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Il buco, il mostro, l’Expo

Alla fine è arrivata la vendetta dell’expo contro chi ha provato a rovinargli la passerella in quel burrascoso primo maggio.

Un’operazione di distrazione di massa, tutta politica, se si pensa che le indagini secondo gli atti processuali sono terminate a luglio ma gli arresti preventivi arrivano solo ieri (si vede che le esigenze cautelari che dovrebbero giustificare l’arresto in attesa di processo erano attenuate dalla calura estiva per la procura milanese in vena di trasferte). Una sorta di jolly, un asso nella manica di Expo da calare al momento giusto dopo che sulla grande fiera del food è calato il sipario. E il momento giusto era ieri, proprio nel giorno in cui uscivano le prime indiscrezioni sul buco nei conti dell’evento: 400 milioni di euro. Cifre leggermente in contrasto coi toni epici del premier Renzi che ha dichiarato a qualche giorno della chiusura, che l’Expo “ci ha restituito l’orgoglio di compiere l’impresa”. Il gusto dell’impresa a noi sembra che non l’avessero mai perso. L’impresa di aver talmente umiliato una generazione da essere riusciti a metterla al lavoro gratis, l’impresa di aver venduto come cibo per la vita un evento di paccottiglia, l’impresa di continuare a far costruire opere utili solo ai loro amici coi soldi di tutti.

La legalità, concetto a geometria variabile che il potere si sforza in tutti i modi di farci identificare con quello di giustizia, si dilata e si comprime secondo le esigenze della macchina dell’Expo. E allora moratoria sulle indagini quanto agli appalti truccati per non turbare il grande evento e nuocere all’immagine dell’Italia. E allora arresto “dei black-bloc” a evento finito e riflettori spenti, quando si tratta di fare i conti al di là della retorica sull’Italia che riparte. Una manna del cielo, accolta in maniera entusiasticamente bipartisan da Salvini ad Alfano passando per il PD. “Bene” commenta il segretario della lega invocando più galera, “bellissima giornata per lo Stato” risponde il Ministro dell’interno, “grazie alla magistratura” controbatte il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.

Le facce dei compagni, sbattute in prima pagina da tutti i media on-line, a grottesca copertura delle bugie di lorsignori. Dei loro furti, della loro bruttezza, delle loro infami responsabilità nel disastro in cui viviamo.

Il primo maggio abbiamo provato a mettere in crisi quell’Expo a cui dovrebbe imperativamente somigliare l’Italia in qualche anno. Ci abbiamo provato e ci riproveremo perché sappiamo che la tragedia è tutti i giorni in cui succede nulla.

Quel primo maggio c’eravamo tutti, libertà per i compagni!

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