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Roma, 3000 persone in piazza contro confini e sfruttamento dei migranti sul lavoro

La questione non riguarda meramente il rapporto tra datori di lavoro e braccianti, ma tocca il tema dei diritti civili di questi ultimi, a partire dal ricatto costituito dal sistema dei permessi di soggiorno e quindi della Bossi-Fini; discute delle politiche belliche che creano le condizioni di ingenti migrazioni dovute alla devastazione di intere aree geografiche, guerre funzionali allo sfruttamento dei migranti una volta che questi hanno raggiunto le nostre coste; si intreccia con tante altre lotte in corso nel nostro paese, che muovono i loro NO a partire dagli stessi dispositivi di sfruttamento.

Slogan cantato dai lavoratori durante tutto il corteo è l’ormai classico “We need yes!” che accompagna le mobilitazioni dei braccianti, emerso con forza anche durante pratiche radicali di lotta come quelle della scorsa estate che videro il blocco dei camion che distribuiscono i pomodori raccolti con fatica dai lavoratori.

Un sì che è quello che va detto alle richieste di regolarizzazione immediata dei lavoratori, anche se senza permesso di soggiorno, che va detto all’ipotesi di abolire i ghetti, le tendopoli che ospitano i migranti e dove prospera lo sfruttamento dei caporali, che va detto all’idea di bloccare le deportazioni, di chiudere gli hotspots dove sempre più sono i casi di tortura sui migranti che arrivano in Italia cercando un futuro migliore.

A sostenere i braccianti, arrivati a centinaia con diversi pullman dalla Puglia, dalla Campania e dalla Calabria, c’erano infatti tanti altri uomini e donne che hanno riconosciuto come propria la battaglia condotta dai lavoratori delle campagne.

C’erano tantissimi occupanti e inquilini resistenti agli sfratti giunti a Roma soprattutto dalle occupazioni della capitale ma anche da città quali Bologna, Firenze, Napoli:

C’erano tanti facchini in lotta soprattutto nelle aziende del nord del paese, facchini quasi sempre migranti come i lavoratori delle campagne e che conoscono bene anch’essi il ricatto costituito dagli impedimenti alla libera mobilità, che vuol dire a catena bassi salari, sfruttamento del lavoro, mancato riconoscimenti di diritti di cittadinanza:

C’erano tanti studenti e studentesse delle scuole e delle università romane che hanno legato la loro partecipazione al corteo alle dinamiche di più ampio respiro che riguardano la battaglia per il No al referendum costituzionale e al governo Renzi:

C’eranole voci di tante realtà sociali contro lo Sblocca Italia, il JobsAct, e in generale le politiche del governo Renzi che da Napoli a Taranto hanno raggiunto Roma:

Durante il percorso del corteo è stata più volte espressa solidarietà a tutti i colpiti a vario titolo dalla repressione nelle scorse settimane: da Paolo di Vetta a Luca Fagiano accusati di essere “socialmente pericolosi” e costretti alla limitazione della loro atitvità politica sul terreno del diritto all’abitare, ai compagni arrestati durante la mobilitazione antifascista alla Magliana della scorsa settimana. In piazza anche tanti uomini e donne curde che erano in piazza San Giovanni in presidio contro la brutalità del regime di Erdogan e che si sono poi mossi in corteo insieme ai lavoratori e ai solidali.

Il corteo è sfilato da piazza San Giovanni fino a piazza dell’Esquilino, mentre contemporaneamente una delegazione composta da alcuni militanti di Campagne in Lotta si è recata al ministero dell’Interno dove si era riusciti nelle ore precedenti al corteo ad ottenere un incontro dove si sarebbero sollevati i temi intorno ai quali si stava manifestando.

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Ovviamente il ministero ha evitato un incontro con un decisore politico di alto livello, promuovendo un incontro pressochè tecnico che comunque, se non ha raggiunto risultati importanti, ha permesso un primo momento di riconoscimento delle istanze portate avanti dalla lotta negli ultimi anni. A confrontarsi con la delegazione è stato il capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Mario Morcone, che aveva giusto qualche giorno fa definito “cretinate” le rivelazioni di Amnesty International sulle torture negli hotspot.

A dicembre dovrebbero essere istituite delle linee-guida sulla protezione internazionale di lavoratori migranti, mentre sembra sia stata compresa la necessità di dare la residenza e regolarizzare chiunque lavori sul territorio per evitare che questa mancanza determini una situazione di sfruttamento.

Per un commento più complessivo rimandiamo comunque alle parole di Irene di Campagne in Lotta sull’incontro:

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Il corteo si è concluso con una assemblea in piazza dell’Esquilino dove oltre ad essere stati riportati gli esiti dell’incontro, hanno potuto prendere parola le varie realtà giunte a Roma a portare solidarietà alla lotta dei lavoratori agricoli: una lotta che vedrà nelle prossime settimane nuovi momenti di mobilitazione, a partire dalla presenza alla manifestazione nazionale per il No al referendum e contro il governo Renzi del 27 Novembre.

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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