InfoAut

Cancellare Renzi

Per analizzare l’esito del referendum con lo sguardo a quello che verrà non possiamo non partire dall’assunzione che con la sconfitta di Renzi crolla – speriamo per sempre! – l’opzione politica dei modelli che hanno ispirato il fu-premier: i Blair, i Clinton, gli Schroeder che tra i venti e i quindici anni fa diedero via alla sinistra della “terza via”.

Quella sinistra, fondata sulla base dell’adorazione del suo nuovo dio, ovvero il mercato, e testimone storica del crollo del socialismo in seguito alla fine della Guerra Fredda, si gettò totalmente nelle braccia grondanti di sangue del neoliberismo reaganiano, divenendone in poco tempo una versione migliorata.

Questo upgrade fu dovuto al fatto che alla durezza dello sfruttamento deregolato, si poteva contemporaneamente anche assicurare il sostegno alla stabilità sociale di milioni di elettori fidelizzati in tempi storici differenti. Eppure oggi, nel giro di pochi mesi, gli ultimi suoi esponenti sono stati travolti dal progredire di quella stessa storia a cui avevano abdicato; prima di Renzi, anche Killary Clinton e Hollande hanno dovuto infatti farsi da parte.

Lo stesso Renzi, che tenta in queste ore un ritorno in cattedra, non potrà farlo senza modificare almeno in parte la sua comunicazione pubblica. Presentarsi come il garante della stabilità dello sfruttamento, per quanto mascherandosi dietro false retoriche del cambiamento, non ha pagato e non potrà pagare neanche nel prossimo futuro.

La vittoria del No, la sua rilevanza numerica e politica, è infatti pienamente inseribile nella tendenza dell’ondata di protesta che ha travolto le opinioni pubbliche e i corpi elettorali delle democrazie liberali occidentali, come testimoniato prima dalla Brexit e poi dalle elezioni Usa, a partire dalla strutturalità della crisi dei loro processi di riproduzione sociale e sistemica. Proprio per questo, difficilmente verrà recuperato dalle opzioni partitiche, neanche da quelle che più hanno avversato in questi mesi il Partito del Sì in termini di comunicazione pubblica.

Ciò non avverrà proprio perchè queste non possono farlo, a meno di decretare la morte definitiva di un modello di sviluppo che sembra riprodursi sempre più con una lunga agonia e solamente poichè in assenza di un nuovo abbastanza forte da poterlo sfidare. Senza concedere qualcosa, il rifiuto non farà che approfondirsi; ma concedere anche un minimo riduce i profitti cosi tanto da non essere sostenibile.

Fa così sorridere chi si diletta a parlare di “grande esercizio di democrazia” quando si è votato solamente per mettere ulteriormente alla berlina le sue forme odierne! Il voto di domenica non assegna maggioranze o consensi ad alcun partito: esprime soltanto la volontà di ribaltare il tavolo, di urlare “così non si deve andare avanti!”, di respingere anche se senza, per adesso, andare all’attacco.

L’odio diffuso alla retorica renziana e ad un mondo che soltanto il boy scout poteva immaginare così liscio (si Matteo, ti odiavamo tutti così tanto!) non si combina infatti ancora ad una partecipazione diffusa nei conflitti; ma ha agito come un cecchino alla prima occasione di far fuori chi rappresentava il potere. Renzi ha cercato di incarnare un sogno svanito, novello yuppie in un tempo nel quale la stessa possibilità di mettere insieme le parole “giovane” e “rampante” nello stesso contesto suona come una barzelletta, quando sono i voucher e le tutele fintamente crescenti a farla da padrone.

Renzi, in fin dei conti, ha vissuto la sua guida del paese come in una bolla, dove lo stuolo adorante dei suoi leccapiedi lo ha fatto convincere di poter sfidare in maniera arrogante tutto ciò che a quella bolla stava all’esterno: la bolla si è sgonfiata, e ciò che stava fuori ha scandito in coro il suo #ciaone. Gli esiti elettorali di luoghi chiave come Amatrice, Norcia, la Val di Susa, Taranto e il voto complessivo del sud dimostrano che il paese reale, quello che Renzi nei suoi mille giorni ha falcidiato con ogni mezzo necessario, non credono più alle sue bugie e difficilmente cambieranno rotta.

Nemmeno la televisione è riuscita a salvare il Partito del Sì, in un trend che ormai sembra essere quello per il quale più una causa è appoggiata ossessivamente dai media unidirezionali (tv, giornali cartacei)e quindi con il potere di turno, più questa verrà sconfitta. Soltanto le fasce di età più avanzata della popolazione hanno dato la maggioranza a Renzi, chiudendo definitivamente le porte all’era in cui il possesso di alcuni media rendeva quasi automatica la vittoria; mentre i più giovani hanno en passant anche decretato come ridicolo il disperato tentativo finale del Partito del Sì di virare sul gentismo sfrenato su Facebook. La telecrazia è finita, e le campagne mediatiche su tragedie messianiche e bibliche che accompagnerebbero la scelta non suggerita a reti unificate non tengono semplicemente più.

