Un corteo eterogeneo e partecipato da oltre 3000 persone ha percorso venerdì le strade principali di Nuoro dopo l'ennesimo caso di femminicidio, avvenuto domenica scorsa nella città sarda.
Questa volta a morire per causa del nostro sistema patriarcale e machista è stata Romina Meloni. Ad uccidere è stato l'agente di polizia penitenziaria Ettore Sini, sparando 5 colpi con la sua pistola di ordinanza.
Questo ennesimo femminicidio è stato mosso da un folle senso di proprietà sul corpo della vittima, in quanto il movente è stato un senso di gelosia, provato dall'assassino nei confronti di Romina, che dopo aver chiuso la relazione con Ettore si stava ricostruendo una nuova vita.
Tante le realtà politiche presenti da tutta la Sardegna, ma anche le singole persone che si sono unite al grido di "Non una di meno" e ricordato in corteo quanto successo a Romina.
Un corteo e una sensibilità al caso di Romina che è anche frutto dell'agitazione permanente, della potente spinta data dalle grandi giornate che Non una di meno ha saputo mettere in campo nelle ultime settimane, come quelle dell'8 e del 30 marzo.
Giornate in cui si è rivendicato il diritto alla vita, all'essere liberamente donne, di fronte ad istituzioni patriarcali che permettono e avallano stupri, omicidi e subalternità delle donne, rendendolemera merce, robot da produzione e riproduzione.
Lo stato di agitazione permanente femminista quindi non si ferma e si propaga in ogni dove per la penisola. Contemporaneamente, infatti, si teneva una azione di Non una di meno Napoli alla stazione dei treni della Circumvesuviana, teatro della doppia violenza machista e giudiziaria.
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