
Il NO dei lavoratori e Alitalia
Se ne parlava da giorni, le operazioni di voto sono iniziate giorno venti e si sono concluse ieri. I lavoratori erano chiamati a votare a favore o meno di un accordo che prevedeva 980 esuberi, riduzione dell’8% sui redditi di lavoro, diminuzione del personale di volo affiancato all’aumento del carico di lavoro con diminuzione delle pause. L’accordo è stato firmato senza colpo ferire da CGIL, CISL, UIL, UGL e corrispettivi sindacati di settore e sottoposto ai dipendenti Alitalia. Anche questa volta i sindacati decidono di schierarsi dalla parte di chi rappresenta il male necessario.
Delle condizioni completamente a perdere, l’ennesimo ricatto rispetto allo possibilità di scegliere tra l’ulteriore riduzione di diritti garanzie e retribuzione e la chiusura dell’azienda e quindi il timore di perdere definitivamente il lavoro. Sindacati che partecipano attivamente al gioco della compagnia di bandiera privatizzata che ogni tre anni rischia il fallimento. modello di privatizzazione diffuso e consolidato ormai da anni dai governi, che lo propongono come unica strada possibile per far fronte alle difficoltà dovute alla crisi economica e al debito pubblico. Modello che evidentemente sta dando risultati disastrosi e questo caso parla chiaro.
Questa volta, però, le aspettative di governo, azionisti e sindacati sono state disattese. Sapevano che il personale navigante avrebbe rifiutato senza remora l’accordo. Il contributo che, questa volta, ha dato una spinta in più è stato il no dei lavoratori di terra; questa volta di fronte al ricatto c’è stata una risposta forte è chiara. I lavoratoti attraverso la consultazione hanno espresso la volontà di essere pronti a far fallire l’azienda. E’ vero, il governo parla di procedimento per la liquidazione della società e qualcuno spera nel salvataggio all’ultimo minuto ma comunque si è deciso. Hanno scelto di dire no alla diminuzione di garanzie e di salario. Hanno scelto per quei 980 lavoratori che con la vittoria del Si sarebbero stati licenziati. Hanno scelto per la dignità.
Ancora una volta lo strumento del voto è stato identificato da chi subisce l’arroganza quotidiana del potere e delle leggi di mercato, come uno strumento utile per mettere in difficoltà l’establishment stesso. La tornata referendaria di dicembre, che ha mandato a casa l’allora presidente del consiglio Renzi, ne è un esempio ancora recente e vivo.
Cosa produrrà questa tornata referendaria non lo sappiamo ancora: quello che è certo però è che i dipendenti Alitalia non hanno ceduto al ricatto di chi chiedeva ulteriori sacrifici; non hanno avuto paura né remore nel bocciare un accordo che pure tutte le parti presentavano come “l’unico possibile”. E questa è una rottura che comunque porta con sé il sapore di una vittoria… della dignità prima di tutto!
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