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Fine di un ciclo (?)

L’annuncio fatto dalla Cgil di Bologna – l’intenzione di non sfilare insieme a Cisl e Uil il prossimo 1° maggio – è un segnale interessante. Dopo anni di mantra ossessivo sull’ “unità sindacale” – retorica che velava il dato di fatto di un ‘unità invero tutta padronale – questo gesto può forse riaprire qualche sana contraddizione dentro le larghe intese sindacati confederali-Confindustria aperte dagli accordi del ’93. Intese oggi messe in discussione proprio dalla compagine padronale e da una Cisl e una Uil ormai compiutamente adagiate nel ruolo di sindacati aziendali.

Non crediamo certo che questa scelta sollevi chissà quale nuovo vento di rivolta – avremmo bisogno una piazza Tahrir italiana per questo – certo però la stessa scadenza del 6 maggio – debole e tardiva – potrebbe uscirne rafforzata e riassumere i connotati di una scadenza più autenticamente politica, come dire: non solo contro Berlusconi ma anche contro Marchionne e i tanti suoi replicanti di grandi e piccole dimensioni che ci avvelenano la vita.

Non sappiamo se questa decisione verrà ripresa e fatta propria dalla Confederazione tutta. Voci dicono che una volta assunta una decisione del genere a livello regionale (in una regione come l’Emilia Romagna), l’effetto a cascata sarebbe scontato. Non ne siamo sicuri. Le uscite pubbliche del gruppo dirigente nazionale, misurate e più caute di un conclave vaticano, sembrerebbero fino ad ora confermare il vecchio adagio: sciopero unitario il 1° maggio e, cosa ancor più grave e strutturale, apertura al «contratto leggero» e alla contrattazione di secondo livello, lusso che solo un numero ristrettissimo di lavoratori riesce ad ottenere.

La strada, insomma, è ancora ben lunga e in salita. Ma nella palude nostrana, impantanati tra Rubygate e trasformismi di ogni natura, il più piccolo gesto in grado di incrinare la riproduzione di equilibrismi di governo della pace sociale dev’essere salutato con favore.

La fine della tanto sbandierata “unità sindacale” ci auguriamo possa aprire scenari diversi e nuovi. Acuirne e allargarne la portata (il fumogeno che mise in fuga Bonanni a Torino ad inizio autunno ne fu felice intuizione) dovrebbe oggi diventare compito di tutte le forze sociali. Impegno che dovrebbe essere profuso anche dalle diverse sigle del sindacalismo di base e dagli altri soggetti in movimento. Nella consapevolezza che percorsi di questo tipo vadano preparati, intensificati e portati ad un livello capace di incidere realmente nelle relazioni sociali. Dando ognuno il proprio contributo. Perché ne abbiamo tutti da guadagnare…

 

redazione Infoaut

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