La prossima domenica il popolo greco sarà chiamato ad esprimersi in un referendum consultivo (senza potere effettivo) con un Sì (“Nai“) o un No (“Oxi“) – da molti interpretato come un Sì al “Memorandum Syriza”, che sarebbe invero disposto a concedere ancora molto – all’ultimo accordo proposto dalla Trojka. Quel che è certo è che si sta giocando una partita importante, non solo sul futuro della Grecia ma di tutta l’Europa e della moneta unica che ne definisce ad oggi il solo tratto economico(-politico) unificante. L’insopportabile retorica del media mainstream europeo sulla sprovvedutezza e colpa del governo greco e di quella parte di popolazione che lo sostiene, mostra in controluce la paura sistemica per le crepe che la vittoria del No potrebbe aprire. I prossimi giorni continueranno a giocare sporco: per terrorizzare il popolo greco e le popolazioni europee che intendessero in futuro sottrarsi dal cappio dell’austerity. Entrambi gli esiti del referendum evidenzierebbero comunque grosse ambivalenze. Anche la vittoria del Sì non regalerebbe agli aguzzini della Ragion Economica una Grecia pacificata. La decisione di Tsipras e del suo partito (al netto dei giudizi contrastanti e duri che si possono dare di 5 mesi di governo) sembra restituire dinamismo e polarizzazione sociale e politica alla società greca, liberandola dall’apatia e dalla delega. Da qui in poi, si aprono possibilità inedite, che devono però innazitutto fare i conti con la paura e il panico diffuso dai difensori dello status quo. Ascolta l’intervista con Spiros, dell’Anti-Authoritarian Movement
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