E ora, che si fa? Quello che ci si apre è una sfida decisamente più stimolante rispetto al recente passato; parte dal mantenimento della frattura, di classe, incarnata dal Sì e dal No per cercare di volare ad altitudini maggiori. E’ la sfida che consiste nel dare rappresentazione politica ai milioni di uomini e donne che hanno detto No riconoscendosi in una prospettiva che non è quella di chi aspira a succedere a Renzi, bensì quella di strappare nuovi diritti evitando di mettere sull’altare la propria dignità.

La scommessa vinta del 27 Novembre, perchè di una scommessa vinta si deve parlare visto il risultato delle urne della settimana dopo, dev’essere pronta a trasformarsi in qualcosa di adatto ai tempi a venire; non ci interessano tanto le questioni istituzionali, il governo tecnico o il governo di scopo, poichè entrambe le forme, nella loro differenza, non dovranno fare altro che ricreare delle nuove condizioni di stabilità istituzionale, rassicurando i mercati e la finanza. Ciò che conta a farsi trovare preparati in ogni scenario, essendo in grado di dettare l’agenda e di incidere in maniera forte sul dibattito pubblico a partire dal nostro soggetto di riferimento, che è sempre colui che emerge dalla sua condizione di sfruttamento per provare a trasformare l’esistente suo e quello collettivo.

La battaglia che allora ci si apre davanti è ancora più stimolante e decisiva di quella appena conclusa, perchè ne è logica conseguenza: cancellare Renzi e le sue politiche dalla cartina politica del paese. JobsAct, Sblocca Italia, Piano Casa, Buona Scuola: se queste sono le riforme che più di tutte hanno simboleggiato il renzismo, spingendo fino all’80% dei giovani del nostro paese a votare NO, è il momento di essere conseguenti e prenderci le piazze ogni giorno con l’obiettivo di eliminare il fetore ammorbante che esercitano ogni giorno sulle nostre vite.

L’apertura di un percorso di attacco a queste politiche ci permette di non farci oscurare dalla campagna elettorale in arrivo, che come tutte le campagne elettorali cercherà di parlare sopra le nostre teste cancellando i soggetti su cui si andranno a sperimentare nuove forme di controllo ed impoverimento. Non subire la campagna elettorale è possibile soltanto a partire dall’apertura di un fronte capace di dominarla rappresentando con determinazione l’opposizione al permanere del lascito renziano nel corpus giuridico, confidando nel fatto che ciò possa racchiudere il vasto consenso da parte di chi da anni non votava e che questa volta l’ha fatto unicamente per cacciare via il ducetto fiorentino.

Di fronte abbiamo una composizione giovanile che dai 18 ai 34 anni ha votato No: su questo dobbiamo aprire una riflessione, capace di tenere insieme la forza sempre maggiore delle politiche di disciplinamento agite soprattutto nel comparto della formazione e allo stesso tempo un diffuso rifiuto a sottostare alla gabbia della stabilità che finora ha preso le forme di quel cinismo nichilista di cui abbiamo altre volte parlato. Ma nel farlo dobbiamo riflettere a partire dagli enormi numeri di persone di cui si sta parlando, e iniziare con lucidità a delineare percorsi e forme adeguate di organizzazione, ripartendo dai percorsi conflittuali e dalle lotte che hanno contribuito alla vittoria del No e che possono, devono, osare un nuovo passo in avanti.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Milano: urbanistica, speculazione e stratificazione di classe

Mettiamo per un attimo da parte gli aspetti corruttivi dell’intricata vicenda che vede coinvolti imprenditori, architetti, assessori e dipendenti comunali.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sono dazi nostri

Non c’è altro modo per definire l’incontro tra Ursula von der Leyen e Trump se non patetico.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Ma quale “imperialismo iraniano”?

Per un attimo ci siamo illusi/e che di fronte a fatti di questa portata la priorità fosse quella di capire come opporsi, dal nostro lato di mondo, al caos sistemico che Israele, con l’appoggio degli Stati Uniti, sta portando sulla regione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele-Iran è guerra totale: appunti per orientarci

Domenica 15 giugno 2025.  Com’è noto, nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno, Israele ha massivamente attaccato l’Iran. L’offensiva ha avuto successo colpendo innumerevoli basi scientifiche e militari, portando alla morte di figure chiave dell’establishment politico (capo dello stato maggiore e capo dei pasdaran) nonché di almeno nove scienziati chiave del programma nucleare […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Oltre i Referendum: una sconfitta da capire

Mentre ancora i seggi erano aperti andava in scena il classico psicodramma della “sinistra”. 

