InfoAut
Immagine di copertina per il post

Diritto alla Resistenza – il contributo di Militant

Crediamo sia necessario porre in relazione il movimento di classe con un suo continuum storico, dargli quella prospettiva che in questi anni troppe volte è stata volutamente negata. Negare il proprio passato, produrre una rottura netta con tutto ciò che è stato prima, definirsi in opposizione al movimento di classe in senso storico, ha generato in questi anni diversi errori. Uno dei quali, l’incapacità di storicizzare il proprio ruolo, imparare dagli errori di chi, nel passato, si poneva sul nostro stesso piano, fare tesoro dell’esperienza di classe. Si è voluto, in sintesi, rompere con un intero patrimonio di lotte, e rompendo quel continuum politico si è andata perdendo l’esperienza che quelle lotte, strada facendo, avevano accumulato. La caparbia volontà politica di rompere col Novecento – senza metabolizzarlo – ci ha lasciato in dote un’assenza di strumenti politici con cui ripensare il nostro ruolo e le nostre soggettività organizzate alla luce delle continue trasformazioni sociali e politiche. Ci siamo volutamente privati di quell’esperienza, abbiamo attraversato questo inizio di secolo vergini, ricominciando dalle nostre lotte ma da un gradino più basso. Esattamente all’opposto, lo Stato, cosciente del proprio ruolo storico-esperienziale sedimentato attraverso il suo apparato istituzionale, si è trovato in questi decenni notevolmente avvantaggiato, sia sotto il profilo meramente repressivo che sotto quello politico-ideologico.

Questa riflessione è la base ideale da cui siamo partiti occupandoci del cosiddetto caso Triaca. Enrico Triaca, militante delle Brigate Rosse, venne catturato nel maggio 1978 e sottoposto a tortura dalla famigerata squadra de Tormentis,gruppetto di torturatori emanazione della volontà politica dello Stato di estorcere informazioni dai militanti politici anche con mezzi “poco ortodossi”. Torturato prima e condannato poi per calunnia, dopo aver cercato di portare in tribunale i suoi aguzzini, il suo processo è stato riaperto dal tribunale di Perugia nel giugno di quest’anno grazie alle rivelazioni contenute in un libro di Nicola Rao, nonché di alcune interviste del commissario di polizia Salvatore Genova, appartenente alla squadretta di torturatori guidata da Nicola Ciocia, che confermavano apertamente la versione data da Triaca nel 1978. Il tribunale di Perugia, il 15 ottobre scorso, riconoscendo la sincerità delle testimonianze, assolveva Triaca dall’accusa di calunnia. Sancendo, per la seconda volta nella storia politica di questo paese (la prima riguardò sempre un compagno, Cesare di Lenardo, torturato sempre dalla stessa squadra de Tormentis e sempre dagli stessi uomini), che lo Stato aveva effettivamente torturato, e in maniera sistematica, non attraverso il comportamento individuale di qualche suo sottoposto, ma attraverso una sua emanazione organizzata e secondo una precisa volontà politica.

Il legame fra questa esperienza particolare e l’introduzione generale è presto detto. Il nostro tentativo è quello di storicizzare quegli eventi, coglierne le sfumature politiche, per poter fare politica oggi. La vittoria dello Stato negli anni Settanta ha poggiato, e ancora oggi poggia, su una retorica etica che nei fatti è smentita, sia in senso storico-politico che, come abbiamo appena visto, in senso giuridico. Cosa afferma infatti l’ideologia statale? Che, al di là del merito politico, lo Stato esprimeva le istanze di legalità, di pace sociale, di diritto, contro tutte quelle ipotesi politiche che utilizzavano la violenza, l’omicidio, lo scontro, come strumenti per portare avanti le proprie ragioni. Alla violenza politica è stata opposta una presunta “superiorità etica” che doveva essere affermata, al di là dei torti e delle ragioni dei contendenti.

