del tempo storico nel quale un’intera collettività trova scampo». Per coloro che nel corso degli anni Duemiladieci hanno […]
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Strategie d’infiltrazione della sorveglianza biometrica nelle nostre città e nostre vite

Dal 2019, Technopolice documenta e analizza il dispiegamento illegale di tecnologie di intelligenza artificiale che cercano di aumentare il potere repressivo della polizia nello spazio pubblico.
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La Rivoluzione Culturale come “scoppio generale della crisi premoderna” in Cina – Una recensione de “Il Sorgo e l’acciaio”

Il libro si pone come una storia dello Stato, cercando di rispondere alla domanda “come si è formata la Cina (moderna)”, per raccontare la storia di come si è formato uno Stato-nazione come unità di produzione industriale. Partendo dal periodo coloniale alla fine della dinastia Qing, si arriva agli anni Settanta.
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La Guerra e la terra di Lilliput

#Bakhmut cittadina di poco più di 72 mila abitanti situata nell’Oblast di Donec’k, e #Zelensky la voce stridente dell’Occidente. da Noi non abbiamo patria Il 24 febbraio prossimo sarà un anno che il conflitto sotto traccia, solcato dalla disperata cavalcata dell’Occidente verso l’Oriente, è sfociato in conflitto militare aperto. Un conflitto denso di incognite, che […]
Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia. In piazza contro il nucleare

Il 16 febbraio si è svolta a Tour una manifestazione antinucleare che ha raccolto tutte le situazioni di lotta che si battono contro il sistema di centrali nucleari e relative scorie in Francia. Macron ha deciso di rilanciare il nucleare in Francia e ha fatto del lobbing in Europa perché l’energia nucleare fosse inserita nella […]
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La fusione nucleare è ancora solo propaganda

Non credete ai titoli dei giornali: sta succedendo molto meno di quanto affermano gli esperti pro-nuke.
Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Nucleare: la continua rincorsa al profitto perpetuo.

Nelle scorse settimane la notizia che negli Usa fosse stata scoperta la fusione nucleare controllata ha fatto il giro del mondo, individuando nella narrazione americanocentrica e pro nucleare i paradigmi dell’attualità.
Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

La fusione nucleare non ci salverà

Come di tanto in tanto succede, nei giorni scorsi i maggiori mezzi di comunicazione hanno dato grande risalto a una notizia relativa al settore nucleare: in questo caso alla fusione nucleare.
Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Tesi sull’età atomica

La guerra tornata in Europa ha riaperto, sul terreno ma anche nel nostro immaginario, scenari di distruzione con cui non avremmo più voluto fare i conti.
Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

STRASBURGO: AL PARLAMENTO UE LA RISOLUZIONE PER NUCLEARE E GAS “GREEN”. CAMPEGGIO E MANIFESTAZIONI PER LA GIUSTIZIA CLIMATICA

Centinaia di attiviste e attivisti climatici sono a Strasburgo in questi giorni per manifestare e fare pressione sul Parlamento Ue che, alle 12 di oggi (mercoledì 6 luglio), è chiamato a votare la risoluzione che potrebbe includere gas e nucleare nella tassonomia europea degli investimenti sostenibili e “green”. La risoluzione si inserisce in un contesto […]
Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il coraggio della paura: UE e guerra nucleare

L’Unione europea si predispone alla guerra nucleare. Non è un modo di dire, ma un dato di fatto. Ieri, 6 aprile 2022, a mezzo di un contorto comunicato stampa, la Commissione europea ha reso noto di aver attivato “riserve strategiche per 540,5 milioni di euro destinati a fronteggiare le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari […]
Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le aziende (e le banche) attive nella produzione delle armi nucleari

Ammontano a 685 miliardi di dollari gli investimenti che diverse istituzioni finanziarie hanno realizzato dal gennaio 2019 a luglio 2021 a beneficio di 25 società produttrici di armi atomiche. Ci sono anche attori italiani. Il report di PAX e ICAN di Marianna Usuelli Chi produce le armi nucleari e con il sostegno di quali istituzioni […]
Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Tassonomia: l’Europa promuove il nucleare e il gas

Il 2 febbraio la Commissione europea ha deciso di finanziare come green il nucleare e il gas, solo sei paesi hanno votato contro. L’Italia non si capisce come ha votato. “Sono in linea con obiettivi climatici e ambientali” così recita il provvedimento che ora dovrà essere esaminato da Consiglio e Parlamento. {mp3remote}https://archive.org/download/ror-220204_1139-1155-europanucleare1/ror-220204_1139-1155-Europanucleare%281%29.ogg{/mp3remote} Da Radio Onda […]
Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il nucleare che verrà

In questi mesi, su queste pagine, abbiamo descritto il “green deal” europeo in termini di un salto di qualità dell’aggressione del profitto contro i territori,  sotto le forme dell’estrazione mineraria, dell’espandersi dell’agroindustria, della proliferazione di infrastrutture e di grandi opere devastanti, e di scelte energetiche che – senza mai abbandonare il fossile – producono distruzione […]