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Torino: la protesta dei medici in formazione

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Oggi in molte città italiane si sono svolti presidi di giovani medici che in centinaia si sono uniti per portare le loro rivendicazioni e vertenze alle Regioni con un solo obiettivo: cambiare questo sistema sanitario perchè sia davvero a tutela della salute di tutti e tutte. 

A Torino la protesta ha coinvolto studentesse e studenti, neo-abilitati, camici grigi, medici in formazione specialistica e corsisti di medicina generale di 21 città italiane. Ha coinvolto anche i medici in servizio, che oggi hanno sospeso per qualche minuto il loro lavoro indossando la mascherina marchiata X29 in solidarietà con la mobilitazione. Chiedono l’azzeramento dell’imbuto formativo che condanna la maggior parte dei noelaureati alla precarietà, chiedono che la loro formazione venga retribuita e che risulti adeguata al fabbisogno del territorio. Chiedono che il contratto di formazione specialistica retribuisca turni di guardia e straordinari e che garantisca delle tutele sulle responsabilità e i diritti degli specializzandi. Chiedono una formazione qualificata e certificabile, non assoggettabile alle esigenze ospedaliere, e sulla quale gli stessi specializzandi abbiano voce in capitolo. Chiedono che sia restituita una dignità alla medicina sul territorio, per il suo ruolo cruciale di cura a lungo termine di ogni persona, nonché di lavoro sulla prevenzione. È sconcertante che sia necessario fare tale richieste a gran voce dopo un periodo in cui il Sistema Sanitario Nazionale sarebbe collassato – e insieme a lui la vita di molte persone – se non fosse stato per gli sforzi straordinari compiuti dai sui operatori. Medici, infermieri e oss si sono spesi quotidianamente, anche in mansioni per cui non erano formati e con scarsissime tutele in ambito che solo dal 2010 ha visto tagli per 37 miliardi di euro. La mobilitazione di oggi ha restituito al ministero e alle regioni i loro applausi e le loro retoriche angeliche, facendo loro presente che la gestione della sanità non si può continuare come prima e che si tratta di un’evidenza che dalla crisi del Covid tutte le persone riconoscono. Chi vuole che più della metà degli studenti di medicina lasci l’Italia per mancanza di borse nei posti di formazione? Chi vuole un sistema che delega alla struttura ospedaliera qualunque intervento, rendendola di fatto un covo inattraversabile nel caso di esplosione di una malattia infettiva? Chi vuole una sanità che, vista la scarsità delle proprie risorse, fonda la gestione di una crisi sull’improvvisazione e sullo spirito di sacrificio dei suoi lavoratori? Il ministro Manfredi e i presidenti delle regioni che oggi si sono seduti ai tavoli con le delegazioni dei medici in mobilitazione farebbero bene a darsi delle risposte e a intervenire in maniera concreta e sistemica. Per le persone che in questi mesi hanno subito perdite e per il personale medico-sanitario che c’è e che verrà non saranno accettabili solo parole o soluzioni al ribasso.

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