InfoAut
Immagine di copertina per il post

[EBOOK] Struggle for future

||||

In occasione del secondo sciopero globale del clima pubblichiamo Struggle for Future.

 

Si tratta di un ebook scaricabile qui che raccoglie interventi, interviste ed approfondimenti su ecologia politica e lotte sociali nel capitalismo della devastazione climatica pubblicati negli ultimi sei mesi. Ne riportiamo indice ed introduzione qui di seguito. Buona lettura!

***

INDICE

– Introduzione. Per salvare il pianeta va indicato un nemico

Sezione 1: Interventi
– Il clima c’è
– Tutti pazzi per il clima?
– Il TAV e la fine del mondo

Sezione 2: Interviste
– Prospettive su un marzo ecologista. Conversazione con Emanuele Leonardi
– Una questione non solo tarantina. Conversazione con un compagno verso il 4 maggio

Sezione 3: Approfondimenti
– La nuova economia politica: formazioni predatorie che espellono ambiente e umanità
– Tra negazionismo climatico e green economy. Intervento di Massimo De Angelis
– Catastrofe ecologica: la natura parla

***

Per salvare il pianeta va indicato un nemico

Stando al Carbon Majors Report del 2017, negli ultimi 30 anni il 70% delle emissioni di gas serra è stato dovuto alle operazioni di solamente cento aziende. Ci troviamo di fronte ad un dato che dovrebbe fare riflettere. In particolare, su come la tanto decantata “etica dei comportamenti”, quella che descrive le scelte collettive a livello soggettivo come determinante cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici, viva una profonda contraddizione.

Infatti, questo modo di pensare è a sua volta derivante dall’idea per la quale la responsabilità del cambiamento climatico e delle sue conseguenze debba essere comune a tutti e tutte. Esisterebbe di fatto un “interesse generale” che tutti e tutte saremmo chiamati a difendere con le nostre buone azioni. Certo, i comportamenti virtuosi non sono in alcun modo da criminalizzare. Eppure, il compito di chi si intenda mettere in marcia politicamente contro il cambiamento climatico e le sue conseguenze non può esaurirsi in questo.

Non può prescindere, crediamo, dal tema della responsabilità differenziata di fronte allo sfacelo attuale. La colpa di quanto avviene non è da condividere con quelle cento aziende. La colpa è solamente loro. Ed è solo questa assunzione che permette di delineare un campo della nemicità, propedeutico ad ogni espressione conflittuale. La salvaguardia dell’ambiente è un tema di interesse generale se ragioniamo sui termini della sopravvivenza della specie, ma sono alcuni precisi attori privati ad avere creato il danno, e sono sempre questi privati che lo devono riparare.

Decenni di interesse particolare mascherato da “interesse generale” hanno portato non solo alla distruzione di interi territori e di intere comunità, come rappresentato plasticamente, alle  nostre latitudini, dal caso di Taranto, o dalla Terra dei Fuochi. Peggio, hanno spoliticizzato la questione, impedito l’affermarsi di una lettura dell’ambiente come campo di battaglia piuttosto che di bene comune. Il mantra della crescita, la dittatura del prodotto interno lordo, hanno prodotto pratiche politiche mistificatorie della realtà sottostante di interessi contrapposti.

È un discorso che ha anche una base filosofica precisa. Da sempre l’uomo agisce sulla natura, la trasforma, e a sua volta ne è agito e trasformato. Se il concetto di Antropocene, tanto in voga oggi, si è sviluppato a partire da una lettura  dell’incremento sostanziale dell’attività umana sull’ambiente, analizzare politicamente quell’incremento significa leggerlo come né irreversibile né finalizzato a una qualsivoglia forma di progresso sociale collettivo.

Quell’incremento è piuttosto figlio della tendenza capitalistica a costruire mercato dovunque ci possa essere un bene commercializzabile. Per questo l’idea del Capitalocene come descritta da Jason Moore ci sembra molto più convincente. Il problema non è agire o meno sulla natura, non è un ritorno primitivo verso una Valle dell’Eden mai esistita, e dove magari si moriva a 30 anni di vita. Il problema è come si agisce il rapporto con l’ambiente, è un problema politico di organizzazione del vivente.

Se c’è organizzazione capitalistica del territorio, c’è chi vince e chi perde da una distribuzione sbilanciata delle richzze e delle opportunità. C’è scontro di classe, latente quando non agito direttamente. E non esiste “bene comune” dove esiste un chiaro scontro di classe, impersonato nella sua forma più  esplicita dai negazionisti di tutto il globo, per il quale tutto è sacrificabile al profitto.

