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Sorveglianza speciale per Giorgio Rossetto No Tav della prima ora

Un nuovo tentativo della questura di Torino di arginare l’agire del movimento No Tav. Sì, di questo stiamo parlando, di una goffa manovra che prova a limitare le libertà di movimento di un altro attivista. Rientro notturno presso la propria dimora, divieto di frequentare pregiudicati, divieto di lasciare il comune di residenza, Bussoleno per un totale di anni 3.

Ma riannodiamo il bandolo della matassa e proviamo a capire la genesi di questo provvedimento. Tutto inizia con la maxi inchiesta del marzo 2022 che porta Giorgio e molti altri No Tav in carcere o bloccati da misure cautelari come gli arresti domiciliari. E’ la famosa inchiesta per associazione sovversiva che prova a depotenziare le fastidiose e continue iniziative di lotta portate avanti in Valsusa e a Torino. Giorgio, storico militante no tav è in questa inchiesta e finisce in carcere. Poco dopo però le cose iniziano a non funzionare. La solidarietà è tanta e il teorema accusatorio della questura, controfirmato dalla procura di Torino inizia a cedere. Nel giro di alcuni mesi le misure cautelari finiscono e con l’inizio del processo quasi tutte le restrizioni imposte spariscono. Nulla rimane di quella che doveva essere (forse nei perversi sogni di qualche questurino) il colpo di grazia al movimento No Tav.

Rendendosi dunque conto del pugno di mosche rimasto tra le loro mani ecco che i solerti uffici della Digos torinese si inventano in modo raffazzonato e affannato la richiesta di sorveglianza speciale. Inizia così una corsa contro il tempo per provare a impedire agibilità e movimento a Giorgio che ormai da mesi, uscito dal carcere, anima presidi, cortei e iniziative in valsusa.
In particolare l’ufficio prova con un copioso dossier a negarne l’agibilità in Bussoleno. Paese centrale per le mobilitazioni dove Giorgio risiede da decenni.
Grazie anche alle udienze e alle capacità della difesa, quello che doveva essere un confino lontano dalla valsusa non è stato. Resta però per lui l’obbligo di rientro notturno dopo le ore 21, il divieto di frequentare in alcuni orari i locali pubblici e le pubbliche riunioni. Il divieto di accompagnarsi a pregiudicati, il ritiro e l’annullamento dei documenti di identità quali patenti di guida o passaporti sostituiti da un libretto rosso da esibire ad ogni eventuale controllo. Ci troviamo comunque di fronte all’ennesima provocazione e limitazione rivolta ad un attivista storico del movimento in un tempo cruciale ed importante.

Oggi Giorgio ha dunque deciso di non abbassare la testa e di continuare a lottare, frequentando le assemblee e partecipando alle iniziative rendendo pubbliche le sue intenzioni e i suoi spostamenti. Attività che per la procura di Torino e la Questura sono criminali e che in valsusa invece sono impegno e valore in difesa dell’ambiente e della terra. Un’altra contraddizione, un’altra lotta, ancora terreno da attraversare a testa alta.

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