La vicenda Triaca ci insegna l’esatto opposto. Appena l’apparato statale si è trovato di fronte a un conflitto non più gestibile, tracimante i livelli fisiologici della compatibilità, questi non ha avuto remore ad utilizzare proprio quei metodi illegali che condannava ad altri. La presunta “superiorità etica” non c’è mai stata, e appena si è visto in discussione, questi ha agito esattamente come, se non peggio, quei gruppi rivoluzionari che diceva di combattere. Torture, legislazioni speciali, carcerazioni di massa; e poi ancora, strategie delle tensione, terrorismi, attacco ideologico a 360 gradi. Tolti alcuni degli aspetti più macabri o illegali delle vicende repressive degli anni Settanta, lo stesso insieme di strumenti che si stanno adoperando oggi nel contenere la lotta della val di Susa contro l’alta velocità.

Nel dire questo, allora, affermiamo sinteticamente alcune cose:

1)      La repressione statale, soprattutto se volta al contenimento della conflittualità sociale, non poggia mai sul sadismo individuale di qualche “scheggia impazzita”, “mela marcia” o come si è soliti definire tali comportamenti, ma su una precisa scelta politica dell’apparato, quella cioè di adeguare il proprio livello repressivo alle mobilitazioni sociali e politiche. Ad ogni cedimento del rapporto di forza instaurato dallo Stato corrisponde un innalzamento del livello repressivo, al di là di ogni mera retorica su legalità e stato di diritto. Peraltro, notiamo come in questi anni si sia affermato un cosiddetto “stato d’eccezione” permanente fondato sulla continua retorica dell’”emergenzialità”. Una scritta su un muro si trasforma in atto vandalico prodotto e sintomo di “degenerazione politica”; l’imbrattamento di una targa del PD si trasforma in aggressioneal Partito; il lancio di un sasso per contrastare la violenza delle forze dell’ordine viene associato a forma d’espressione (proto)terroristica; il lancio di un estintore viene punito con dieci anni di carcere; qualsiasi momento di protesta viene gestito esclusivamente in termini di ordine pubblico e sottoposto ad una legislazione d’emergenza che porta ogni espressione conflittuale ad essere perseguita tramite reati originariamente pensati per altri contesti, quali “devastazione e saccheggio”, “sommossa”, “associazione sovversiva”, ecc…

2)      L’uso della forza espresso dai movimenti degli anni Settanta (come da ogni movimento di classe nel corso del Novecento), è sempre stato oggetto di rimozione ideologica, di negazione all’origine. Nel corso del suo sviluppo, ogni movimento, accrescendo la propria forza, aumenta il proprio livello di conflittualità. Capire come è stato gestito questo livello dal ciclo di lotte più vicino temporalmente a noi, e quali sono state le risposte messe in piedi dalla controparte statale, ci può dotare di alcuni strumenti utili per portare avanti le nostre lotte. Non è un caso, ad esempio, che lentamente ma inesorabilmente la lotta statale contro il movimento no Tav sia equiparata alla lotta al terrorismo. E questo sia in senso giuridico, con l’organizzazione di apposite commissioni anti-terrorismo e l’instaurazione di precisi reati ad esso collegati; sia in senso politico-ideologico, con la criminalizzazione della lotta in corso che mira a privarla della dignità di lotta sociale per degradarla a prodromo o attuazione di istanze terroristiche. E’ un film già visto, e che però appare “nuovo” proprio perché la contestuale rimozione politica di quegli anni ci ha privato di alcune chiavi di lettura che in questa fase potrebbero tornarci utili.

3)      Nella criminalizzazione politica delle istanze dei movimenti, i primi a muoversi e ad aprire la breccia, per così dire, sono sempre quelle parti politiche apparentemente vicine agli interessi di classe. Non è un caso che in questi giorni gli attacchi più duri alle lotte sociali della val di Susa e delle manifestazioni di Roma siano avvenute da Gad Lerner e dal Manifesto, così come in genere avvengono da Repubblica. Entrambi riproducendo un altro schema classico dell’attacco politico ai movimenti, quello della distinzione fra “buoni” e “cattivi”, dove per cattivi si deve intendere “violenti”. Il tentativo di dividere il movimento, non rilevando come il momento “partecipato” e “comunicativo” può esistere solo insieme al momento “conflittuale”, che entrambi i momenti si innervano a vicenda portando avanti la propria vertenza, è tipico di chi vuole ridurre le ragioni della lotta a mero movimento d’opinione, intellettualistico, umanitario, al limite prettamente vertenziale. Quello che cioè lo Stato vuole evitare è la fusione del momento vertenziale con quello politico, cioè la tracimazione della vicenda particolare (la singola lotta) a vicenda generale (l’unione fra le lotte).

