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A Santa Maria Capua Vetere corteo a sostegno dei migranti

Oltre 300 antirazzisti hanno manifestato stamane davanti alla Caserma “Andolfato” di Santa Maria Capua Vetere, luogo in cui sono stati trasferiti oltre 900 maghrebini sbarcati a Lampedusa.  Un’assurda detenzione al limite del “sequestro di persona”, visto che il CAI (Centro di accoglienza e di identificazione) è l’ennesimo mostro giuridico che non esiste nella normativa italiana, già razzista di suo. Non è formalmente un CIE (e del resto queste persone non sono destinatarie di un provvedimento di espulsione, ma, secondo lo stesso decreto del governo, dovrebbero ricevere un permesso seppur temporaneo), non è un centro di accoglienza, non è un “CARA” (per richiedenti asilo), sono abbondantemente trascorsi i tempi del fermo di polizia. Insomma un vero e proprio Lager. Inizialmente i manifestanti hanno messo in piedi un presidio comunicativo davanti l’ingresso principale della caserma.  E poi seguito un blocco stradale dal quale si è formato un corteo intorno al perimetro della Caserma. Arrivati nel punto più vicino alle tende in cui alloggiano gli immigrati hanno lanciato all’interno del campo delle palline con messaggi di solidarietà: “Libertà”, “Benvenuti” ecc. Un lancio che è stato accompagnato dall’esplosione di diversi petardi e fumogeni.  Dopo pochissimo minuti i migranti hanno risposto lanciando oggetti (cappellini, cuscini ecc.) con messaggi di aiuto e arrampicandosi su dei pali, cosa che ha permesso loro di vedere i manifestanti che si trovavano all’esterno della Caserma.  Si è poi continuato il blocco stradale.

Una mobilitazione, quella di oggi, che rivendica il rilascio immediato e il diritto ai documenti per tutti (un permesso vero, perchè quello previsto dal decreto consegna tutte queste persone alla clandestinità tra pochi mesi), il diritto a un accoglienza degna per profughi e migranti. Ma soprattutto il rifiuto assoluto dell’ipotesi che la Caserma Andolfato che rischi di diventare il primo CIE in Campania, un’ipotesi questa che va immediatamente rifiutata.

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