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Torino: 4 Novembre Processo contro Glovo, riders in lotta

Il 4 novembre alle ore 10 si terrà l’udienza contro la multinazionale del food delivery Glovo, per questo è stato chiamato un presidio dentro e fuori il tribunale di Torino in solidarietà con i riders in lotta.

L’udienza verterà sul riconoscimento o meno del rapporto di lavoro subordinato e dovrà stabilire se l’algoritmo risulti discriminatorio verso chi sciopera, definendo i risarcimenti per i lavoratori in causa per quanto riguarda il mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro.

La categoria di rider si colloca nel contesto della gig economy che comprende l’utilizzo di piattaforme digitali finalizzate all’incontro di domanda e offerta e al disciplinamento delle prestazioni. Il gig rappresenta una vera e propria forma di organizzazione poiché l’utilizzo di app e piattaforme è finalizzato a garantire degli standard di prestazione dell’attività lavorativa e a vigilare sul loro rispetto attraverso recensioni, voti, o rating, che i lavoratori ricevono dagli utenti. Il rating permette alle piattaforme di sanzionare automaticamente le prestazioni scarse o percepite dai clienti come tali, costituendo un elemento di dipendenza tipico del lavoro subordinato.
L’uso delle tecnologie diventa uno strumento di controllo e punizione attraverso l’organizzazione di una dimensione dell’economia che in passato era informale.

Notizie di incidenti e morti in strada sono all’ordine del giorno a causa dei ritmi di lavoro e delle tutele inesistenti, il sistema Glovo prevede ancora il cottimo e un algoritmo stringente e discriminatorio che diminuisce le possibilità di poter fare le consegne per chi non rispetta gli standard richiesti dall’azienda.

L’udienza si colloca in un percorso di cause che i riders e le riders stanno portando avanti da anni, volto al riconoscimento di tutele e diritti che nel mondo del lavoro vengono sempre più negati e frantumati.

Di seguito riportiamo il testo di indizione del presidio:

Venerdì 4 Novembre ore 10 ultima udienza in cui si deciderà del processo contro Glovo:
Un momento per portare solidarietà al gruppo di rider che ha deciso di opporsi ad un’organizzazione del lavoro predatoria, ma anche un possibile punto di partenza per iniziare ad immaginare come condividere e affinare strumenti di autotutela contro sfruttamento e ricatti.

La causa contro la multinazionale spagnola ha preso forma durante il periodo pandemico come risposta alle precarie condizioni imposte attraverso cottimo, controllo pervasivo della prestazioni e punteggi. Si tratta di una risposta, complementare a scioperi e blocchi, con cui provare ad attaccare la controparte attraverso forme di autotutela che riguardino le inesistenti condizioni di sicurezza, le riduzioni arbitrarie di turni e salari, sospensioni e licenziamenti illegittimi.
Infatti, nonostante il tentativo della maggior parte delle imprese di food delivery di mantenere una facciata fatta di disponibilità al confronto, meritocrazia e promozione dell’auto imprenditorialità, la quotidianità dei e delle rider è scandita dell’imposizione dei ritmi, degli ordini e del controllo capillare delle applicazioni.
È proprio da questi ritmi, oltre che dalla natura stessa del lavoro, che la sicurezza e nei casi peggiori la vita stessa di chi consegna pasti a domicilio viene messa estremamente a repentaglio.

Negli anni i limiti dei tavoli ministeriali e di quelli sindacali e i loro interventi peggiorativi hanno reso indispensabile dotarsi di strumenti per rispondere all’aggressione di chi specula sul nostro tempo e sulle nostre vite.
In un momento di generale crisi economica e di instabilità, riteniamo che creare rapporti di solidarietà, valorizzare e condividere questi strumenti con chi vive situazioni di isolamento sul lavoro, può essere un punto di partenza per migliorare le proprie condizioni di vita e affrontare i ricatti legati ad esso.

Per questi motivi il 4 Novembre saremo fuori e dentro il Tribunale di Torino per supportare i nostri colleghi e le nostre colleghe e condividere questo momento con chi sente la necessità di opporsi all’isolamento e la precarietà imposte dal lavoro.

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pubblicato il in Sfruttamentodi redazioneTag correlati:

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