Ma la necessità di indicare nemici è funzionale anche all’evitare il rischio peggiore per un movimento che si riferisca al tema dell’ecologia politica da un punto di vista genuinamente voglioso di invertire la rotta. Ovvero, quello di essere risucchiato nel vortice della delega, in cui l’impulso al cambiamento si risolve, alla meglio, in un capitalistico greenwashing. Esiste, in questo caso ancor di più, un problema di costruzione del bersaglio da colpire, di capacità di diradare i finti amici, di andare oltre la performance e l’idea di un cambiamento profondo di lungo periodo da realizzare per via migliorista. Progetto che si scontra con gli stessi dati a partire dai quali ci si sta mobilitando in tutto il mondo.

Se la nostra casa sta andando in fiamme, è poco utile aprire una discussione filosofica sulle virtù del fuoco. A Greta Thunberg, al complesso di interessi che le sta dietro va dato il merito di aver attivato un processo di mobilitazione globale, di aver contribuito alla costruzione di hype intorno alla questione dei cambiamenti climatici in maniera adeguata alla forma della comunicazione politica odierna. Ma anche il demerito di averlo sempre più chiaramente fatto in termini di spinta elettorale verso la consultazione europea di maggio.

Interessante da questo punto di vista ci sembra sottolineare come lo stesso linguaggio di Greta, per funzionare, non sia potuto essere esso stesso orientato alla mediazione. Non c’è attivazione possibile senza una retorica ostile all’idea della mediazione. Pena la non credibilità. Quando Greta si scaglia contro “i politici che non ascoltavano ieri e che non ascolteranno domani”, critica una classe politica vecchia con l’implicito obiettivo di favorirne una nuova. Ma il suo messaggio non è in toto sussumibile, c’è una sfiducia profonda che non può essere oggetto di facile e rapida pacificazione elettorale.

Perché il tempo sta finendo, e la transizione non è rimandabile. Ora il tema è capire come riuscire a torcere antagonisticamente quel processo, come dargli organizzazione e durata. Da Friday for Future a Extinction Rebellion già si vede qualche passaggio in avanti, nel discorso e nelle pratiche, nel provare ad individuare un agire allo stesso tempo performativo e processuale, capace di andare oltre l’Evento come di usarne la cassa di risonanz Il percorso è però aperto, che cento fiori sboccino. Il punto politico, come sottolineaato dal movimento dei gilet gialli, non è questionare la necessità della transizione. E’ decidere chi debba pagarla, e se la risposta scontata è “il ricco!” allora il problema diventa come organizzarsi nella maniera più efficace affinchè ciò avvenga. Chi sono i ricchi intorno a noi? Come ne colpiamo gli interessi?

Questo ebook prova a dare delle letture, degli sguardi, delle analisi finalizzate proprio a questo ultimo obiettivo. Raccoglie alcuni dei contributi pubblicati negli ultimi mesi su Infoaut.org sul macrotema dell’ecologia politica.

Dopo questa introduzione, la prima sezione raccoglie alcuni ragionamenti a cavallo tra analisi delle posizioni in campo nella sfera politico-istituzionale e prospettive dei  movimenti. Nella seconda sezione interviste che entrano nel dettaglio sui temi indicati nella prima sezione, con uno sguardo su alcuni processi di lotta attivi sul tema in ambito globale e locale. Nell’ultima sezione proponiamo una serie di approfondimenti che evidenziano i legami tra la questione dell’ecologia politica e il macrosistema di nocività rappresentato dal capitalismo contemporaneo.

Il lavoro è ovviamente temporalmente limitato al 23 maggio, giorno che precede il secondo  sciopero globale organizzato sotto la sigla del Friday for Future. Se non sappiamo se il 24 maggio replicherà il successo dello scorso 15 marzo, siamo certi che il conflitto in ambito ambientale è destinato a  durare e a produrre smottamenti in tutte le nostre società. Aprendo di conseguenza, per chi avrà l’abilità di coglierli, importanti spazi di radicamento e di azione politica.

struggle_for_future_a.pdf

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

climaclimate change

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Sapere, potere e controllo della natura: l’intreccio tra tecnologia militare e accademia

Le diramazioni delle scienze e della tecnica sono sottili e articolate, bisogna seguirle e percorrerle per avere evidente il legame tra luoghi del sapere e luoghi di oppressione e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ma quale terra promessa? L’agricoltura offensiva coloniale in Cisgiordania

Il secondo tema che abbiamo affrontato è stato quello dell’agricoltura, dell’appropriazione della terra e dei campi e quindi delle modalità di riproduzione fondamentali da parte di Israele.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’energia come epicentro di colonizzazione, accaparramento e discriminazioni.

Proponiamo quindi il contenuto di uno dei dibattiti organizzati alle Università occupate del Politecnico di Torino e di Palazzo Nuovo, insieme a End Fossil.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cos’è il Fascicolo Sanitario Elettronico e perché dovrebbe interessarci.

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) rappresenta uno strumento che consente alle persone di monitorare e visualizzare l’intera cronologia delle proprie condizioni di salute.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Cosa è andato storto nel capitalismo?

Questa è una brutta notizia per Sharma, forte sostenitore del capitalismo. Cosa è andato storto?

