InfoAut
Immagine di copertina per il post

Per una critica dell’economia politica della libertà

Prima ancora, però, chiediamoci come mai questi due poli sembrano attrarre istintivamente gli abitanti del piccolo universo di movimento e dei cimiteri di sinistra, in modo quasi indipendente dall’oggetto specifico su cui si prende posizione. C’è una lotta? Da un lato è inutile, dall’altro è troppo poco. C’è un tentativo di creare connessione tra percorsi differenti? Da un lato è velleitario, dall’altro il problema sta altrove. E le rete? Da un lato è il regno del controllo totale, dall’altro quello della definitiva libertà. C’è, a distanza di sicurezza da ogni necessità di verifica, una complessa e ambigua insorgenza? Da un lato è un oscuro complotto, dall’altro è la moltitudine trionfante. C’è, a portata di click, una stanca esibizione di corpi elettorali? Da un lato è la degradazione morale, dall’altro è la liberazione del desiderio. Come spazzare questa dialettica in un caso specifico, lo ha spiegato Cristina Morini in modo perfetto.

Vediamo cos’è questa libertà che per gli uni è impossibile e per gli altri è già data. Il buon Marx definiva il proletario degli albori del capitalismo “libero come un uccello”, in un doppio senso: era libero in quanto era stato privato con la forza dai commons, ed era libero dai ceppi dell’oppressione feudale. Era una libertà al contempo imposta e conquistata. È quell’ambivalenza che molti mal digeriscono e pochi comprendono, senza capire che è la sostanza che permea i processi di un rapporto sociale antagonista. Quel proletario ambiguamente libero “incontra” sulla sua strada, dirà più di un secolo dopo un Deleuze qui insolitamente marxiano, altri uccelli, degli uccelli da preda: “i primi capitalisti”. Questi “aspettano di incontrare il lavoratore, che arriva attraverso le fughe del sistema precedente. Questo è anche il senso preciso di ciò che chiamiamo accumulazione primitiva”. Da allora è una libertà, quella del proletario, mai del tutto illusoria e mai del tutto completa. Il grado di questa libertà e la sua reinvenzione sono storicamente determinate. Ci sono fasi in cui i proletari hanno conquistato maggiore libertà, ce ne sono altre in cui questa libertà è stata ridotta. E questa libertà è inversamente proporzionale a quella degli uccelli da preda, che sono sempre lì, non solo ad aspettare ma a provare a organizzare la libertà, propria e degli altri. La chiamano “interesse generale”, cioè il loro.

Già, perché queste due libertà sono in rapporto tra di loro, in parte si sovrappongono, mai vanno confuse. La libertà imposta dagli uccelli da preda è una merce, si vende e si compra, ha un valore di scambio e un valore d’uso. Non solo: si alimenta della libertà conquistata dal lavoro vivo, talvolta tenta di riorganizzarla e talvolta la insegue, prova a determinarla oppure a catturarla. Se dovessimo seguire la dialettica a cui si è fatto riferimento sopra, nella fase storicamente determinata del capitalismo contemporaneo e della sua crisi, ci troveremmo a dover scegliere tra la disperazione per la libertà-merce o l’entusiasmo per la libertà del lavoro vivo. Entrambe le soluzioni sono sbagliate. Sono entrambe peggiori. Sarebbe sciocco dire che il desiderio di questa libertà è completamente indotto dal capitale: significherebbe negare le lotte e le pratiche soggettive che dei pezzi di quella libertà l’hanno imposta. Sarebbe altrettanto sciocco dire che il desiderio di questa libertà è completamente libero: significherebbe negare l’esistenza di quegli uccelli da preda che, perfino obtorto collo, quella libertà si sono trovati costretti prima a subirla e poi sono parzialmente riusciti a sussumerla. Non esistono né sistemi totalitari né teleologie della liberazione. Esiste, questa sì, un’economia politica della libertà, di questa libertà impastata di conquiste e di mercificazione: ci siamo tutte e tutti dentro, il punto è come esserne contro.

