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Scontri al CPA di Pozzallo

Dopo aver atteso invano un permesso di soggiorno è arrivata infatti ieri il sentore di una rapidissima decisione di respingimento in patria (molti dei migranti erano sbarcati soltanto tra il 16 e il 18 agosto) per i 56 magrebini rinchiusi nel centro. La reazione è stata immediata e rabbiosa: tra gli alloggi e il cortile della struttura sono scoppiati i tumulti, gli incendi e un fronteggiamento con la polizia a suon di spranghe, estintori e sassaiole.

Alla repressione poliziesca (subito rinforzata dalle truppe della squadra mobile di Ragusa, dei carabinieri di Modica e della Guardia di Finanza di Pozzallo) è seguita un’ulteriore fase di barricamento da parte di circa 20 immigrati sul tetto del CPA durata per diverse ore nella ricerca di una possibilità altra al rimpatrio deciso da prefettura e soci sulla loro pelle.

Ancora una volta l’unica risposta che hanno ottenuto dalle istituzioni è stata la brutalità di uno sgombero violento che ha portato a diversi feriti e a 14 arresti tra cui una donna. La repressione non è però riuscita a neutralizzare del tutto la determinazione dei migranti nella volontà di riappropriazione della propria vita e un nutrito gruppo è riuscito a guadagnare la libertà attraverso la fuga.

Ancora adesso diversi migranti non sono stati rintracciati dopo essersi riusciti a disperdere tra le campagne circostanti e la cittadina di Pozzallo, dimostrando che nessun dispositivo sicuritario-poliziesco può essere sufficiente a fermare una volontà di libertà accompagnata da una rabbiosa-determinazione.

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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