Concludiamo affermando che gli anni Settanta hanno ancora molto da insegnarci, metabolizzando politicamente alcune vicende storiche che, nel corso delle lotte di classe, si riproducono storicamente. La resistenza alla repressione statale non è dunque un solo fatto giuridico, ma soprattutto un fatto politico, ed è un fatto politico costante, che cioè si riproduce ogniqualvolta i movimenti crescono di forza. La risposta non va cioè articolata nel modo più intelligente di sfuggire alla repressione, ma di porre quelle basi politiche che dovrebbero far venir meno il contesto ideologico in cui si afferma tale repressione. Oggi quel terreno è l’utilizzo intelligente della forza e della conflittualità, aggregando attorno a questo tema quel consenso necessario tale da impedire ogni discorso criminalizzante. L’esempio della lotta no Tav, in questo senso, è quanto di più riuscito ci possa essere, ed è proprio uno di quegli aspetti che dovrebbe essere generalizzato in ogni luogo e in ogni lotta.

da militant-blog.org

*************************

Vedi anche il contributo dell’Assemblea di lotta “Uniti contro la repressione”.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

+militantdiritto alla resistenzanotav

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Festival Altri Mondi / Altri Modi: i video della terza edizione

Si è conclusa la terza edizione del festival Altri Mondi / Altri Modi. Anche quest’anno centinaia di persone hanno condiviso quattro intense giornate di confronto, dibattito, socialità ed arte all’interno del giardino di Askatasuna.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Sulla guerra in OpenAI e sull’intelligenza artificiale che promuove le diseguaglianze

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Stefano Borroni Barale sull’intelligenza artificiale. Stefano parteciperà al dibattito di giovedi 10 aprile alle 18 dal titolo “Transizione energetico-tecnologica: intelligenza artificiale, sfruttamento e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Estrattivismo e scambio ineguale

L’estrattivismo è un concetto proveniente dal Sud globale. Deriva dal termine portoghese “extrativismo”, che originariamente si riferiva alle attività commerciali che coinvolgevano i prodotti forestali esportati nelle metropoli capitaliste.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’intelligenza artificiale, lo Studio Ghibli e la natura del capitalismo

Sta generando molte polemiche il nuovo aggiornamento di ChatGpt che permette di creare immagini nello stile dello Studio Ghibli. A gettare benzina sul fuoco l’utilizzo spregiudicato che l’amministrazione Trump sta facendo di questo generatore di immagini per propagandare la sua campagna di deportazione degli immigrati. Sono molti i temi che apre questo aggiornamento: dal dibattito […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Conflitto sociale, repressione, media: ancora il caso Askatasuna

Richieste di risarcimenti stratosferici, interventi a gamba tesa di vertici giudiziari, aggressioni mediatiche a catena: la criminalizzazione del conflitto sociale si arricchisce di nuove pagine.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Marx nell’Antropocene

Un convegno a Venezia dall’approccio interdisciplinare invita a ripensare le possibili traiettorie di convergenza tra marxismo ed ecologia.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Islam politico e religione: reazione o possibilità emancipatrice? 

A gennaio 2025 a Torino è stata organizzata una auto-formazione con Said Bouamama, storico militante algerino che abita in Francia e con cui avevamo già avuto modo di confrontarci in passato. Le pagine che seguono sono la trascrizione (e traduzione) di una parte di quel momento e quindi restituiscono il flusso del discorso direttamente dalle sue parole.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Intervista esclusiva all’Accademia della Modernità Democratica e Foza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del Partito di Unione Democratica (PYD)

Abbiamo avuto l’occasione di realizzare questa intervista all’Accademia della Modernità Democratica con al suo interno un contributo (citato tra virgolette) di Forza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del PYD..

