
Sentenza Sovrano: lacrime amare per i nemici del movimento No Tav
Nella giornata di ieri è stata depositata la sentenza di primo grado del processo “Sovrano” che ha visto 16 militanti del Centro Sociale Askatasuna, del Movimento No Tav e dello Spazio Popolare Neruda accusati del reato di associazione a delinquere.
da notav.info
Assolti il 31 marzo da tale accusa, a fronte di altre condanne minori legate a reati specifici che hanno colpito alcuni dei 16 e gli altri imputat* convolt* a vario titolo nel procedimento, aspettavamo il deposito della sentenza per poter leggere nero su bianco le motivazioni del Tribunale. Oggi 3 luglio, giornata epica per il Movimento No tav che ricorda una delle più alte giornate di Lotta e Resistenza della valle partigiana, con piacere spendiamo quealche parola in merito, lasciandoci l’opportunità di approfondire ulteriormente nelle prossime settimane.
Un processo, quello denominato “Sovrano”, esito finale di un lungo percorso di criminalizzazione ai danni del Movimento No Tav e delle realtà antagoniste della città di Torino, che ha visto negli ultimi 14 anni centinaia di anni di galera elargiti come se fossero noccioline, misure preventive e custodie cautelari, provvedimenti di Daspo, fogli di via e chi più ne ha, più ne metta. Su questo tema sappiamo bene che molto è stato detto e che in tutto il paese negli anni Torino, con in prima fila la Questura e la Procura locali, è stata definita il maggior “laboratorio di repressione” del paese. Ebbene, nei due anni del processo Sovrano sembrava quasi che polizia giudiziaria e Procura Torinese stessero giocando una partita a sè, una sorta di resa dei conti sostenuta da un atteggiamento di livore e da un teorema offensivo anche per le intelligenze più basilari, ma che sembravano sicuri gli avrebbe permesso di portare a casa un buon risultato.
E invece, la batosta per loro è sonante; a poco è servito che a pochi giorni dalla sentenza la Procuratrice Capo evocasse i fantasmi del terrorismo o che i media main stream, giornali locali e nazionali, televisioni, sindacati di polizia e varie forze politiche invocassero, anzi supplicassero, il Tribunale di condannare duramente le esperienze di lotta.
La realtà stabilita dal tribunale che ha portato all’assoluzione dal reato associativo di tante e tanti compagn* generos* è che in realtà sotto processo sono stati messi il Centro Sociale Askatasuna e il Movimento No Tav, che non esiste nessun nucleo che si è clandestinamente incistato negli anni nelle esperienze di lotta per conseguire fini propri ed altri, che nessuno si è intescato un soldo per profitto personale e che tutti i proventi dai vari eventi sono sempre stati utilizzati per la lotta politica collettiva. E’ stato sancito altresì che nessuna estorsione è stata fatta presso lo spazio popolare Neruda. E’ stato scritto nero su bianco che fare politica per cambiare l’esistente non è reato.
Rispetto alla lotta No Tav valorizziamo come sia emerso che le modalità di lotta e il processo decisionale sono sempre stati condivisi, talvolta dibattuti certo, ma che esiste un patrimonio comune dato dalla lotta pluridecennale e che tutti, dal più giovane al più anziano, dal più antagonista al più moderato, hanno sempre agito per il movimento e mai per finalità altre. Emozionante, leggere riportata nella sentenza una parte significativa della testimonianza di Alberto (Perino), che nonstante fosse già allo stremo delle forze con grade dignità e amore per la nostra lotta, ha spiegato in parole semplici e forti cos’è il Movimento No Tav, quali principi lo guidano, il valore delle persone che ne fanno parte. (Grazie Alberto!)
Che dire, dopo tutti questi anni conosciamo bene il Movimento No Tav ma anche tutti quelli che lo hanno contrastato. Hanno provato a riscriverne la storia così tante volte che ne abbiamo perso il conto, provando ad annacquarne le ragioni, giocando sporco, offendendo la dignità e l’integrità di chi da sempre si batte per esso.
La nostra vittoria non sarà sicuramente quella sancita da un Tribunale che rimane comunque un luogo ostile a chi si batte per un futuro diverso di giustizia sociale ed ambientale, ma concedeteci un sorriso nel pensare ai tanti nemici della libertà che, da Caselli in poi, hanno provato a fermarci e che oggi, leggendo quelle righe, si sentiranno rimandati al posto che gli compete: comparse nefaste in una storia incredibile che i No Tav, Askatasuna e tante compagni e compagni in tutta Italia hanno contribuito a scrivere.
Per questo, ancora una volta e per sempre
Avanti No Tav!

A marzo scorso il Tribunale di Torino faceva cadere il capo di imputazione per associazione a delinquere nei confronti di Askatasuna, Movimento No Tav e Spazio Popolare Neruda a seguito di un lungo e tortuoso processo. Il teorema di Procura e Questura di Torino nelle motivazioni dei giudici viene spacchettato pezzo per pezzo e vengono meno le basi per molti aspetti utilizzati per cercare di dimostrare che ci fosse un gruppo di attivisti incistati in diverse dimensioni di lotta per portare avanti un disegno criminoso con finalità a delinquere.
Un commento a caldo con Dana Lauriola ai microfoni di Radio Blackout
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