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Torino, detenuto sale sul campanile per protesta

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Questa mattina all’alba Fabio Giannone, detenuto che sta scontando a Torino una pena per rapina, è salito sulla cima del campanile della chiesa di via Negarville, nel quartiere di Mirafiori, per protestare contro gli accanimenti giudiziari che sta subendo.

Fabio ha infatti già passato 8 mesi nel carcere di Saluzzo e da 4 si trova ai domiciliari presso la chiesa Santa Lucia, un trasferimento accordatogli per buona condotta. Eppure da più di un anno il giudice gli sta impedendo di poter vedere la figlia di due anni, nonostante nell’ordinanza il permesso gli fosse stato accordato.

Non solo: recentemente ha anche ottenuto un’opportunità di lavoro ma il Tribunale di sorveglianza gli ha respinto il permesso per lavorare, un’imposizione assurda che si aggiunge al fatto che il giudice ora vorrebbe riportarlo in carcere in quanto recidivo impedendogli di scontare la pena ai domiciliari, anche se Fabio dovrebbe godere dei benefici previsti dalla legge per le pene inferiori ai 4 anni.

Contro questi accanimenti questa mattina Fabio ha deciso di ricorrere ad un gesto estremo per portare l’attenzione sul suo caso: intorno alle 6 è salito fino in cima al campanile e lì è rimasto in bilico per due ore minacciando di buttarsi giù se non gli avessero concesso di poter vedere la figlia e esponendo uno striscione che recitava un messaggio molto chiaro, ‘voglio i miei diritti’.

Alla fine la lunga trattativa coi vigili del fuoco e i carabinieri accorsi sul posto l’hanno convinto a scendere in cambio della possbilità di un incontro con il giudice dei minori.

L’augurio è che la protesta di questa mattina possa permettere a Fabio di ottenere quanto chiede (e quanto gli spetterebbe per legge oltre che per i pareri espressi dagli psicologi e dal carcere) contro le inumane imposizioni del tribunale di sorveglianza che si sta accanendo contro il suo caso.

 

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