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Tra Atene e Torino, violenza di genere come pratica di disciplinamento e repressione

Nella città di Atene, presso la stazione di Omonia, la notte dell’11 ottobre si è verificato uno stupro di gruppo. Omonia si trova nel centro città e in quella zona già in passato si sono verificate decine di violenze e omicidi ai danni di persone transgender, prostitute e migranti.

Gli stupratori erano due poliziotti del gruppo DIAS che hanno fermato una ragazza di 19 anni mentre chiedeva indicazioni. I media locali riportano come gli agenti hanno operato completamente indisturbati nei sotterranei del dipartimento, con la copertura di altri colleghi presenti, inoltre  parte dello stupro risulta essere stata registrata  attraverso le telecamere delle uniformi.

 I giornali locali hanno avuto atteggiamenti stigmatizzanti, accusando la ragazza di non essersi opposta. Emerge come le violenze di genere della polizia nella capitale greca sono di carattere sistematico. Un anno fa una ragazza ha sporto denuncia per violenze sessuali, poiché molestata da parte del padre dall’età di 11 anni e segregata per giorni, abusata, picchiata e costretta a prostituirsi da un poliziotto 39enne, Dimitris Bouyoukos. La giovane è potuta fuoriuscire dal contesto violento tramite il sostegno di una barista che l’ha nascosta e ha contattato un’avvocata.

Emerge come l’oppressione della polizia è tutt’uno con quella patriarcale. Lo stupro, le molestie, il catcalling e i commenti sessisti sono atteggiamenti in parte normalizzati e accettati nelle nostre società che diventano vere e proprie pratiche di repressione e disciplinamento nella mani degli agenti. La violenza sessuale diventa così a carattere sistematico, una metodologia di stampo patriarcale che permette al potere di consolidarsi, reprimere e diffondere i propri valori. Il ruolo dei mass media è fondamentale nel supportare la perpetrazione della violenza e la stigmatizzazione della vittima.

Anche in Italia la violenza e gli abusi di potere della polizia agiscono sui corpi delle donne: alcuni mesi fa infatti sono state applicate misure cautelari nei confronti di alcuni poliziotti e funzionari della questura di corso Verona poiché gli agenti fornivano permessi di soggiorno e acceleravano le pratiche in cambio di favori sessuali. 

Per ottenere i documenti in tempi accettabili e senza avere problemi le persone si sono trovate costrette anche a fornire denaro a poliziotti e funzionari. Risulta come l’abuso è stato possibile grazie alla struttura del sistema amministrativo volto all’erogazione dei permessi.

Vi è un’impunità totale da parte delle forze dell’ordine volto a consolidare il potere patriarcale e bianco attraverso il ricatto del permesso di soggiorno. La possibilità di ottenere i documenti diventa uno strumento di controllo e oppressione che colpisce i corpi delle donne razzializzate e delle persone migranti, mirando a renderli vulnerabili con ogni mezzo possibile e privandoli della dignità personale.

Ad Atene lo scorso 21 ottobre vi è stato un corteo molto partecipato a seguito dello stupro a Omonia e espressioni di solidarietà in tutto il paese attraverso assemblee, striscioni e azioni. Di fronte al nuovo governo emerge più che mai la necessità di contrastare l’ invisibilizzazione della violenza patriarcale e della polizia. 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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