Iniziamo invece a perdere la bussola, finendo prigionieri di quella dialettica, soprattutto quando separiamo la libertà dalle pratiche di lotta e soggettivazione che la determinano. Non stiamo affatto parlando di “coscienza”, astratto feticcio sbandierato dalla tradizione marxista per giustificare la primazia del partito come custode di quella coscienza e agente della mediazione tra classe in sé e classe per sé. Il punto è invece se l’istituzione di nuove norme collettive è radicato in una soggettività che quelle norme le produce, le mette in tensione e le apre continuamente alla possibilità della loro trasformazione. Altrimenti, rischiano di diventare disincarnate. Prendiamo la questione del reddito, per esempio. Di per sé, non è né rivoluzionario né riformista, né immediata liberazione né inevitabilmente compatibile. La sua importanza è nell’apertura di un campo di soggettivazione e rottura, nello sviluppo di pratiche di riappropriazione e di istituzione autonoma di nuove forme di distribuzione della ricchezza. Se il reddito viene inteso come una legge senza pratiche, diventa una faccenda per tecnici della governance.

Non rimpiangiamo le mitologie collettiviste del socialismo reale, dietro a cui si celava l’onnipotenza del partito e dello Stato. Non vorremmo però che, nell’ossessione di liberarsene, si finisse per riabilitare le robinsonate liberali e pre-marxiste, nelle mai tramontate fenomenologie della sovranità dell’individuo. Se poi questa diventa l’onnipotenza del genio o del gesto individuale, siamo davvero messi male. Foucault diceva che il potere non esiste, nel senso che pervade tutta la materialità dei rapporti sociali. Noi diciamo che l’individuo non esiste, nel senso che non si produce al di fuori della dimensione collettiva. Non è stata Rosa Park a creare l’insubordinazione dei neri, ma esattamente il contrario. O, per dirla altrimenti, la differenza singolare ha come condizione di possibilità il comune, l’organizzazione ha come condizione la possibilità delle lotte, la rivoluzione ha come condizione la possibilità della rottura.

Per riassumere. Da un lato, non c’è mai eccedenza e dunque non ci sono le basi per la rottura. Dall’altro, c’è sempre eccedenza senza mai rottura. Sentiamo qua l’eco di una contrapposizione postmoderna e molle tra lotte per e lotte contro, e anche di questa non avevamo alcuna nostalgia. Insomma, si può partire da Francoforte o da Parigi, ma si arriva nello stesso punto. Che si veda il capitale come una gabbia d’acciaio oppure una semplice incrostazione parassitaria, si finisce di pensare che per sbarazzarsi dell’una e dell’altra non servano le lotte collettive, ma gruppi separati dalla composizione di classe pronti a conquistare lo Stato oppure la Bce.

Per distruggere questa dialettica, allora, rimettiamo al centro la questione della soggettività. Troppo spesso in questa categoria risuona l’idea di una figura ontologicamente libera, oppure ontologicamente non liberabile. Niente di più fuorviante. La soggettività è un campo di battaglia, questo è il punto. Esiste una soggettivazione capitalistica, esiste o può esistere un processo di controsoggettivazione, o formazione collettiva di soggettività autonoma. Il loro rapporto, che è innanzitutto un rapporto di produzione e dunque di forza, è ciò che determina storicamente il campo di battaglia. Possiamo situarci in modo mimetico al suo interno, confinarci in piccole riserve e immaginarci completamente imprigionati o liberi, lagnarci dell’alienazione dei proletari o specializzarci come gioiosi magistrati delle passioni (merce) degli altri, nella tranquillità individuale di chi sa di non poter cambiare in comune la situazione. Parlare di soggettività come campo di battaglia è dunque il punto più difficile, perché significa mettere da parte ideologie e scorciatoie, per fare i conti con le nostre insufficienze e porci il problema di essere anche contro di sé. Solo per questa strada c’è la scoperta di una potenza che non dobbiamo né aspettarci né non aspettarci: è tutta da organizzare collettivamente.