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Tecnotrumpismo. Dalla Groenlandia al caso DeepSeek

Trump è diventato il referente politico delle Big Tech e non è una congiuntura.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Cade l’accusa per associazione a delinquere: una vittoria per le lotte sociali del Paese!

Riprendiamo il comunicato di associazione a resistere: Oggi il Tribunale di Torino ha pronunciato la sentenza in primo grado per il processo “Sovrano”: tutti e tutte assolti per il capo di associazione a delinquere! Le pene per i reati singoli sono stati ridimensionati. Un passaggio epocale per le lotte di tutto il Paese. Questo non […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Iniziati i lavori per la rotonda a San Didero

Questa mattina sono iniziati i lavori per la costruzione della rotonda di accesso al futuro autoporto di San Didero. Telt, per l’ennesima volta, non si è fatta scappare l’occasione per portare in Valsusa ulteriori disagi, soprattutto alla circolazione sulla statale. Con l’aiuto dei solerti operai e delle onnipresenti forze dell’ordine, la circolazione procede tutt’ora a […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio di San Giuliano: conferenza stampa del Movimento No Tav dell’8 gennaio

Ieri mattina, Nicoletta Dosio è stata nuovamente convocata da Telt per concludere la presa di possesso del terreno del presidio di San Giuliano ereditato dopo la scomparsa di Silvano.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

8 DICEMBRE 2024: MANIFESTAZIONE POPOLARE NO TAV – ORE 14 PIAZZA D’ARMI, SUSA

A quasi vent’anni dall’8 dicembre 2005, il Movimento No Tav attraverserà di nuovo le strade ed i sentieri della Valsusa che con determinazione e coraggio difende da tanto tempo. Con un occhio al passato, per custodire ciò che la lotta insegna, ed un occhio al presente, per rafforzare le ragioni e la pratica che da […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Manifestazione di Soulèvements de la Terre contro il collegamento ferroviario ad alta velocità LGV Sud-Ouest tra Bordeaux e Tolosa

Più di 1.500 persone hanno risposto all’appello dei collettivi LGV NON MERCI (TAV NO GRAZIE) e Soulèvements de la Terre contro il progetto della linea ad alta velocità nel Sud-Ovest.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

In migliaia in marcia per le vie di Susa

Sabato pomeriggio le vie di Susa sono state attraversate da migliaia di No Tav nuovamente in marcia per esprimere il proprio dissenso contro un’opera ecocida e devastante.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Giù le mani dalla nostra terra! Assemblea e passeggiata verso San Giuliano

Questa sera si è svolta a Susa una partecipata assemblea No Tav, chiamata dal Movimento nelle ore centrali della giornata per iniziare a dare una prima risposta collettiva allo sgombero del presidio di San Giuliano avvenuto nella scorsa notte.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Comunicato stampa: dalla Venezia Verde alla Laguna di Venezia dal 2 all’8 settembre

Il 2 settembre, su iniziativa del collettivo Bassines Non Merci e nell’ambito della stagione 7 di Soulèvements de La Terre, una delegazione partirà per una grande traversata dalla Venezia verde del Marais Poitevin a Vicenza, dove dal 5 all’8 settembre si svolgerà il Venice Climate Camp.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Mettere in comune i saperi: Estrattivismo e cura della terra alle Giornate di Antropologia Conviviale, 22-25 agosto 2024

Diffondiamo volentieri l’indizione al tavolo su Estrattivismo e cura della Terra che si terrà in occasione delle giornate di Antropologia Conviviale al quale il progetto Confluenza è invitato a prendere parte.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Importante mobilitazione contro la base MUOS della US Navy

Ripubblichiamo di seguito il comunicato apparso su Notav.info in merito alla mobilitazione No Muos degli scorsi giorni.