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Elezioni politiche in Spagna:tra cambio político e crisi nazionali

La mappa elettorale dello Stato spagnolo che viene a disegnarsi dopo il voto di domenica, mostra definitivamente il carattere differenziale esistente delle nazioni che lo compongono.

Il bipartidismo storico, che con il risultato generale entra in profonda e -chissá-definitiva crisi, dissanguandosi un po´dappertutto, regge pero´ sostanzialmente in quelle circoscrizioni dove il peso specifico della questione nazionale, come elemento di alterità politica, e`storicame determinato.

Analizzando il voto  in Catalogna, Comunitá valenziana e isole Baleari, nelle due comunitá basche (Euskadi e Navarra) ed in Galicia, il dato piu’ evidente e`che i partiti unionisti spagnoli, Partito Popolare e Partito Socialista, subiscono una pesantissima  sconfitta che li consegna alla marginalità politica. Vale a dire che nonostante il sistema attuale elettorale, che utilizza il metodo d’hont, la perdita di seggi é solo un aspetto di quello che, attraverso i voti reali espressi, si cristalizza come la peggiore emorragia di consensi dal post-franchismo ad oggi.

Ciudadanos, il partito della nuova destra liberista sfacciatamente alimentato da una campagna di marketing del mainstream mediatico, quello che piu´si distinto nella campagna elettorale per spingere forte l’acceleleratore nell’essere unico voto utile contro l’indipendentismo e la secessione (sopratutto catalana) ha visto ridimensionare completamente il suo ruolo: per un partito che doveva recuperare i voti in uscita dei Popolari, diventando stampella necesaria per la stabilitá governativa della destra spagnola e, allo stesso tempo,erigersi come “l’anti-casta” contraltare di Podemos, l’unico risultato positivo é avere semplicemente consolidato il  partito a livello statale, ben lungi quindi da quell’esito, come probabile seconda forza, prospettata da numerosi sondaggi.

Quello che invece emerge é il risultato elettorale di Podemos: mentre a livello statale il partito viola di Pablo Iglesias ottiene solo il 12,7 % dei voti e 42 seggi, il vero esito politico é rappresentato nei territori storici dove la questione della sovranitá nazionale é prioritario nell’agenda politica. In larghissima misura questo eccezionale risultatp é frutto delle alleanze con quelle espressioni locali che, in questi ultimi anni, piú hanno saputo sedimentare le battaglie sociali con l’elemento differnziale nazionale. Podemos, sopratutto il suo gruppo dirigente, hanno saputo ben interpretare la fallimentare esperienza  delle passate amministrative, in particular modo quelle in Catalogna, volendo nuotare controcorrente in un processo oramai consolidato ed egemone nella societá civile catalana. In questa occasione Podemos ha saputo presentarsi contemporaneamente come il difensore dei settori sociali piú deboli in un contesto di forte destrutturazione sociale, e come l’unico interprete politico a livello statale a difendere, insieme ad un nuovo processo costituente dello Stato Spagnolo che riconosca il suo essere plurinazionale, la convocazione di un referéndum in Catalogna.

Ha premiato, e molto, la decisione dunque di confluire con la Marea in Galizia (seconda forza e 6 scanni), con  la lista unitaria in Catalogna (prima forza politica e 12 seggi) guidata dalla sindachessa di Barcellona Ada Colau, dei rosso-verdi di ICV, la sezione catalana di Izquierda Unida (oramai completamente sussunta dal fenómeno Podemos e quasi residuale a livello statale) e gli ecologisti di Equo. Questo risultato, strepitoso per quel che concerne Catalogna, evidenzia come l’offerta elettorale di Podemos in coalizione con gli articolati locali, ha saputo incrociare la domanda politica di larghi settori sociali, non solo giovanili, di un cambio che accomuna la critica alla “partitocrazia” e la sua corruzione alla rivendicazione di nuove politiche di welfare, unita a quella crescente ed irrisolta del “diritto a decidere”, alla sovranitá popolare.

A questa lettura di analisi e´necessario aggiungere il risultato, per certi versi sorprendente, nel congiunto dei territori baschi. Podemos si afferma come la forza politica piú votata in tutta Euskal Herria nord ottenendo ben 7 deputati, distanziando di quasi  centomila voti ad un imperturbabile Partito Nacionalista Basco che, a fronte dell’arretrare delle destre sia statali che in versione regionalista (come Convergenza Democratica di Artur Más in Catalogna), conferma il suo protagonismo assoluto come agente egemone e garante “ dell’ordine e moderazione” nella vita politica basca.

Il caso Podemos nei Paesi Baschi ha una peculiaritá distinta dal resto dello stato e delle nazioni periferche, perché con il suo risultato fa emergere –con virulenza- una crisi della sinistra indipendentista basca che, con la sua coalizione Euskal Herria Bildu, registra una storica sconfitta: perde centomila voti (pari quasi al 30% dei suoi elettori alle ultime elezioni del 2011)e ben 5 dei 7 parlamentari che aveva. Debacle che brucia ancor piú a non aver ottenuto nemmeno nessun deputado in Navarra.

Lo specchio rovesciato del doppio risultato basco, vittoria di Podemos e forte ridimensionamento di Bildu, sono da interpretare come conseguenza di una perdita  da parte della sinistra indipendentista ufficiale, di volontá di mobilizazione, in particolare sui diritti sociali ed economici, che hanno originato vieppiú negli ultimi mesi forti critiche ad un modello organizzativo e di iniziativa politica, visto da  molti come neo-istituzionale ed aconflittuale, adottato dopo la decisione di abbandono definitivo della lotta armata da parte di ETA.

Una scelta che, in diversi settori (giovanili in primo luogo) si é interpretato come un processo di omologazione al resto del sistema politico. L’attuale gruppo dirigente della sinistra abertzale “paga un duro prezzo politico vedendo l’abbandono di parte significativa del suo elettorato (tra i piú fedeli e disciplinati storicamente) sia come critica diretta e sia come voto prestato a Podemos in quanto considerato piú “utile” per generare un cambio in questa fase storica.

La difficile tessitura di una nuova compagine di governo a Madrid, insieme al nodo catalano e lo sviluppo del suo processo vanno ad essere i due perni sul quale si misurerà lo scenario politico in Spagna. Alle forze della sinistra di alternativa, dello stato e delle nazionalitá, spetterá il compito di misurare la propria capacità di incidere non solo sul terreno istituzionale bensí, come gli stessi risultati hanno evidenziato, sull’articolazione di progettualitá in comune, sul sostegno alle lotte e ai movimenti sociali: unico motore di qualsiasi vero processo di cambio.

 

Bilbao, 22 dicembre 2015

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