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Logistica: lotta dura all’HM / XPO

Sono quasi tutti giovani e giovanissimi residenti nella zona o trasferitisi apposta inseguendo il ricatto di un impiego sempre più difficile da trovare. Il carico di lavoro è pesante, si lavora 50 ore a settimana, quando, per il contratto misto part-time a tempo determinato, dovrebbero fermarsi a 30. Si prende 1100 euro al mese, qualcuno arriva a 1500, ma lavorando 240 ore al mese e non tutti ce la fanno. I disagi vanno dalla negazione del pass per parcheggiare nei pressi del magazzino – costringendo le operaie e gli operai a percorrere più di un chilometro a piedi – all’impossibilità di maturare i permessi lavorativi – quando spetterebbero 72 ore annue – ai mancati pagamenti di tredicesima e quattordicesima – di cui arriva solo una piccola parte – fino alla comunicazione via sms la sera prima dei turni di lavoro del giorno dopo – cosa che a volte comporta cambiamenti continui comunicati con tre o quattro messaggi differenti. Una situazione insostenibile.

A luglio sono partiti i primi scioperi con la richiesta immediata di assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori e le lavoratrici, 200 ore al mese, altro che part-time! Subito l’azienda si è mostrata sorda alle richieste e anzi ha cominciato ad impostare una strategia volta a colpire chi si era iscritto al SI Cobas, senza riconoscerne la rappresentanza sindacale. Il 28 luglio parte un picchetto di 16 ore davanti al magazzino, cui risponde il giorno dopo quello in solidarietà dei lavoratori del magazzino XPO di Piacenza, località Le Mose, la stessa dell’indomita IKEA, protagonista negli anni passati di lotte importanti. Lo sciopero di solidarietà si estende anche ad altri magazzini XPO sul territorio nazionale. Nei giorni successivi si ripete un copione già visto con la vergogna delle forze di polizia a presidio degli stabilimenti all’ingresso e all’uscita dei turni di lavoro.

Ma nessuno si fa intimidire e il 4 agosto è di nuovo sciopero. Dopo 6 ore e l’arrivo in forze di polizia e carabinieri di fronte ai quali il picchetto non arretra di un millimetro, Easycoop cede e dichiara l’intenzione di aprire un tavolo di trattativa con i lavoratori organizzati nel S.I. Cobas, che da subito manifestano l’intenzione di proseguire la lotta se non verranno accolte le loro richieste. L’incontro del 5 agosto vede la cooperativa prendere tempo accampando scuse fittizie come la ferie di alcuni manager e di conseguenza la lotta prosegue con lo stato di agitazione che rimane aperto nel magazzino di Stradella e in tutti gli impianti XPO in lotta con iniziative a sorpresa. Viene lanciata anche per domenica 7 agosto un’iniziativa di agitazione e propaganda nel prestigioso punto vendita HM di Piazza del Duomo a Milano dove vengono distribuiti volantini di denuncia ai clienti della nota multinazionale.

La mattina del 10 agosto la lotta imprime un’accelerazione estendendosi anche ad un altro magazzino della multinazionale a Casalpusterlengo. Dalle 4 è bloccato l’impianto logistico contro 15 licenziamenti annunciati e a sostegno della vertenza del magazzino di Stradella.
Davanti ai cancelli si sono uniti i lavoratori e le lavoratrici dei due magazzini sotto la bandiera della solidarietà e della lotta. Uniti si vince!

A Casalpusterlengo esce allo scoperto un’altra pagina vergognosa di come il sistema cooperativo applicato alla logistica sfrutta lavoratori e lavoratrici a suo piacimento. I 15 in aria di licenziamento sono dipendenti diretti di HM dei reparti qualità, carico e contabilizzazione giornaliera dei punti vendita che la multinazionale vorrebbe riassumere tramite cooperativa per fargli svolgere le stesse mansioni, ma a condizioni di lavoro nettamente peggiori, senza le tutele del loro contratto nazionale e le garanzie che ne derivavano! Alcuni dei 15 hanno chiesto addirittura un trasferimento in Sicilia per rimanere dipendenti HM, ma gli è stato rifiutato con la scusa che il colosso dell’abbigliamento sta passando un momento di crisi. Menzogne pure, se è vero che risulta che HM sta per aprire 15 nuovi negozi entro la fine dell’anno e ne ha in programma altri 20 nel 2017. Informati della manovra padronale il 20 luglio, l’azienda avrebbe voluto chiudere la partita il 1° settembre, ma la lotta non va in vacanza!

Il 16 agosto arriva la notizia che a 4 lavoratrici del magazzini di Broni/Stradella non sono stati rinnovati i contratti i termine, è chiaro fin da subito che si tratta di una rappresaglia politica volta a colpire le combattive iscritte al S.I. Cobas e tramite una politica di non riassunzione mirata cercare di disarticolare la presenza del sindacato in magazzino. Ma la lotta di tutti i lavoratori continua al fianco delle compagne e proprio contro quelle forme di contratto che permettono ai padroni di fare il bello e il cattivo tempo.

Il 18, 19, 20 agosto sono di nuovo giornate di picchetto con le consuete file di camion fermi fuori dai cancelli presidiati dalle lavoratrici e dai lavoratori della cooperativa Easycoop che, dopo aver conquistato la turnistica e il giorno di riposo settimanale, dopo un’ulteriore incontro tra le parti, tornano ancora in lotta anche per rivendicare il riconoscimento della rappresentanza sindacale, l’applicazione del ccnl e buste paga regolari. Nel frattempo S.I. Cobas e ADL Cobas aprono congiuntamente lo stato di agitazione in tutti i magazzini XPO‬ a livello nazionale.

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