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L’idiotismo filo-atlantico delle elites europee

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La corsa all’elmetto delle elites europee dimostra come anni di pensiero unico neoliberale hanno ridotto ogni capacità di sguardo indipendente, non importa se le economie dei paesi UE cadranno a pezzi, non interessa se l’invio di armi (e mercenari camuffati?) ci trasformi in dei cobelligeranti de facto, contribuendo a rendere la via negoziale sempre più stretta e rischiando di generare un allargamento del conflitto fino alla guerra totale. Gli interessi degli USA stanno sopra ogni cosa, in una difesa strenua dell’ideologia di un Occidente sempre più senile e incapace di prendere atto del fatto che le proprie miserie corrispondono alle proprie responsabilità.

In un momento in cui persino il più cinico pensatore borghese europeo comprenderebbe che nulla si ha da guadagnare da questa guerra e persino la Russia non ha alcun interesse ad impedire che l’Ucraina entri in Unione Europea, come ha dimostrato a più riprese, politici, giornalisti ed elites puntano ad aumentare continuamente la posta in gioco, non si capisce a che scopo, se non nella speranza che la Federazione imploda, auspicando di consumare la loro parte di bottino in questa eventualità. E’ un gioco estremamente rischioso, una scommessa idiota, di cui a godere saranno solamente gli Stati Uniti e il loro tentativo disperato di mantenere in piedi l’egemonia a stelle e strisce ad ogni costo.

Tutti stanno correndo volentieri a mettersi l’elmetto, e l’attrezzatura ideologica per costruire il consenso sociale intorno all’idea orwelliana che “la guerra è pace” è già all’opera tra la montante russofobia dal sapore maccartista e il richiamo alla battaglia per la libertà, quella occidentale e capitalista naturalmente.

Ad arruolarsi tra le fila degli “atlantisti ad ogni costo” ci sono anche quelli che fino a poco tempo fa si spartivano pane e companatico con Putin e la sua gang di oligarchi. Ma se lo Zio Sam richiama all’ordine allora si smette di giocare e sono tutti pronti a rispondere “sissignore”.

E’ la seconda volta nel giro di dieci anni che una crisi economica globale ci viene scaricata addosso dall’altra parte dell’Atlantico, sconquassando violentemente le società europee, facendone terreno di predazione per multinazionali e capitani di ventura. Questa volta non si tratta “solo” di bruciare capitali, abbassare il costo del lavoro, rendere gli europei docili e ubbidienti, siamo di fronte alla distruzione fisica di corpi, alla devastazione totale di territori, e gli imbelli che ci governano lavorano perchè la scala del conflitto di esasperi.

Eccoci qui, ma quale Europa? Al limite il prolungamento strategico di un impero in affanno che è disposto a tutto per non concedere nulla a nessuno. Non si tratta della difesa della nostra libertà, si tratta della difesa della loro egemonia, di cui la NATO è il braccio armato puntato sulle nostre teste.

Cosa faranno tutti questi “Yes man”, riluttanti o meno, quando scoppierà una crisi sociale di proporzioni enormi, sempre che a raggiungerci non sia la guerra aperta? L’ipocrita superiorità occidentale ci farà assaggiare la sua dose di democrazia a base di manganelli e lacrimogeni?

L’unica via per la pace sarebbe riconoscere che il primato occidentale è al tramonto, che le sfide che abbiamo davanti, a partire dalla crisi climatica, richiedono nuove forme di cooperazione tra i popoli, che un’epoca sta finendo e può chiudersi nel sangue e nella distruzione, o può essere l’alba di qualcosa di nuovo. Ma questa consapevolezza non arriverà mai da chi è nato, cresciuto ed addestrato a perseguire gli interessi egemonici della massima potenza occidentale, solo i popoli, solo chi ritiene insopportabile il presente ed un incubo il futuro che ci presentano, può tentare di imporre questa trasformazione. Abbiamo tutto da perdere da questa guerra, tutto da conquistarci nell’impedire che vada avanti.

 

 

 

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