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La Fanta sfrutta gli immigrati a Rosarno

«100% a base di arance italiane». È questo lo slogan con cui la Coca-Cola Corporation promuove in Italia la più nota aranciata al mondo: la Fanta. Ed è vero, le arance vengono effettivamente prodotte in Italia. Quello che i consumatori non sanno, però, è che buona parte di questi agrumi provengono da Rosarno, in Calabria, e sono prodotti grazie allo sfruttamento di immigrati illegali. La stessa Coca-Cola ha confermato l’informazione, aggiungendo, però, «che tutto è in regola e che l’azienda non è a conoscenza di fenomeni di sfruttamento degli immigrati».

I migranti di Rosarno provengono dall’Africa (Ghana, Burkina Faso, Costa d’Avorio). Fuggono dalla fame, e più spesso dalla guerra.

L’Italia è uno dei principali produttori di agrumi del mondo: tre milioni e seicentomila tonnellate di frutta all’anno, che vengono coltivate in 170.000 ettari. La Calabria è la seconda regione per la produzione di arance (dopo la Sicilia) con 870.000 tonnellate l’anno. La maggior parte di queste vengono coltivate nella zona di Rosarno. In particolare, nella cittadina calabrese vengono prodotti i concentrati di succo d’arancia che sono alla base dell’aranciata.

E così, ogni inverno giungono a Rosarno duemila immigrati illegali. Che si vanno ad aggiungere a coloro che vivono stabilmente nella cittadina calabrese. Venticinque euro per ogni giornata di lavoro. Dieci, dodici ore in mezzo ai campi. Soldi da cui vanno decurtati cinque euro per il trasporto (a carico dei caporali).

«Non è tutta colpa solo dei caporali e delle aziende agricole. Diciamo che vengono incoraggiate allo sfruttamento da parte delle grandi aziende produttrici di aranciata, tra cui la Coca-Cola», dichiara Pietro Molinaro, della Coldiretti Calabria. «Gli agricoltori vengono letteralmente schiacciati dalla concorrenza estera: Brasile, Cina, Stati Uniti, Messico, Spagna. A questo vanno aggiunti i bassi prezzi pagati dalle aziende acquirenti. Il prezzo di mercato è sceso sotto al prezzo di produzione. Le arance industriali (quelle utilizzate per i concentrati) vengono pagate 7 centesimi al chilo. Mentre i lavoratori vengono pagati 8 centesimi al chilo». Molinaro tra le righe fa capire che lo sfruttamento è una necessità di sopravvivenza per le aziende agricole.

La Coldiretti Calabria sostiene di aver scritto alle aziende che acquistano i concentrati di succo d’arancia per protestare contro i prezzi sleali pagati agli agricoltori. A oggi non ha ricevuto alcuna risposta.

La Coca-Cola Corporation ha dichiarato che è in possesso di certificati che assicurano la correttezza della produzione e il non utilizzo di immigrati illegali sottopagati per la raccolta di arance. Ammette, però, che la multinazionale statunitense non è in grado di controllare ogni azienda produttrice di arance.

fonte: popoff

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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