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Fasciarsi la testa. Appunti sulle elezioni europee

Tutte e tutti a fasciarsi la testa, adesso. Però siamo ancora vivi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dalla colonia, alla fabbrica, ai quartieri popolari: l’antirazzismo politico in Francia. Intervista a Said Bouamama

Abbiamo realizzato questa intervista a Said Bouamama ad aprile 2024 durante il Festival Altri Mondi – Altri Modi tenutosi al centro sociale Askatasuna a Torino, quando il movimento per la Palestina, perlomeno a Torino, era in una fase diversa, potremmo dire agli albori, da quella che sta attraversando in questi mesi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La mappa degli impatti e dei conflitti delle Terre Rare. Sfide per una transizione verde e digitale

La Rare-Earth Elements Impacts and Conflicts Map documenta i processi controversi che si svolgono nelle catene di fornitura degli elementi delle Terre Rare (REE): siti di estrazione, lavorazione e riciclo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dalla Francia all’Italia, la terra si ribella

Domenica 12 maggio una delegazione del movimento francese Soulèvements de la Terre era a Roma per incontrare altri movimenti ecologisti e invitare alle prossime mobilitazioni. Un racconto a più voci di un importante momento di scambio.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’Europa morirà americana?*

Qual è oggi lo stato dei rapporti transatlantici nel quadro del conflitto ucraino e sullo sfondo del montante scontro Usa/Cina?

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

“Dubai è una farsa”: Scienziati in Rivolta organizzano una alter COP a Bordeaux

Il collettivo Scientists in Rebellion sta organizzando una COP alternativa a Bordeaux per denunciare il fallimento della governance climatica globale e inventare nuovi immaginari.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

La crisi climatica è sempre più generale: ondate di caldo estremo ed incendi

Alcune zone dell’Europa, dell’Asia e del Nord America stanno affrontando ondate di caldo estreme, che minaccia di superare i record, di provocare incendi, allarmi sanitari ed evacuazioni.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Appello a riprendersi le terre e a bloccare le industrie che la divorano.

Verso il 25 marzo: mobilitazione internazionale in difesa dell’Acqua a Poitou.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il clima come arma

Qual è il nesso, davvero, tra cambiamenti climatici e sicurezza?

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

“Rise or die”: in migliaia in marcia per il clima dal Venice Climate Camp.

Ieri a Venezia si è tenuta la marcia per il clima all’interno del quadro del Venice Climate Camp, occasione di incontri, dibattiti, iniziative per rimettere al centro l’importanza della giustizia climatica e sociale.  Il campeggio al Lido di Venezia, organizzato dalla rete Rise Up for Climate Justice e Fridays for Future Venezia/Mestre, si è svolto […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Giustizia climatica e lotte operaie nella pandemia

Note a supporto di una convergenza possibile di Emanuele Leonardi [Per la rubrica Ecologie della trasformazione, pubblichiamo l’intervento che Emanuele Leonardi tiene oggi (ieri ndr) al Campeggio di Ecologia Politica in Val Susa, nell’ambito delle iniziative per il Luglio NO TAV]. Già lo scorso anno, in questa rubrica, si era posta l’attenzione su una duplice […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Firenze. Il Block Friday blocca lo shopping

Block Friday. Sono migliaia i giovani che iniziano a radunarsi in piazza della Repubblica poco dopo le nove. È il quarto Climate Strike. La pioggia non dà tregua. I numeri sono ancora una volta importanti, ma meno che mai scontati. Il segno di un movimento che con il tempo ha smentito i detrattori delle prime […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il mito dell’Antropocene

di Andreas Malm [Dopo il successo dell’ultimo Climate Strike di settembre e in direzione dello sciopero per il clima di domani, continuiamo a proporre contributi dal dibattito internazionale sulla lotta contro il cambiamento climatico, a partire dalla necessaria attribuzione delle responsabilità effettive di questo fenomeno macroscopico e globale. Lo facciamo proponendo questo agile testo con […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Con l’acqua alla gola

L’ondata di pioggia e neve che ha colpito il Piemonte e la Liguria ha di nuovo tragicamente sollevato il sipario sullo stato delle infrastrutture nel nostro paese e delle dimensioni abnormi che ha ormai preso il dissesto idrogeologico in Italia. Dopo quanto successo settimana scorsa nel resto del Bel Paese, con i casi drammatici e […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il Coordinamento Arauco Malleco rivendica le ultime due azioni di sabotaggio contro le imprese forestali

ORT- NAGCHE JANEQUEO / Mediante un comunicato pubblico inviato al nostro media www.werken.cl, il Coordinamento Arauco Malleco delle Comunità Mapuche in conflitto, rivendica ufficialmente 2 azioni di sabotaggio contro gli interessi estrattivisti e capitalisti situati nel territorio storico, dove sabato 31 agosto è risultato danneggiato un campo di lavoro forestale situato tra il comune di […]