Di Gigi Roggero per Commonware

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Rompere la pace dentro territori, fabbrica e università della guerra

Partiamo da qui, da questa inquietudine mai risolta e sempre irriducibile che accompagna la forma di vita militante, l’unica postura da cui tentare di agguantare Kairòs, il tempo delle opportunità che possiamo cogliere solo se ci mettiamo in gioco. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Teoria del partito

I prezzi sono più alti. Le estati sono più calde. Il vento è più forte, i salari più bassi, e gli incendi divampano più facilmente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il Segretario di tutte le guerre

a visione che Hegseth porta dentro l’amministrazione Trump è quella di un’America che può tornare «grande» solo riconoscendo la guerra come sua condizione naturale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il significato dell’ascesa cinese

Riprendiamo e traduciamo da marxist.com questa interessante analisi di Kenny Wallace sul significato dell’ascesa cinese.  Buona lettura! Questa nazione, che appena due decenni fa era ancora immersa nel sottosviluppo, è oggi impegnata in una titanica rivalità con gli Stati Uniti, nella quale riesce a mantenere la propria posizione. Nel frattempo, l’imperialismo americano, di gran lunga […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Gaza, un futuro di controllo della AI che ci riguarda

Se andiamo a leggere i piani di controllo dell’ordine pubblico prefigurati per la nuova amministrazione di Gaza, vediamo come questi convergano sulla previsione di un modello di sicurezza basato sull’integrazione di Intelligenza Artificiale (IA), robotica avanzata e sorveglianza aerea.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Un opuscolo su riarmo, genocidio e logistica della guerra

Ripubblichiamo un opuscolo realizzato dall’assemblea cittadina torinese STOP RIARMO.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Colonialismo accelerato: un piano contro la Palestina

Qual è la logica del piano Trump su Gaza? La costruzione di spazio meticolosamente controllato e depoliticizzato, cioè pacificato, per la circolazione, il consumo e la produzione del capitale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il bluff dell’ intelligenza artificiale

Perché la bolla speculativa è solo la punta dell’iceberg di un piano per consolidare il potere.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’ottavo fronte: la Cupola di Ferro Digitale di Israele e la battaglia narrativa

Mentre i suoi militari bombardano Gaza, nonostante l’accordo per un cessate il fuoco, Tel Aviv lancia un’offensiva parallela su internet volta a mettere a tacere le narrazioni della Resistenza, manipolare le percezioni globali e riprogettare la memoria digitale dei suoi Crimini di Guerra.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cameri: manifestazione contro Leonardo e le fabbriche di morte del governo italiano

Il Coordinamento Novara per la Palestina e altre realtà locali hanno organizzato per sabato 15 novembre una manifestazione che partirà dal centro città di Cameri per poi giungere sino alla base militare di Cameri in provincia di Novara composta dall’aeroporto militare e da due stabilimenti Leonardo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele sta costruendo un “muro per l’accaparramento delle terre” nel sud del Libano meridionale mentre continuano gli attacchi aerei

Immagini di un muro in costruzione da parte dell’esercito israeliano nei pressi di postazioni occupate nel sud del Libano sono circolate online, mentre continua la pressione per disarmare Hezbollah

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: gli indigeni dell’Amazzonia si invitano al vertice sul clima

Gli indigeni della tribù Kayapó, sostenuti da centinaia di manifestanti, hanno organizzato un’azione di protesta all’interno della “zona verde” della COP30.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turisti della guerra a Sarajevo: aperta un’inchiesta, almeno 5 gli italiani coinvolti

Si radunavano a Trieste e da lì partivano per sparare “per divertimento” ai civili insieme ai militari dell’esercito serbo-bosniaco che assediavano la città di Sarajevo.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il Sud unito contro il ponte. Vogliamo casa, lavoro, ambiente e sanità

La mobilitazione contro il ponte sullo Stretto è, oggi, uno spazio politico cruciale per la resistenza e il riscatto del Sud.

Immagine di copertina per il post
Culture

Israele sull’orlo dell’abisso

Ilan Pappé, La fine di Israele. Il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina, Fazi Editore, Roma 2025, pp. 287

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

III e IV giorno dell’Incontro Internazionale delle Comunità Danneggiate dalle Dighe, dalla Crisi Climatica e dai Sistemi Energetici

Sotto il sole amazzonico, un gruppo composto da militanti di 45 paesi ha intrapreso questa domenica (9/11) una traversata simbolica attraverso le acque della Baía do Guajará, a Belém (PA).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e gas :l’Europa sempre piu’ dipendente dagli U.S.A.

A ottobre, per la prima volta, un singolo Paese gli USA ha esportato oltre 10 milioni di tonnellate metriche (mmt) di gas liquefatto, il 70% delle quali verso l’Europa.