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele arma l’Isis a Gaza. Alcune riflessioni sulle forme storiche della resistenza

Non si è prestata sufficiente attenzione ad una notizia che sta circolando negli ultimi giorni da diverse fonti: Israele starebbe fornendo armi ad una banda criminale legata all’Isis all’interno della Striscia di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele, oltre Israele

Ovvero di come dentro la democrazia borghese risieda il seme della barbarie.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Riflessioni critiche sul referendum, per dire 5 SI.

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si terranno 5 referendum abrogativi. Quattro quesiti mirano ad abrogare alcune delle norme introdotte con il “Job Act” di Renzi tra il 2014 e il 2016, mentre il quinto Si servirebbe a dimezzare il periodo necessario all’ottenimento della cittadinanza per coloro non nati in Italia da 10 a 5 anni.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

L’invasione della Striscia di Gaza per continuare il genocidio e imporre il controllo biopolitico

Il piano di invasione della Striscia di Gaza annunciato da Benjamin Netanyahu aggiunge orrore ad orrore. Non ci sono sufficienti parole per descrivere quanto disgusto provochi il piano ideato e approvato dal Gabinetto di Guerra israeliano per l’invasione della Striscia di Gaza. Il piano prevede l’occupazione militare del 90% della striscia e rinchiudere l’intera popolazione […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

La lunga frattura – Un contributo al dibattito su guerra e riarmo

In questi mesi la storia corre veloce, in poco tempo alcuni dei capisaldi su cui si è retto l’ordine mondiale definitivamente consolidatosi dopo il crollo del muro di Berlino stanno vivendo profonde tensioni e ristrutturazioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libertà per Marwan Barghouti e tutti i prigionieri palestinesi

Questo il messaggio di Fadwa per suo marito Marwan Barghouti dopo averlo visto, dimagrito e quasi irriconoscibile, nel video diffuso dal ministro israeliano Ben-Gvir, che ha vigliaccamente minacciato Marwan nella sua cella.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

La truffa del Ponte continua

Alla vigilia della trasmissione del dossier alla Corte dei Conti, annunciata da Salvini come tappa decisiva dopo l’approvazione del CIPESS, denunciamo ancora una volta l’enorme operazione di propaganda e saccheggio che si nasconde dietro la parola “ponte”.

Immagine di copertina per il post
Culture

Diritto all’abitare, diritto alla città

Il tema dell’abitare ha assunto una centralità paragonabile al tema lavoro, nella definizione delle gerarchie sociali e dei destini individuali, dentro le metropoli tardocapitaliste.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Milano: sgombero contro lo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo

Sgombero nella mattinata di giovedì 21 agosto 2025 per lo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo di Milano, esperienza autogestita attiva nel capoluogo lombardo da mezzo secolo esatto.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Assemblea sulle scuole: organizziamoci per liberare le scuole dalla guerra

Partecipa anche tu all’assemblea sulle scuole che si terrà il 6 settembre a Venaus, per organizzare forme di lotta concrete che dalle scuole siano in grado di inceppare la macchina bellica.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Le grandi opere, ovvero i giocattoli di Salvini

Non lo chiamavano “Trinità” ma “bimbominkia” e anche “cialtrone” e “incapace”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia. 10 settembre: il popolo deve organizzarsi al di fuori dei quadri imposti dai sindacati e dai partiti politici

Continuiamo a dare contro del dibattito che sta accompagnando la costruzione della giornata del 10 settembre in Francia contro il piano di austerità del governo.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Calabria: vincere la rassegnazione. Costruire l’alternativa

La Calabria si avvicina a una nuova tornata elettorale e ciò che emerge, senza troppi giri di parole, è l’ennesima prova di quanto poco i principali partiti nazionali tengano davvero a questa terra. In questi giorni assistiamo al solito teatrino: spartizione di poltrone, nomi tirati fuori dal cilindro senza radici, senza sostanza, senza un’idea chiara […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non possiamo permettere che la Grecia diventi il Parco di divertimento dei soldati dell’IDF: i turisti israeliani che scelgono la Grecia devono confrontarsi con le proteste pro Palestina

Mentre continua l’attacco genocida di Israele a Gaza, i turisti israeliani in Grecia quest’estate si trovano ad affrontare una crescente reazione negativa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pensare l’Europa oggi: spazi e soggetti delle lotte in tempo di guerra

Come agiamo dentro questo quadro e che cosa vuol dire opporsi alla guerra e al riarmo in questa situazione?